da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 21 dicembre 2010

Buon Natale (e felice anno nuovo)

Sono stato accusato, l'anno scorso, di auguri troppo frettolosi.
Faccio ammenda dedicando, a tutti coloro che passano di qui, insieme ai miei auguri, la poesia di Natale.
Che si intitola, appunto: Natale

Se questo Natale
non fosse così freddo
e perduto
agli angoli delle strade

Se questo Natale
non avesse buchi
nel cappotto
e la pancia vuota

Se questo Natale
caduto nella neve
potesse far sorridere
non di scherno

se questo Natale
insomma
non avesse un cognome e,
per giunta,
di cognome non facesse -Esposito-
nessuno gli direbbe:
"Vattene via, puzzone!"

lunedì 20 dicembre 2010

E il divertimento?

Gasparri, La Russa e compagnia sono diventati statisti veri.
Non si può più negare: hanno compiuto il salto di qualità.
Lo dimostra il fatto che siano perfino disposti a rinunciare al loro divertimento in nome della Ragion di Stato.
E quindi, a malincuore, sembrano orientati, insieme ad altri degni compari, a rigettare l'appello di Emilio Fede: "Manganellate agli studenti" a fronte di una soluzione molto più pacifica, ancorché noiosa: "Arrestiamoli prima delle manifestazioni."
Con buona pace di un'altra libertà costituzionale, che sancisce il diritto che hanno i cittadini di manifestare pubblicamente il loro pensiero, perfino il loro dissenso.
Con buona pace della Storia e dell'attualità che hanno già visto e vedono provvedimenti analoghi attuati in regime di guerra e di dittatura.
Però loro appartengono allo schieramento che si autodefinisce moderato; di più: il partito dell'amore, ricordate?
E certo che è una fortuna non averli militanti nel partito dell'odio!
Ma forse sono io che faccio confusione.
Forse tutta questa gente è solo "diversamente democratica" e adesso ha finalmente dato prova della sua grande umanità proponendo di rinunciare alla gioia di rompere un po' di teste di operai, pensionati, ricercatori, studenti (come dire: la feccia di oggi e quella di domani), disposta a privarsi di un'indubbia soddisfazione in nome della pace sociale.
A margine una considerazione banale: le nostre leggi democratiche, quelle precedenti, permettono già di punire i responsabili di reati.
Hanno purtroppo il difetto di non dare al potere l'opportunità di eliminare o diminuire il dissenso attraverso la repressione, a meno di non procedere a falsificazioni e depistaggi che non sempre riescono bene.

lunedì 13 dicembre 2010

Fusse che fusse...

Come diceva il grande Nino Manfredi.
Forse questa è davvero la volta buona; se il mercato delle vacche non sortisce gli effetti sperati; se, al di là dello strapotere finanziario e affaristico, esiste un residuo di dignità nei "politici" oggetto e soggetto di interessi vergognosi; se avessero davvero a cuore le sorti e la cultura del Paese....
Mentre scrivo mi sembrano tutte ipotesi non facili al riscontro, eppure ci sono ancora, in Italia, esempi di onestà e rigore inimmaginabili che inducono all'ottimismo; guarda caso, invisi alle lobbies imperanti.
A questo proposito suggerisco a tutti la lettura di "NE VALEVA LA PENA" il libro scritto dal piemme Armando Spataro.
Quest'uomo, che oggi fa parte di quella categoria di magistrati così spesso insultati e vilipesi dal nano e dai suoi sodali, probabilmente risulta loro insopportabile anche per la sua statura.
Da quel che ho letto finora, capisco che al cospetto dei microbi al comando, la figura di Spataro risulti quella di un insopportabile gigante.
Nel libro si parla del processo a Curcio, in cui l'allora giovane pm ha probabilmente messo in gioco, per la prima volta, la sua vita, onorando la sua funzione di servitore dello Stato (allora l'accusa era di essere una "toga nera"); si parla degli attentati, dei terroristi e delle loro vittime; del sequestro di Abu Omar che è storia attuale.
Di tutto questo si racconta con serenità e senza retorica, attraversando fasi cruente e cruciali della nostra Storia in maniera analitica e semplice, tanto priva di enfasi da risultare commovente.
Leggendo, ho visto un'altra Italia, un'Italia neanche tanto lontana che, colpita, ha saputo reagire facendo leva su alcuni uomini di grande caratura, anche ignoti, e su valori che oggi vengono traditi e irrisi.
Credo che quest'Italia ci sia ancora, da qualche parte, magari sotto traccia, anzi, ne sono sicuro, ed è proprio quando riconosco le prove dell'esistenza di uno dei suoi grandi rappresentanti, costantemente messo in discussione da chi non ha mai avuto un atomo della sua forza morale e del suo coraggio, che mi consolo: c'è ancora speranza, e sto dalla parte giusta.
Forse ce la facciamo a cambiare...

domenica 14 novembre 2010

nuovo romanzo

Esce il mio nuovo romanzo.
Il titolo è cambiato; non più RENZO PARODI HA LA FACCIA DI BRONZO ma ILLEGITTIMO SOSPETTO.
La presentazione sarà mercoledì 1 Dicembre alle 18 presso Liberodiscrivere, e Silvio Ferrari mi farà l'onore di battezzarne l'uscita.
Mi faccio gli auguri.

Data questa notizia, per me importante, passo ad alcune considerazioni che non riesco a esimermi dal fare.
Masi. Il direttore sabotatore della RAI.
Ricordate quando era circolata la voce che il programma di Fazio e Saviano, Vieni Via Con Me, sarebbe uscito regolarmente, che quella dei tentativi di boicottaggio era la solita bufala messa in giro dai comunisti piagnoni?
Bene. La prima puntata ha stracciato tutte le più rosee previsioni in termini di ascolto, e Masi che fa?
Tenta di evitare la presenza di Bersani e Fini, alla seconda puntata; poi chiede, in alternativa, che ci siano anche i leader della lega e del PDL, invocando la "par condicio"; una strana par condicio che si otterrebbe con tre esponenti della destra e uno della sinistra; infine, non sapendo più come fare, propone di mettere in concorrenza con la trasmissione la fortunatissima serie di Montalbano, così da ridurre gli ascolti di ambedue i programmi.
Ma, del resto, quelle di Fazio e Saviano erano sciocche lamentele, originate da equivoci, no?
E il direttore della RAI di chi dovrebbe fare gli interessi, se non della RAI medesima?
Altra cosa sono le critiche di Travaglio su Vieni Via Con Me.
Alcune mi paiono campate in aria; quando, per esempio, lascia intendere che Saviano abbia parlato del passato, Falcone e Borsellino, per scarso coraggio rispetto al presente.
Accusare Saviano di scarso coraggio mi pare, francamente, una stupidaggine da invidiosetto.
Uno può parlare di quel che gli pare, basta che non dica fesserie.
Invece credo che valga la pena di ragionare sui possibili sbagli di Falcone, rimarcati da Travaglio, che, nell'identificarli (è ovvio, soggettivamente), dice una cosa semplicissima: che tutti possono sbagliare, perfino eroi di preclara onestà.
Giusto. Quindi può sbagliare Saviano ad accostare critici onesti di Falcone a vergognosi addetti alla "macchina del fango" di cui tanto si parla, così come può sbagliare Travaglio, a non rendersi conto di aggiungere, nel caso specifico, anche involontariamente, un po' di melma alla sovrapproduzione attuale.
Per quanto mi riguarda, sbaglierò, ma a Saviano e a Travaglio mi sento dare la fiducia della buona fede.
Per altri non posso dire altrettanto.

martedì 14 settembre 2010

i pistola più veloci del west.

Ci hanno sparato addosso.
Per ammazzarci.
Ma dato che, come diceva Flaiano, la situazione è grave ma non seria, ci hanno sparato con la pistola, anzi la corvetta, che gli abbiamo gentilmente donato.
Ma ve lo immaginate Silviex Willer che dice al colonnello O' Gheddaf: " Ok, vecchio satanasso, eccoti la mia pistola, fanne buon uso." E quello, di rimando  "Stai tranquillo, Aquila Della Notte In Alcova." La punta e gli spara. 
Altro che western spaghetti!
In realtà, pur tralasciando la tristezza dei vincoli di amicizia che siamo costretti a subire perché apparentano in affari il nostro presidentedelconsiglio a due dittatori, uno dei quali (ex?) terrorista, l'altro già KGB e ora promosso a Dono di Dio sul campo (parola del Bisunto dal Signore, dunque c'è da credergli), in realtà, dicevo, non possiamo fare a meno di notare alcuni fatti.
Fatto 1: Le sei corvette a Gheddafi gliele ha date il governo italiano, a quanto pare, corredate di tecnici e "osservatori" della GDF.
Fatto 2 Gheddafi, poco tempo fa, forse nell'ambito di questo decantato patto di collaborazione di cui si è vantato il nostro governo stesso, ha dichiarato che se l'Europa non lo paga, lui lascia via libera ai clandestini e l'Europa medesima diventerà una colonia africana (mi scappa da ridere perché, con buona pace della politica dei respingimenti, a me la minaccia fa sicuramente molto meno effetto che a Bossi e Maroni e ai duri e puri legaioli, paladini della linea intransigente)
Fatto 3 La corvetta ha sparato ad altezza uomo, contro Italiani, in acque internazionali, e gli italiani "osservatori" a bordo hanno, doverosamente, osservato.
Fatto 4 Senza alcuna giustificazione ufficiale da parte della Libia, è stato il nostro ministro dell'internato che si è premurato di fornire una scusa all'amico colonnello (amico? Ma non è un terùn? E Putin, non è un comunista?) Maroni dixit: "Probabilmente hanno pensato di sparare a un'imbarcazione con a bordo clandestini."
Ah, bé, allora va tutto bene.... è come dichiarare candidamente che abbiamo fornito al killer le armi per uccidere chi ci dà fastidio e, per un deprecabile equivoco, il killer le ha provate su di noi.
Il governo italiano, per sua stessa ammissione, sembra aver escogitato una soluzione ineccepibile per non essere accusato di mancato rispetto dei diritti umani: trasformarsi in mandante autocertificato di (tentati?) omicidi plurimi.
Ed è stato tanto accorto nella sua spasmodica ricerca della sicurezza per i cittadini, da prezzolare un "professionista" efficientissimo,  anche se un po' scarso nella mira (per fortuna). Una specie di Totò Le Mokò  meno divertente.
La morale è la solita domanda: 
Che cosa deve ancora succedere prima che riusciamo a liberarci di questa mandria di ottusi malfattori?
Consideriamo che il prossimo passo potrebbe essere una triplice alleanza, che la Storia potrebbe chiamare  "Il Patto D'Acciaio & Altri Metalli Preziosi & Business Assortito", capeggiata da Be,  Pu & Ghe, un'alleanza che dichiara guerra a tutti i comunisti non allineati del mondo, definiti, per comodità, "Gli Altri".
O non starà già capitando?

giovedì 29 luglio 2010

a proposito

A proposito di quanto ho scritto ieri sulle regole del sistema che dovrebbero essere governate dalla politica; se è vero ciò che è stato riportato oggi come una dichiarazione del ministro del lavoro Sacconi, sembra che egli intenda i contratti nazionali come "una cornice leggera entro la quale le parti gestiscono reciproche flessibilità."
Sarei curioso di vederla la flessibilità reciproca; secondo voi quale ha più probabilità di essere attuata, quella chiesta da Marchionne o quella domandata da Cipputi?
Come dicevo ieri, per una società più equa, il Capitale dovrebbe essere governato dalla Politica, che dovrebbe bilanciare lo svantaggio delle classi sociali più deboli.
Una vertenza presidiata da un ministro del lavoro così è come una partita dell'Inter che gioca contro l' Unione Sportiva Postini Ammogliati over 50, arbitrata da un tizio che, nei primi cinque minuti, fischia ai nerazzurri tre rigori e un'espulsione a favore per falli inesistenti.

mercoledì 28 luglio 2010

Profitto, profittatori e profittati

Marchionne ha ottenuto accordi peggiorativi per i lavoratori di Pomigliano.
Come era prevedibile, l'escalation (o de-escalation, a seconda dell'angolo visuale) non si ferma.
Il capofiat trasferisce importanti produzioni in Serbia, senza dire ne a ne ba preventivi a nessuno.
E, certamente, la "libertà d'impresa" significa anche questo: libertà di perseguire il massimo profitto possibile.
Dice Sergiocachemire che, se si vuole stare sul mercato, bisogna operare scelte dolorose.
Dolorose per chi?
Salta agli occhi di tutti che l'uomo dal maglione d'oro non avrà mai problemi di sopravvivenza, qualunque cosa accada. La stessa cosa non si può dire per i suoi operai.
Facciamo a capirci: da molto tempo ci siamo assuefatti al concetto che questa sia l'unica società possibile; una società dove è il profitto e non la politica a decidere le sorti della maggioranza degli individui.
Se il dio del capitale resta legittimamente il profitto ad ogni costo, è del tutto evidente che si allargherà sempre di più la forbice tra coloro che il profitto lo ottengono e coloro che, nel nome del profitto, vengono sacrificati.
Mi spiego meglio: il problema non è un Marchionne qualunque; il problema sono i Marchionne mondiali che, per tanti che siano, sono infinitamente meno dei Cipputi e di coloro che almeno Cipputi vorrebbero essere.
Se il Capitale, ispirato dalla ricerca del Profitto, dice che non si può far altro che limitare i diritti di una certa classe, che non c'è soluzione differente, ricordiamoci che lo schiavo è, per esso, la soluzione ideale; la meta a cui tendere.
Insomma, il Capitale, quando affama migliaia di lavoratori, non lo fa perché lui deve mangiare; ci dice che non c'è altra soluzione perché lui deve fare profitto.
C'è una bella differenza.
Un'altra cosa: se la tendenza rimane quella per cui ogni imprenditore è assolutamente libero di andare dietro al profitto dovunque, si produrrà, tra non molto, un' èlite di imprenditori che guadagneranno sempre di più in paesi magari diversi dai loro, impoverendo di più e in maggior numero le categorie più deboli nei paesi di origine.
Per fare un esempio pratico, se ogni imprenditore seguisse l'esempio di Marchionne, l'Italia sarebbe un paese di disoccupati, oppure di lavoratori al ribasso, con imprenditori sempre più ricchi.
Un cinico direbbe che così va il mondo, che bisogna adeguarsi.
I0 (e, per fortuna, anche qualcun altro, più in gamba di me) dico che dovrebbe essere la politica a bilanciare situazioni così evidentemente inique, a governare il sistema producendo regole che tengano sempre conto della necessità di difendere i più deboli.

domenica 25 luglio 2010

ciao Germana

Germana se n'è andata.
Non è facile parlare di lei. Non è per niente facile perché, per quanto si possa dire di buono, si dimenticherà di sicuro qualcuna delle sue qualità.
E nessuna parola renderà l'idea di chi fosse.
So che quanti l'hanno conosciuta mi capiscono e so che hanno tutti parole migliori delle mie dentro il loro cuore.
Mi è capitato, anche di recente, di presentarle persone; ognuno, quando le si accostava, rimaneva immediatamente conquistato dalla sua gentilezza e dolcezza, e ammirato per la sua semplicità e il suo talento.
Non c'è mai stata una persona, neanche nell'ambiente a volte ingeneroso del teatro, che mi abbia parlato male di lei.
Germana era curiosa intellettualmente, di tutto. Stava in mezzo ai giovani e ci stava bene, leggeva, studiava, imparava copioni a memoria, si dedicava alle prove dell'ultimo spettacolo che abbiamo fatto insieme, due anni fa, con l'energia e l'entusiasmo di una ragazza.
Germana mi mandava sms e e-mail, navigava su internet; non c'era niente che non capisse o che non volesse capire.
Germana non mi ha mai detto -sono stanca- tranne quando, negli ultimi giorni della sua malattia, mi parlava faticosamente dal letto dell'ospedale.
Ho imparato da lei, sul palcoscenico, e credo mi abbia insegnato qualcosa anche del modo di affrontare la vita.
Mi ha dato consigli, scherzando sulla certezza che non li avrei seguiti.
Non è vero. Di solito non ascolto consigli, ma nel suo e in pochi altri casi ho fatto qualche eccezione, senza pentirmene.
Lei lo sapeva benissimo, e credo ne fosse contenta.
Come attrice era formidabile; ho scritto più di uno spettacolo, pensando a lei per parti importanti, e non ho sbagliato a giudicare dagli applausi a scena aperta che accompagnavano spesso il suo lavoro.
Sul palco sapevi sempre di poter contare su di lei, non solo per la sua memoria e il suo rigore professionale, ma perché la sua intelligenza e la sua forza, uniti a un uso sapiente dell'esperienza, la mettevano in grado di affrontare qualsiasi imprevisto.
Fuori scena era allegra e disponibile a ridere di ogni battuta, a patto che non fosse di cattivo gusto.
Da oggi mi mancherà una donna semplice e colta, un'amica, una collega, una mente attenta e acuta e un cuore aperto e generoso.
Io non ho il dono di una grande fede, ma, in momenti come questo, spero davvero che ci sia un posto dove ci si possa un giorno ritrovare.
Ciao Germana.

mercoledì 14 luglio 2010

polveroni

Polveroni. Non è il fratello maggiore della governatora del Lazio, ma il giudizio del presidentedelconsiglio su quanto sta accadendo rispetto all'ultima banda di delinquenti che tessevano (tessono?) trame eversive (posto che, in questo Stato, siano chiari i ruoli di eversori e eversi).
Comunque sia, se lo dice lui, c'è da crederci. Di P2 e simili è senz'altro competente.
Intanto l'ONU ammonisce l'Italia sulla legge-bavaglio.
Anni fa era stata Amnesty International, se non sbaglio, a intervenire sul G8.
Il mondo deve essere davvero in mano ai comunisti.
Ricordo che, non molto tempo fa, guardavo con stupore e indignazione a quei paesi che ricevevano rimbrotti e sanzioni per motivi analoghi da organizzazioni internazionali.
Mi sembravano (ci sembravano) arretrati e incivili e compativo (compativamo) quei popoli che non avevano ancora raggiunto il nostro grado di democrazia.
Ora che ci siamo dentro, i nostri governanti che hanno (come ripete il disco rotto di Gasparri a ogni nuova indecenza) il mandato degli elettori, fanno spallucce.
L'ONU si faccia gli affari suoi.
Ma allora perché l'Europa è stata presa così sul serio quando ci ha detto che le pensioni tra uomini e donne non andavano discriminate?
Tanto sul serio da adeguare l'anzianità delle dipendenti pubbliche a quella dei maschi e non viceversa.
Tant'è... ci sono campanelli d'allarme che suonano su frequenze diverse.
Anche i cani percepiscono suoni che gli uomini non riescono ad avvertire, però loro non mi paiono sordi al rumore delle cannonate.

sabato 10 luglio 2010

PI quante?

P2; p3; p4, e via discorrendo.
Rispunta la figura inquietante di quel Carboni, faccendiere per eccellenza, già coinvolto e sgusciato via da alcuni dei più torbidi avvenimenti della nostra tormentata storia recente.
Rispunta fuori in Sardegna, accostato al nuovo governatore che ha spodestato Soru.
Neanche il tempo di guardarsi attorno, et voilà, abbiamo lo scandalo eolico.
Rispunta fuori come componente di un "comitato segreto" che cercava di "convincere" i giudici della consulta a non ostacolare il lodo Alfano.
Se è vero, la prima domanda da porci (in tutti i sensi) è: ma che gliene frega a Carboni del lodo Alfano?
E, aggiungo, se Carboni è favorevole al lodo Alfano, ci sono buone possibilità, qualora qualcuno ancora ne dubitasse, che detto lodo sia una pessima cosa, gradita ai delinquenti come, per esempio, la legge sulle intercettazioni, gradita anche essa, guarda caso, a Silvio Primooeultimo.
Allora: Carboni era mischiato con la P2, il nostro presidente pure; il piano Rinascita di don Licio sembra, a rileggerlo oggi, il consuntivo delle operazioni dell'attuale governo.
Due indizi fanno una prova, si diceva. E tre, quattro, cinque, diecimila indizi, suffragati da prove e testimonianze ed evidenze, e mani nel sacco, che cosa fanno?
Ohimé, l'Italia, temo.

mercoledì 7 luglio 2010

Consenso di chi?

Adesso ha contro anche le regioni, comprese alcune di quelle governate dalla destra.
Ma per chi governa questo governo?
Se siamo arrivati all'assurdo di pezzi dello Stato in lotta contro lo Stato, conviene cominciare a chiedersi di chi stia facendo gli interessi il potere centrale, apparentemente sempre più scollato dal resto del Paese.
Vediamo: sicuramente ha il consenso di tutti coloro ai quali danno fastidio le intercettazioni telefoniche; di certo ha il consenso di quelli che mal sopportano regole amministrative o edilizie; di sicuro ha fatto qualcosa per gli evasori che hanno portato i soldi all'estero e per quelli che, come dire, "addomesticano" i bilanci; poi si è speso a favore della FIAT e della sua proposta di fare della fabbrica di Pomigliano una zona franca costituzionale; poi piace a coloro che intendono limitare la libertà di stampa e a quanti ritengono che l'istruzione e la ricerca non siano beni primari per una Nazione, e a quanti amano vivere in un paese dove esista una casta di intoccabili, più o meno come in Francia, prima della rivoluzione epocale che ha tolto i privilegi ai nobili in maniera piuttosto cruenta.
Se rientrate in una di queste categorie, continuate a identificarvi in questo governo, sarà bellissimo vivere un nuovo medioevo.

mercoledì 16 giugno 2010

Pomigliano provincia di Tokio

La cgil è cattiva, secondo il minestro Sacconi.
Certo, è cattiva perché non è disposta a mangiare quella minestra, né a saltare dalla finestra.
Non lei. I Lavoratori.
Si prospetta, a Pomigliano, un accordo con regole giapponesi, per la prima volta in Italia.
Si prospettano limitazioni al diritto di sciopero.
Si prospettano limitazioni alle malattie (sani, guariti o licenziati? Sani, guariti o senza stipendio?)
Si prospettano lesioni ai diritti di una parte di Lavoratori di questo Paese che si vogliono, dichiaratamente, estendere a tutti. E' un inizio
C'è la crisi.
Siccome c'è la crisi, i Lavoratori afferrano quello che possono, piuttosto che niente.
Forse questo principio, quello di adattarsi al ribasso, è uno dei motivi che hanno portato alla crisi.
Forse chi accetta un accordo del genere non si è ancora reso conto del fatto che bisogna tracciare dei confini, dei limiti, non solo in Italia, ma nel mondo, a questo sistema; il sistema che sta implodendo perché è basato su un'economia velleitaria e artefatta e che arricchisce, da anni, i pochi, sulle disgrazie dei molti.
Dovremmo fare tutti un passo indietro.
Ciascuno per quanto può; chi è già arrivato all'angolo altri passi indietro non se li può permettere, per sé e per i suoi figli.
Tra questi politici così disposti ad evocare la crisi per il pane sottratto agli operai, ci sono anche gli stessi che, alla proposta di limitare le loro laute prebende in tempo di crisi, rispondono: "Ma io ho il mutuo da pagare."
Dice bene Bersani: "Io so quanto costa la crisi a un bidello, ma nessuno mi ha ancora spiegato quanto costa a Berlusconi."
Aggiungo che, in un Paese appena normale, se un bidello paga 1 alla crisi, chi ha un patrimonio di un milione di volte superiore non dovrebbe pagare meno di un milione.
Intanto, meniamocelo con le intercettazioni.

martedì 4 maggio 2010

povero Antonio!

«Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l'annullamento del contratto».
Capito? Può darsi che lui, di quei novecentomila euro elargiti non ne sapesse nulla, poverino!
Del resto, sono cose che accadono tutti i giorni.
Io, l'altra sera, mi sono trovato un milione e mezzo di euro in tasca e non so ancora come ci sia finito.
Chiederò a mia moglie.
Forse era il resto del giornalaio.
Povero Cornacchione! Ma anche povero Crozza, povero Guzzanti (Corrado), povero Marcoré, e povero Vauro, e poveri tutti quelli che campano e prosperano con la satira. Chi di loro potrà mai fare la caricatura di una realtà del genere?
Giusto per tentare qualcosa di più credibile, sul piano difensivo, suggerirei all'ex ministro Scajola una frase del tipo: "Io ero ministro dello sviluppo economico. Ho cominciato dal mio, che c'è di male?" Cazzata per cazzata, questa mi sembra più logica.
Finito di sghignazzare, però, viene da piangere.
Al pensiero che una balla del genere è considerata, evidentemente, una via di uscita e che, quindi, di vie d'uscita migliori non ne esistono.
Al pensiero che Scajola è lo stesso già dimissionato quanto diede del "coglione" a Marco Biagi, che ebbe "il torto" di farsi uccidere dalle BR, evidentemente con l'unico scopo di mettere in difficoltà il governo.
Al pensiero che all'arroganza di Scajola, l'uomo forte del G8 di Genova, è stata affidata la pessima riproposizione dello sviluppo nucleare in Italia; chissà a chi avrebbe assegnato la costruzione delle centrali e quanta sicurezza sarebbe stata sacrificata nel vortice delle tangenti.
Al pensiero che, oltre a lui, di questa politica fa parte un Gasparri che propone un'interrogazione parlamentare per la partita di calcio Inter-Lazio e un La Russa che gli risponde.
Al pensiero che il presidentedelconsiglio, che tira fuori il peggio dal paese per poi sdoganarlo e nobilitarlo, sostenga ancora adesso di godere del consenso più alto mai tributato ad un uomo politico.
Al pensiero che la maggioranza degli italiani sembra ancora formata di ammalati che adorano la loro malattia.
Attendo notizie sulla moralità delle sorelle Papa, volete che non salti fuori che, con quel cognome, come minimo, fanno parte di un complotto catto-comunista?

venerdì 23 aprile 2010

slogan

Non serve.
Lo so che non serve.
Pure non riesco ad arrendermi all'evidenza della totale indifferenza di fronte a fatti e parole che, venti anni fa, avrebbero provocato almeno indignazione collettiva.
E' per questo che, anche con la sensazione di agitarmi nel vuoto, insisto a rilevare le enormità ormai accettate.
In fin dei conti, può darsi che qualcuno passi di qui, prima o poi.
Può darsi che qualcuno legga, rifletta e condivida.
Ricordate -Yes, we can-? Una grande frase per un grande candidato.
Qualcuno, da noi, si è montato la testa.
Ho sentito uno slogan pronunciato da Della Vedova (credo sia uno dei fedeli Finiani), che mi è parso farina del sacco condiviso da quelli che adesso sembrano i rivoluzionari del PDL.
Si devono essere sforzati.
Un concetto forte, espresso con la massima sintesi, una roba che deve rimanere impressa.
Lo slogan è: più welfare e meno pensioni.
E' un peccato che, a prima vista, sembri una minchiata.
Ma se uno ci riflette, una proposta del genere che cosa significa in una plausibile applicazione pratica?
Che i pensionati subiranno ulteriori decurtazioni, però saranno potenziate le mense dei poveri?
Che, con i soldi sottratti alle pensioni, i comuni potranno pagare l'ovvio incremento dei funerali agli incrementati defunti meno abbienti?
E' certo che meno pensioni provocherebbero giocoforza un maggiore ricorso al welfare; dobbiamo quindi pensare che i nostri rivoluzionari neri preferiscano l'umiliante assistenzialismo a una dignitosa autosufficienza?
Del resto, Tremonti e la sua social card sono un esempio ante litteram di questa nuova e brillante tendenza.
Più welfare e meno pensioni.
Se questa è la progettualità politica della destra più liberale, siamo messi bene, ma bene per davvero; un bambino saprebbe fare meglio, vuoi che non ci riesca l'opposizione?
Scusate.
A volte l'entusiasmo per le loro minchiate mi fa perdere di vista il livello del consenso con cui vengono accolte in questo paese .

venerdì 16 aprile 2010

io sto con Emergency

Ieri sera ho sentito, ad Anno Zero, discorsi da fa accapponare la pelle.
Un americano da operetta, sorvolando sulle centinaia, forse migliaia di bambini e civili innocenti salvati dai medici di Emergency, sosteneva che è sbagliato curare i terroristi feriti, perché così poi tornano a combattere e si prolungano le guerre (Ippocrate si rivolta nella tomba); il nostro ministro buttafuori, livido, lanciava ululati e sbavava all'indirizzo di Gino Strada, lasciando intendere che la posizione del medico e della sua associazione potesse essere quella di fiancheggiatori del terrorismo (naturalmente, dopo aver asserito di riconoscere quanto di buono Emergency ha fatto nel mondo), infarcendo, nel contempo, di condizionali e dubitativi la presunzione di innocenza dei nostri connazionali sequestrati .
Ho provato e provo tutt'ora un moto di nausea; come sempre, più che per quella gente, per tutti quelli che li sostengono e li acclamano.
A margine noto che, in provincia di Brescia, alcuni genitori non solo hanno difeso il sindaco di Adro quando ha deciso che i bambini figli di chi non pagava la retta non avrebbero avuto diritto alla mensa scolastica, ma sono addirittura insorti quando un benefattore ha deciso di accollarsi le spese perché i bambini incolpevoli non fossero discriminati.
La cosa curiosa è che sono sicuro che Gino Strada soccorrerebbe Luttwak se gli scoppiasse una mina sotto il culo, pur sapendo che, il giorno dopo, il cinico (eufemismo) politologo (eufemismo) lo accuserebbe di salvare i Talebani.
E, per quanto mi riguarda, se Cota, La Russa, Berlusconi, Brunetta, Bondi, Bossi, e resto della masnada, ridotti in miseria, avessero figli piccoli (nel caso di Bossi, avannotti) che domandano cibo, se fosse in mio potere, certo non glielo lesinerei.
Io sto con Emergency e contro questa gentaglia.
Per quanto possa servire.

giovedì 8 aprile 2010

Datemene una buona!

Notizia. Vorrei una buona notizia.
Renzo Bossi è stato eletto; non so quanto guadagnerà, ma so che saranno soldi pubblici, con buona pace della Roma ladrona cara ai legaioli.
Sì, perchè anche mille euro (e saranno molti di più) elargiti da un ente pubblico a un giovanotto che, a guardarne opere ed aspetto, pare la conferma delle più inquietanti teorie del Lombroso, che ha sostenuto tre volte l'esame di maturità (bocciato 2007, bocciato 2008, bocciato al ricorso presentato dal papùn che è la versione nordica del papi, infine promosso con 69) mi paiono un furto ai danni di tutti gli italiani, anzi, furto con scassamento e beffa per tutti quei ragazzi davvero intelligenti, davvero impegnati negli studi, che possono a stento sperare in un posto da precari per una somma spesso inferiore.
Ieri ho sentito Livia Turco dire che è ora di finirla con le accuse alla sinistra di frequentare salotti.
Personalmente, devo dire che tra i salotti e la "cultura popolare" imperante non avrei esitazione.
Se è questo il popolo: la trota, suo padre, borghezio e compagnia berciante, datemi un salotto chiuso a doppia mandata, ci sto anche da solo, eventualmente, con un po' di libri e una finestra e una televisione, perché, ancora adesso, se uno vuole vedere cosa accade davvero, qualche elemento, dai pixel, lo può ricavare.
Per concludere, la solita domanda: ma che popolo è quello che decide di farsi governare da questa ghenga?
Che accetta di affidare l'educazione delle future classi dirigenti alle volontà di un ministro già emigrante, dal nord al sud delle lauree "meno difficili", per riuscire a laurearsi?
Che manda a un vertice politico, che dovrebbe discutere anche di Costituzione, uno sbarbato pluriripetente senza altra qualifica che la (pessima) genealogia?
Che affida riforme determinanti per il Paese a un trust di cervelli impegnato soprattutto a trovare il modo di evitare al capo guai giudiziari?
Qualunque sia la risposta, sia ben chiaro che io con questi qui non ho niente da spartire, se non il Paese dove vivo e che, purtroppo, amo.
Credo che, come me, ce ne siano molti. Stiamo in un salotto molto grande, sperando che si allarghi sempre di più.

domenica 4 aprile 2010

mi correggo

"La Repubblica" di ieri mi ha tratto in inganno.
Oggi scopro che la frase attribuita con virgolettato al Cantalamessa, non parla di "odio verso il papa" ma di "attacco violento".
Bé, non è la stessa cosa.
Si può portare un attacco, più o meno violento, senza necessariamente odiare; magari anche solo per legittima difesa.
In ogni modo, per correttezza, sono costretto a rivedere le mie considerazioni.
I due partiti, evidentemente, non sono così vicini alla copula culturale, siamo ancora ai preliminari

sabato 3 aprile 2010

Ahi ahi...

Raniero Cantalamessa.
In un cartone animato cosa farebbe uno che si chiama così?
Quello che fa per davvero: il predicatore pontificio.
Viene da sorridere.
Però il sorriso che non può fare a meno di spuntare, data la coincidenza, viene immediatamente spento dalle parole del nostro, riportate su "la Repubblica" di questa mattina: "L'odio verso il papa è come l'antisemitismo."
Trattavo solo ieri sera, sul blog, dell'inquietante abbraccio tra il partito dell'amore e quello del paradiso ad ogni costo, partivo da una parola, usata in circostanze analoghe da tutte e due le compagini.
La parola era "complotto". Neanche il tempo di svegliarmi del tutto, ed ecco l'altro caposaldo linguistico usato da tutte e due le fazioni, ugualmente a sproposito: "odio".
La velocità con cui si sta verificando la convergenza lessicale indica la prossimità dei frutti della copula culturale: pavento scomuniche impartite per delega da Bondi o Cicchitto e roghi presidiati da Bertone e La Russa, ambedue danzanti davanti al fuoco, su coreografia di Garrison, mentre Minzolini e Sallusti, che hanno le physique du role, scagliano anatemi.
Musiche, naturalmente, di Apicella, cantate con trasporto da Silvio e Benedetto.

venerdì 2 aprile 2010

Pasqua

Di resurrezione.
Ne avremmo bisogno.
Il papa condanna fermamente gli errori (orrori) dei preti pedofili.
Chi lo accusa dice che, nel passato, il cardinale Ratzinger ha coperto alcuni casi.
Chi lo difende dice che mai come oggi la chiesa ha preso una posizione ferma e dura.
Ferma e dura? Accipicchia, che scossone!
Mi pare che ci sia stato un vescovo reo confesso dello stupro di decine di bambini.
Non dovremo mica temere che per lui le parole del papa siano una punizione eccessiva?
Io credo che per quanto la sua anima possa esserne lacerata, difficilmente si avvicinerà a un miliardesimo del dolore provocato agli innocenti di cui ha abusato.
Si dirà che il compito della chiesa è la misericordia, però mi pare che, ultimamente, anche questo sentimento, in vaticano, sia utilizzato, come dire, "ad personas".
Ma, al di là delle parole che, come sappiamo, oggi hanno significati ondivaghi, dove sono la fermezza e la durezza?
I colpevoli del gravissimo reato di infanzia devastata hanno pagato? Pagheranno? Qualcuno è andato o andrà in galera?
La chiesa del tedesco si rende conto del fatto che essere prete, per un pedofilo, è un'aggravante?
O le parole dure e ferme rischiano di stemperarsi nel concetto che la pedofilia esiste dappertutto?
Credo che il vangelo parlasse di una macina di mulino legata al collo e un tuffo, per chi avesse dato scandalo ai fanciulli.
Non si pretende tanto.
Ma un giudizio e una pena laica per un reato laico mi paiono il minimo.
Invece, da qualche feritoia nelle mura vaticane, filtra perfino la parola "complotto"
Sono un giallista dilettante e faccio due più uno: quel vocabolo l'ho già sentito, spesso e di recente, pronunciato da esponenti del "partito dell'amore"; i pretacci in carriera (specie generalmente molto diversa dai cristiani alla Don Gallo e da tutti quelli che cercano davvero di operare secondo vangelo) hanno appena concluso una fruttuosa campagna elettorale a favore del "partito dell'amore" stesso; Angelino Alfano (un nome una garanzia. Magari da ora in poi lo faranno Cherubino) ha mandato ispettori a fare le pulci a un giudice italiano che si è permesso di esprimere dubbi sul comportamento delle gerarchie ecclesiastiche rispetto ai casi di pedofilia interna di cui esse sono venute a conoscenza.
Non è che il partito dell'amore e quello del paradiso a tutti i costi si sono alleati in un sodalizio che porterà a sbocchi trascendenti?
Del resto, l'uomo che sconfiggerà il cancro in tre anni, già unto dal Signore, già migliore statista degli ultimi centocinquant'anni, sembra ormai pronto per il miracolo, presentandosi come un incrocio tra Vanna Marchi e Otelma in quintessenza; ed ostenta un afflato mistico, propiziato dalle celestiali melodie di Apicella.
E se il prossimo predellino, calcato da Benedetto con bandana e Silvio con pastorale, fosse quello della papa-mobile, da cui annunciare, urbi et orbi, a un seguito sterminato di Maddalene, una santa alleanza per il "partito dell'amore eterno"?
Se così fosse, (inquisizione docet) non solo la resurrezione si allontana di parecchio, ma perfino chi è già risorto rischia di non sentirsi troppo bene.
Il dato positivo è che Lucifero, all'opposizione, potrebbe garantire posizioni più decise rispetto a Bersani.

Auguri a quasi tutti.
(Non specifico l'alfabeto degli esclusi perché, da Alfano a Zaia, sarebbe troppo lungo).
Con l'occasione mi rivolgo ai timidi frequentatori del blog, che ho scoperto esistere.
Lasciate un segno del vostro passaggio, giusto per liberarmi dall'idea di sproloquiare a vuoto, o magari per confermarmi che di sproloqui si tratta.

sabato 20 marzo 2010

vocabolario

Ho scoperto che, da qualche tempo, alcune parole che conoscevo hanno assunto un diverso significato.
Credo quindi che il nostro vocabolario debba tenerne conto.

AMORE: livore che viene manifestato nei confronti della parte avversa, pretendendo di avere a disposizione un numero infinito di guance porte
ARBITRO: dipendente
COMUNISTI: tutti coloro che la pensano diversamente
COSTITUZIONE: sana e robusta, sessualmente attiva, grazie.
DEMOCRAZIA: governo del popolo che adora il capo e le sue manifestazioni
ESCORT: benefit aziendale
GIUSTIZIALISMO: atteggiamento sovversivo di chi esige il rispetto delle regole
INTERCETTAZIONI: strumento del male che rischia di mostrare la verità
MAGISTRATI: termine ambivalente; nell'accezione più comune si traduce con: banda di malfattori al servizio di un complotto; raramente indica funzionari dello Stato che arrestano i comunisti.
LIBERTA': concetto di difficile definizione, si può dire, in fase transitoria, che quella dell'altro finisce dove comincia la mia, tendendo, a regime, ad affermare che quella dell'altro finisce e basta.
ODIO: atteggiamento di chi tenta di sottrarre la propria guancia alle percosse
PROCESSO: termine gergale, volgare e intraducibile.
PROCESSO BREVE: tentativo di sottrarre al termine un po' di volgarità.

Questi sono solo alcuni dei lemmi; altri sono in fase di revisione.
Purtroppo.

mercoledì 10 marzo 2010

4-0

il Milan ha perso 4 a 0 con il Manchester,
Questo fatto provocherà alcune conseguenze.
1 Un decreto che ribalti il risultato in considerazione del fatto che più di undici giocatori del Milan erano presenti sul campo e non hanno potuto conseguire il risultato che spettava loro legittimamente e democraticamente, a causa di alcuni contrasti pretestuosamente portati da uomini le cui casacche rosse indicavano chiaramente l'appartenenza all'esercito del male.
2 Una manifestazione per la democrazia nel calcio, che metta finalmente gli oppositori in condizione di non nuocere e assegni lo scudetto e ogni altro titolo alle forze rossonere del bene.
3 L'introduzione di una nuova regola che prevede la moviola in campo, gestita da Minzolini per fare chiarezza solo nei casi che il presidente ritiene dubbi, così da mostrare al pubblico tutte le malefatte degli arbitri, membri di un complotto comunista per i quali si chiede, con una riforma, la separazione delle carriere e il rigore breve, quello che, qualora assegnato agli avversari, va tirato in un milionesimo di secondo dalla decisione arbitrale, pena la squalifica.

sabato 6 marzo 2010

dimenticavo

Che succederà in una qualsiasi delle prossime elezioni, quando lo spoglio delle schede decreterà un vincitore?
Forse niente se verrà battuta l'opposizione. Ma, in caso contrario, perché non ricorrere a un decreto che permetta di prolungare i termini fino ad "integrare" le urne dei voti necessari a ribaltare l'esito?
C'è davvero ancora qualcuno che pensa che la democrazia non sia ferita, forse mortalmente, da questi satrapi paesani che chiamano le regole "cavilli"?

venerdì 5 marzo 2010

Quanto manca al fondo del barile

Ineffabile paese.
Una democrazia dove i primi a non rispettare le regole sono quelli che devono difenderle, e tutti gli altri seguono a ruota.
Una democrazia?
Spero di diventare vecchio abbastanza da rivederla, la democrazia.
Tralascio commenti su quanto leggo in questi giorni; c'è chi addebita la mancata presentazione delle liste o l'irregolarità delle firme a un complotto della sinistra.
Come se il Tafazzi di giacomiana memoria si martellasse le balle attribuendo alla sinistra la responsabilità dei colpi.
Aspetto di vedere il Milan proseguire, per decreto, una partita oltre i tempi supplementari, finché non segna il goal della vittoria.
Aspetto di vedere un esame all'Università protratto finché lo studente non risponde in modo soddisfacente.
Aspetto di vedere un bando di concorso pubblico che non scade finché i candidato graditi agli esaminatori non avranno prodotto tutti i documenti e conseguito i titoli necessari.
Aspetto di vedere treni e aerei e navi non partire mai perché l'orario è una variabile dipendente.
Il problema è che per quanto mi aspetti il peggio, la realtà che mi sta intorno riesce quasi sempre a superarmi.

giovedì 25 febbraio 2010

Che cos'è

Che cos'è un senatore che balbetta al telefono scusandosi con un malavitoso, il quale lo apostrofa dicendogli: "tu conti come il mio portiere (portinaio), tu sei lo schiavo mio"?
Che cos'è un presidente del consiglio che il giorno successivo alla pubblicazione delle intercettazioni relative alla telefonata, o forse la sera stessa, è così impudico e impudente da sembrare colluso, quando afferma che le intercettazioni violano la riservatezza dei cittadini al punto da configurare uno stato di polizia? E subito dopo è così razzista da affermare che gli stranieri ci invadono.
Ma soprattutto, che cos'è un paese, un popolo, parola così abusata da risultare ormai svuotata di significato, che assorbe tutto questo senza vergogna, senza tentare di frenare la propria caduta, sempre più accelerata, nel baratro in cui vengono seppelliti la sua storia, la sua cultura, la sua dignità, i suoi valori, la democrazia e il futuro?

martedì 16 febbraio 2010

Presentazione 21 Febbraio 2010

Sì, è vero; sono sparito.
Si è trattato però di un ozio apparente.
Intanto, domenica prossima, alle 11, nella sede degli amici della RN Camogli, ci sarà una presentazione del mio libro DI SOLITO I PESCI NON MUOIONO ANNEGATI.
A lato notizie più dettagliate dal sito di LIBERODISCRIVERE.
In secondo luogo, in questo periodo ho cominciato e finito la mia ultima commedia (ultima in ordine di tempo, non gioite a vanvera).
Se essa vedrà anche la luce artificiale di un palco, è tutto da decidere...