da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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venerdì 23 aprile 2010

slogan

Non serve.
Lo so che non serve.
Pure non riesco ad arrendermi all'evidenza della totale indifferenza di fronte a fatti e parole che, venti anni fa, avrebbero provocato almeno indignazione collettiva.
E' per questo che, anche con la sensazione di agitarmi nel vuoto, insisto a rilevare le enormità ormai accettate.
In fin dei conti, può darsi che qualcuno passi di qui, prima o poi.
Può darsi che qualcuno legga, rifletta e condivida.
Ricordate -Yes, we can-? Una grande frase per un grande candidato.
Qualcuno, da noi, si è montato la testa.
Ho sentito uno slogan pronunciato da Della Vedova (credo sia uno dei fedeli Finiani), che mi è parso farina del sacco condiviso da quelli che adesso sembrano i rivoluzionari del PDL.
Si devono essere sforzati.
Un concetto forte, espresso con la massima sintesi, una roba che deve rimanere impressa.
Lo slogan è: più welfare e meno pensioni.
E' un peccato che, a prima vista, sembri una minchiata.
Ma se uno ci riflette, una proposta del genere che cosa significa in una plausibile applicazione pratica?
Che i pensionati subiranno ulteriori decurtazioni, però saranno potenziate le mense dei poveri?
Che, con i soldi sottratti alle pensioni, i comuni potranno pagare l'ovvio incremento dei funerali agli incrementati defunti meno abbienti?
E' certo che meno pensioni provocherebbero giocoforza un maggiore ricorso al welfare; dobbiamo quindi pensare che i nostri rivoluzionari neri preferiscano l'umiliante assistenzialismo a una dignitosa autosufficienza?
Del resto, Tremonti e la sua social card sono un esempio ante litteram di questa nuova e brillante tendenza.
Più welfare e meno pensioni.
Se questa è la progettualità politica della destra più liberale, siamo messi bene, ma bene per davvero; un bambino saprebbe fare meglio, vuoi che non ci riesca l'opposizione?
Scusate.
A volte l'entusiasmo per le loro minchiate mi fa perdere di vista il livello del consenso con cui vengono accolte in questo paese .

venerdì 16 aprile 2010

io sto con Emergency

Ieri sera ho sentito, ad Anno Zero, discorsi da fa accapponare la pelle.
Un americano da operetta, sorvolando sulle centinaia, forse migliaia di bambini e civili innocenti salvati dai medici di Emergency, sosteneva che è sbagliato curare i terroristi feriti, perché così poi tornano a combattere e si prolungano le guerre (Ippocrate si rivolta nella tomba); il nostro ministro buttafuori, livido, lanciava ululati e sbavava all'indirizzo di Gino Strada, lasciando intendere che la posizione del medico e della sua associazione potesse essere quella di fiancheggiatori del terrorismo (naturalmente, dopo aver asserito di riconoscere quanto di buono Emergency ha fatto nel mondo), infarcendo, nel contempo, di condizionali e dubitativi la presunzione di innocenza dei nostri connazionali sequestrati .
Ho provato e provo tutt'ora un moto di nausea; come sempre, più che per quella gente, per tutti quelli che li sostengono e li acclamano.
A margine noto che, in provincia di Brescia, alcuni genitori non solo hanno difeso il sindaco di Adro quando ha deciso che i bambini figli di chi non pagava la retta non avrebbero avuto diritto alla mensa scolastica, ma sono addirittura insorti quando un benefattore ha deciso di accollarsi le spese perché i bambini incolpevoli non fossero discriminati.
La cosa curiosa è che sono sicuro che Gino Strada soccorrerebbe Luttwak se gli scoppiasse una mina sotto il culo, pur sapendo che, il giorno dopo, il cinico (eufemismo) politologo (eufemismo) lo accuserebbe di salvare i Talebani.
E, per quanto mi riguarda, se Cota, La Russa, Berlusconi, Brunetta, Bondi, Bossi, e resto della masnada, ridotti in miseria, avessero figli piccoli (nel caso di Bossi, avannotti) che domandano cibo, se fosse in mio potere, certo non glielo lesinerei.
Io sto con Emergency e contro questa gentaglia.
Per quanto possa servire.

giovedì 8 aprile 2010

Datemene una buona!

Notizia. Vorrei una buona notizia.
Renzo Bossi è stato eletto; non so quanto guadagnerà, ma so che saranno soldi pubblici, con buona pace della Roma ladrona cara ai legaioli.
Sì, perchè anche mille euro (e saranno molti di più) elargiti da un ente pubblico a un giovanotto che, a guardarne opere ed aspetto, pare la conferma delle più inquietanti teorie del Lombroso, che ha sostenuto tre volte l'esame di maturità (bocciato 2007, bocciato 2008, bocciato al ricorso presentato dal papùn che è la versione nordica del papi, infine promosso con 69) mi paiono un furto ai danni di tutti gli italiani, anzi, furto con scassamento e beffa per tutti quei ragazzi davvero intelligenti, davvero impegnati negli studi, che possono a stento sperare in un posto da precari per una somma spesso inferiore.
Ieri ho sentito Livia Turco dire che è ora di finirla con le accuse alla sinistra di frequentare salotti.
Personalmente, devo dire che tra i salotti e la "cultura popolare" imperante non avrei esitazione.
Se è questo il popolo: la trota, suo padre, borghezio e compagnia berciante, datemi un salotto chiuso a doppia mandata, ci sto anche da solo, eventualmente, con un po' di libri e una finestra e una televisione, perché, ancora adesso, se uno vuole vedere cosa accade davvero, qualche elemento, dai pixel, lo può ricavare.
Per concludere, la solita domanda: ma che popolo è quello che decide di farsi governare da questa ghenga?
Che accetta di affidare l'educazione delle future classi dirigenti alle volontà di un ministro già emigrante, dal nord al sud delle lauree "meno difficili", per riuscire a laurearsi?
Che manda a un vertice politico, che dovrebbe discutere anche di Costituzione, uno sbarbato pluriripetente senza altra qualifica che la (pessima) genealogia?
Che affida riforme determinanti per il Paese a un trust di cervelli impegnato soprattutto a trovare il modo di evitare al capo guai giudiziari?
Qualunque sia la risposta, sia ben chiaro che io con questi qui non ho niente da spartire, se non il Paese dove vivo e che, purtroppo, amo.
Credo che, come me, ce ne siano molti. Stiamo in un salotto molto grande, sperando che si allarghi sempre di più.

domenica 4 aprile 2010

mi correggo

"La Repubblica" di ieri mi ha tratto in inganno.
Oggi scopro che la frase attribuita con virgolettato al Cantalamessa, non parla di "odio verso il papa" ma di "attacco violento".
Bé, non è la stessa cosa.
Si può portare un attacco, più o meno violento, senza necessariamente odiare; magari anche solo per legittima difesa.
In ogni modo, per correttezza, sono costretto a rivedere le mie considerazioni.
I due partiti, evidentemente, non sono così vicini alla copula culturale, siamo ancora ai preliminari

sabato 3 aprile 2010

Ahi ahi...

Raniero Cantalamessa.
In un cartone animato cosa farebbe uno che si chiama così?
Quello che fa per davvero: il predicatore pontificio.
Viene da sorridere.
Però il sorriso che non può fare a meno di spuntare, data la coincidenza, viene immediatamente spento dalle parole del nostro, riportate su "la Repubblica" di questa mattina: "L'odio verso il papa è come l'antisemitismo."
Trattavo solo ieri sera, sul blog, dell'inquietante abbraccio tra il partito dell'amore e quello del paradiso ad ogni costo, partivo da una parola, usata in circostanze analoghe da tutte e due le compagini.
La parola era "complotto". Neanche il tempo di svegliarmi del tutto, ed ecco l'altro caposaldo linguistico usato da tutte e due le fazioni, ugualmente a sproposito: "odio".
La velocità con cui si sta verificando la convergenza lessicale indica la prossimità dei frutti della copula culturale: pavento scomuniche impartite per delega da Bondi o Cicchitto e roghi presidiati da Bertone e La Russa, ambedue danzanti davanti al fuoco, su coreografia di Garrison, mentre Minzolini e Sallusti, che hanno le physique du role, scagliano anatemi.
Musiche, naturalmente, di Apicella, cantate con trasporto da Silvio e Benedetto.

venerdì 2 aprile 2010

Pasqua

Di resurrezione.
Ne avremmo bisogno.
Il papa condanna fermamente gli errori (orrori) dei preti pedofili.
Chi lo accusa dice che, nel passato, il cardinale Ratzinger ha coperto alcuni casi.
Chi lo difende dice che mai come oggi la chiesa ha preso una posizione ferma e dura.
Ferma e dura? Accipicchia, che scossone!
Mi pare che ci sia stato un vescovo reo confesso dello stupro di decine di bambini.
Non dovremo mica temere che per lui le parole del papa siano una punizione eccessiva?
Io credo che per quanto la sua anima possa esserne lacerata, difficilmente si avvicinerà a un miliardesimo del dolore provocato agli innocenti di cui ha abusato.
Si dirà che il compito della chiesa è la misericordia, però mi pare che, ultimamente, anche questo sentimento, in vaticano, sia utilizzato, come dire, "ad personas".
Ma, al di là delle parole che, come sappiamo, oggi hanno significati ondivaghi, dove sono la fermezza e la durezza?
I colpevoli del gravissimo reato di infanzia devastata hanno pagato? Pagheranno? Qualcuno è andato o andrà in galera?
La chiesa del tedesco si rende conto del fatto che essere prete, per un pedofilo, è un'aggravante?
O le parole dure e ferme rischiano di stemperarsi nel concetto che la pedofilia esiste dappertutto?
Credo che il vangelo parlasse di una macina di mulino legata al collo e un tuffo, per chi avesse dato scandalo ai fanciulli.
Non si pretende tanto.
Ma un giudizio e una pena laica per un reato laico mi paiono il minimo.
Invece, da qualche feritoia nelle mura vaticane, filtra perfino la parola "complotto"
Sono un giallista dilettante e faccio due più uno: quel vocabolo l'ho già sentito, spesso e di recente, pronunciato da esponenti del "partito dell'amore"; i pretacci in carriera (specie generalmente molto diversa dai cristiani alla Don Gallo e da tutti quelli che cercano davvero di operare secondo vangelo) hanno appena concluso una fruttuosa campagna elettorale a favore del "partito dell'amore" stesso; Angelino Alfano (un nome una garanzia. Magari da ora in poi lo faranno Cherubino) ha mandato ispettori a fare le pulci a un giudice italiano che si è permesso di esprimere dubbi sul comportamento delle gerarchie ecclesiastiche rispetto ai casi di pedofilia interna di cui esse sono venute a conoscenza.
Non è che il partito dell'amore e quello del paradiso a tutti i costi si sono alleati in un sodalizio che porterà a sbocchi trascendenti?
Del resto, l'uomo che sconfiggerà il cancro in tre anni, già unto dal Signore, già migliore statista degli ultimi centocinquant'anni, sembra ormai pronto per il miracolo, presentandosi come un incrocio tra Vanna Marchi e Otelma in quintessenza; ed ostenta un afflato mistico, propiziato dalle celestiali melodie di Apicella.
E se il prossimo predellino, calcato da Benedetto con bandana e Silvio con pastorale, fosse quello della papa-mobile, da cui annunciare, urbi et orbi, a un seguito sterminato di Maddalene, una santa alleanza per il "partito dell'amore eterno"?
Se così fosse, (inquisizione docet) non solo la resurrezione si allontana di parecchio, ma perfino chi è già risorto rischia di non sentirsi troppo bene.
Il dato positivo è che Lucifero, all'opposizione, potrebbe garantire posizioni più decise rispetto a Bersani.

Auguri a quasi tutti.
(Non specifico l'alfabeto degli esclusi perché, da Alfano a Zaia, sarebbe troppo lungo).
Con l'occasione mi rivolgo ai timidi frequentatori del blog, che ho scoperto esistere.
Lasciate un segno del vostro passaggio, giusto per liberarmi dall'idea di sproloquiare a vuoto, o magari per confermarmi che di sproloqui si tratta.