da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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sabato 21 novembre 2015

Parigi- Europa

Ho aspettato un po' per raccogliere le idee.
Ne ho sentite tali e tante su questa banda di assassini che vorrei evitare retorica e impulsività dettati dall'orrore.
Vorrei poter fare qualcosa per contribuire a rendere migliore il nostro mondo, per la parte molto subatomica che mi compete.
E provo a mettere giù alcune riflessioni sparse.
La prima è che nessuno di noi è al sicuro, perché chi aspira alla morte, propria e altrui, sarà sempre facilitato in una sfida all'ultimo sangue; da ciò mi pare consegua che la strada della violenza, forse indispensabile a una difesa nell'immediato, non può essere una strategia vincente a lungo termine, come hanno abbondantemente dimostrato gli interventi occidentali in Iraq, Libia, Pakistan, Afghanistan eccetera, nonché l'abbandono colpevole di molti stati africani a un destino di atroci conflitti.    
Io nutro dubbi sul possibile recupero al dialogo di chi ha dimostrato di saper uccidere, in maniera più o meno efferata, decine di persone innocenti, e temo che saremo costretti per un po' di tempo a esercitare il diritto alla legittima difesa, anche perché costoro sembrano esseri alieni rispetto a noi e al nostro modo di pensare. D'altra parte, riflettendo sulle motivazioni di questi strumenti di morte e sui loro capi, non riesco a concepire che una mente non patologicamente deviata consideri davvero realizzabile l'ipotesi che tutto il mondo possa essere riportato indietro di secoli e che paesi in possesso di una tradizione di libertà e democrazia, stabilizzata nella cultura, possano essere governati da una dittatura spietata più o meno religiosa. 
E allora l'alternativa è quella di un disegno diverso, condotto da burattinai che tengono in mano i soliti fili: denaro, armi, potere.
E alcuni di questi fili sono addirittura mossi in occidente con la vendita delle armi, il commercio del petrolio  e l'utilizzo dei fanatici che combattono guerre non dichiarate per procura.
Mi pare anche che si cerchi, da parte dei terroristi, di farci cadere nella trappola della destabilizzazione, magari spingendo i meno intelligenti o più ingenui di noi a colpevolizzare tutti gli islamici (le vittime più numerose del terrorismo), aumentando così la frattura tra loro e l'occidente, facendo crescere il tasso di disperazione di chi, innocente, si vedrebbe respinto da noi per essere magari accolto da un gruppo di macellai criminali.
Vero è che, al di là dei proclami e delle manifestazioni, un grande aiuto ce lo potrebbero dare i nostri amici musulmani nel momento in cui, come dice Michele Serra, producessero il loro Guido Rossa, denunciassero con coraggio i crimini e i criminali di cui fossero a conoscenza.
Nessuno può pensare che sia facile stroncare il terrorismo dell' IS, soprattutto perché i loro serial killer hanno ampiamente dimostrato di non tenere in alcun conto il rispetto della vita e della cultura; credo tuttavia che la strada giusta per farlo sia la ricerca della composizione dei conflitti in corso, Siria prima di tutti, che dell'aggregazione del sedicente stato islamico è stata ingrediente fondamentale.  Solo una vera unità di intenti verso un'onesta politica di pacificazione, da parte dell'Europa e degli altri paesi civilizzati, può sperare di guarire i bubboni che continuano a spargere marciume in tutto il mondo.

sabato 10 ottobre 2015

exultate, jubilate

Marino se ne è andato.
E' scivolato su una buccia di banana che non avrei mai pensato potesse incontrare sul cammino. La vicenda degli scontrini mi lascia sbigottito, per l'opinione che avevo della persona.
Detto questo, tutto quello che ha fatto di buono, e sottolineo, di buono, è stato avversato da una campagna denigratoria montata contro di lui che non avevo mai visto costruire contro nessun altro.
Per carità, uno che si fa beccare con gli scontrini "sbagliati" in una situazione e in una posizione del genere è più pirla che martire, ma da quando è iniziato il suo mandato e ha cominciato a fare pulizia del marciume ignorato e, ultimamente, attirato dai suoi predecessori, contro di lui si sono scatenati attacchi a palle incatenate, da parte della politica e pure dei media, per una volta uniti nell'individuazione dell'obiettivo.   
Marino non ha governato cercando il consenso? Non ha saputo comunicare? Non è simpatico? Vero, probabilmente.
Ma forse il suo modo di operare non poteva essere diverso se si volevano davvero far scappare i sorci che si muovevano nei sotterranei della città.
E allora, dopo la Panda, i Casamonica, le vacanze, il papa, il giubileo, che hanno scatenato assalti ripetuti e non sempre giustificabili nelle motivazioni e nell'intensità, ieri sera ho sentito Chicco Mentina quasi dispiaciuto che l'assessore Sabella, magistrato di reputazione indiscussa, affermasse di essere stato chiamato alla carica da Marino. "Proprio solo da lui?" Ha cercato di insinuare prima di arrendersi, ricevendo in risposta un inconfondibile sì.  
Comunque sia, Marino ha fatto la sua stupidaggine e doveva immaginare che non gliene avrebbero perdonata una. Di più: posso anche essere d'accordo sul fatto che il suo comportamento nel caso specifico, qualora accertato, costituisca una colpa abbastanza grave per un amministratore pubblico.
Detto ciò, se penso a chi, in questo momento, potrebbe esultare più di tutti, a chi, uscito dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra, a chi potrebbe prendere il suo posto, peggio, molto peggio mi sento.

lunedì 17 agosto 2015

L'OPPORTUNISTA

Venerdì 4 Settembre alle 18, alla libreria Coop di Porto Antico, a Genova, ci sarà la presentazione de L'OPPORTUNISTA, il mio romanzo appena uscito per WLM EDIZIONI.
Sarò molto contento di incontrare i miei lettori.
Il libro è già disponibile su vari siti web e su quello del distributore: http://www.libroco.it/dl/barlocco-giovanni/wlm/9788897382263/l-opportunista/cw573783059884202.html

mercoledì 5 agosto 2015

L'Opportunista

Evviva! 
E' in uscita il mio quinto romanzo: L'OPPORTUNISTA, pubblicato da WLM EDIZIONI http://www.wlmedizioni.altervista.org/joomla/catalogo-libri/16-collana-amando-noir/85-l-opportunista-di-giovanni-barlocco.
Sono, ovviamente, contento. Se lo vorrete leggere potete ordinarlo sul sito dell'editore o in libreria o, prossimamente, nel corso di una presentazione che terrò a Genova.

lunedì 13 luglio 2015

accordo

Dopo questo "accordo" è sempre più difficile avere fiducia nell'Europa.
Intanto: se ancora avessimo dei dubbi, sembra che la Germania decida e gli altri debbano uniformarsi; nella migliore della ipotesi, le Europe sono già due, una dei paesi nordici e una dei paesi sudici o sudditi, del sud, insomma.
Quasi tutti i commentatori e perfino molti economisti hanno rimarcato l'assurdità della durezza delle condizioni imposte alla Grecia e della politica di austerità fin qui perseguita. 
Pur con tutte le loro colpe e le loro mancanze, mi immagino quanto si sentano Europeisti i Greci, in questo momento, ma non solo loro. Questa vicenda ha spazzato via la fiducia nell'unione di tutti quelli che pensano di correre, un giorno o l'altro, il rischio di avere bisogno di solidarietà.
E' un fatto innegabile che la Germania (e alcuni suoi esponenti politici) mal sopporti il governo di sinistra della Grecia e che stia facendo il possibile per eliminare ogni possibile focolaio di dissenso rispetto alla politica europea utile soprattutto ai Tedeschi.
Da adesso in poi, sappiamo tutti che l'Europa con le nazioni meno forti economicamente,(magari solo perché, a turno, più colpite dalla speculazione o dai giudizi negativi delle società di rating), è più matrigna che madre, più punitrice che solidale e, soprattutto, che l'unione non è irreversibile.
E la conoscenza di questa tendenza non può lasciare nessun paese davvero tranquillo.
E tutto ciò a seguito di un'intransigenza che ha portato e porta con sé svantaggi per tutti; alla lunga, perfino per chi l'ha fortemente voluta e messa in pratica.
Se l'Europa politica ha ancora un senso, almeno come traguardo a cui tendere, al di là dei calcoli finanziari che hanno prodotto la moneta unica, sarebbe bene che molti paesi si svegliassero e, davvero uniti, obbligassero gli egoisti arroganti a prendere maggiore coscienza del significato dell'Unione, prima che sia troppo tardi, prima che sparisca definitivamente dalle menti e dai cuori anche questo imperfetto inizio di Europa.

lunedì 6 luglio 2015

europa unita?

Sono sempre stato convinto della bontà della strategia dell'unione delle forze, del gioco di squadra, però, da parecchio tempo, nutro seri dubbi sul fatto che la politica europea sostenga gli stessi valori.
La Grecia è solo l'ultimo degli esempi.
Diamo pure per scontato che molte delle accuse che le rivolgono Junker e soci siano giuste: i conti truccati per entrare in Europa, le riforme di là da venire, l'evasione  (buono, Junker che stigmatizza l'evasione altrui, quando in Lussemburgo la agevolava), la corruzione.
Al netto di tutto questo, però, il problema rappresentato dalla Grecia era piccolo, all'inizio, ed è diventato sempre più grande con il proseguire degli irrigidimenti dei paesi ricchi.
Io non discuto nemmeno sulle colpe, (e la troika ne ha tante!) ma non c'è un motivo al mondo per lasciare quel Paese nella disperazione.
Non esiste che si perda la Grecia dal punto di vista storico, la parola democrazia è nata lì; non esiste che la si perda dal punto di vista sociale, non sono i bambini e i vecchi né, più genericamente, le fasce più deboli della società a dover pagare il prezzo di politiche sconsiderate e della mancanza di solidarietà europea; non esiste che si abbandoni la Grecia dal punto di vista della sicurezza: anche senza contare Alba Dorata, le meravigliose isole Greche, a un passo dalla Turchia, rischiano di diventare un altro "ventre molle" da cui potrebbero passare germi pericolosissimi per il mondo intero, che attecchiscono sempre dove c'è disperazione.
Tra l'altro, sono cinque anni che le ricette della troika spremono il limone greco; non hanno ottenuto risultati, e forse non c'è rimasto altro da spremere. 
Insomma, non c'è una ragione al mondo che non sia l'interesse finanziario dei ricchi, cinico, puro e semplice, che tanti danni ha già fatto e sta facendo nel mondo, per affamare un popolo europeo che si potrebbe e dovrebbe salvare. 
Io sono sempre stato europeista, ma la mia Europa è un'altra, è un'unione politica di Stati che collaborano per l'interesse comune dei Popoli.
Questa Europa del capitale e della finanza, fino ad ora, ha fallito in politica estera, ha fallito con i migranti, ha fallito con la Grecia.
Io resto dell'idea che l'Europa debba essere il nostro condominio, ma forse dovremmo cominciare a liberarci di amministratori troppo interessati ad accrescere il proprio potere e i privilegi dei privilegiati.  

domenica 7 giugno 2015

l'arte della sconfitta

Siamo una regione governata dal Faccione.
La Liguria rossa è stata consegnata nelle mani della destra e questo fatto per me ha dell'incredibile.
Penso ai partigiani, al porto,  al governo Tambroni, alle manifestazioni operaie, a Guido Rossa  e mi vengono i brividi al pensiero che una banda di incapaci, nella migliore delle ipotesi, abbia bruciato in pochi anni tutto questo bagaglio culturale.
Io non so quanta colpa abbia Renzi di tutto questo, lui che solitamente mi piace di più quando parla che quando agisce, ma che ha almeno il merito di alcune azioni concrete, tra le quali ricordo la nomina di Cantone, la leggi anticorruzione e falso in bilancio, la nomina di Boeri; quello che so è che, in Liguria, Paita era il candidato sbagliato fin dalle primarie dove la forte astensione poteva far presagire quel che è successo dopo; quello che so è che non capisco nemmeno la scelta di Cofferati che, se si fosse presentato, forse avrebbe costituito per molti elettori di sinistra una scelta alternativa capace di opporsi a un candidato che neanche conosce i confini della regione che dovrebbe governare.
Ora il PD tuona contro Pastorino, che è un falso problema. Io, per esempio, Pastorino l'ho votato (poco convinto) ma Paita non l'avrei votata comunque.  
In realtà temo che calcoli e regolamenti di conti siano passati sopra ai veri interessi delle persone, come è sempre accaduto nella politica italiana e come accade sempre più spesso nel PD.
Si è pensato, evidentemente, che la forza del passato della sinistra di questa regione fosse sufficiente a far eleggere anche un qualsiasi Re Travicello.
La lezione dell'elezione del sindaco Doria non ha insegnato nulla ai quadri di partito.
Ma questa volta è andata peggio, perché l'avversario era un signor nessuno, sostenuto da una coalizione becera e disorganizzata.  
Adesso la Liguria è governata dalla destra. Speriamo che, per la prossima volta, una sinistra seria sia in grado di esprimere un vero rappresentante, e che non sia troppo tardi. 

   

domenica 10 maggio 2015

il pranzo è servito

Mi piace mangiare bene.
E, purtroppo, anche abbondantemente.
Ho letto, ieri sera, un aforisma attribuito a quel genio di Oscar Wilde:" A tavola perdonerei chiunque. Anche i miei parenti."
Pur non spingendomi altrettanto avanti sulla via del perdono, condivido l'intenzione.
Il cibo, quindi, la tavola condivisa sono per me fonte di soddisfazione  e relax.
Per questo non sopporto più l'importanza e l'attenzione assegnata ai "grandi cibi" e, soprattutto,  ai "grandi chef" che conducono trasmissioni e cucine farcite di adrenalina e stress, ingredienti apparentemente indispensabili alla riuscita di artistiche "creazioni".
Ma se Cracco è un artista, Michelangelo che cosa era?
Tra l'altro tutto questo fumo sparso a piene mani, anche in mancanza di arrosto, su programmi televisivi così di moda, non può che nuocere a un rapporto vero e sano con il cibo stesso e con la convivialità.
Tralascio gli sputtanamenti remunerati di chi magari cerca il pelo nell'uovo dell'uccello del Paradiso allevato in salsa tartara per poi fare la pubblicità alle patatine fritte, ma insomma, il cibo è cibo e i cuochi sono i cuochi.
Una bottiglia di vino, per essere bevuta e goduta non dovrebbe costare più di cinquanta euro; oltre, diventa uno status symbol; lo stesso concetto è applicabile a una carbonara, anche se il guanciale è quello dell'unico maiale cresciuto con affetto materno dalla nonna del proprietario del ristorante, e disposto artisticamente, in punta dello  spaghetto centrale di un ristretto gruppo di tre, dallo chef-designer di turno.  
A proposito, come la mettiamo con il dibattito dell'expo su come sfamare il mondo, se la preparazione del cibo assomiglia sempre più a uno snobistico rituale di élite?

venerdì 24 aprile 2015

affondiamoli a casa loro

Sembra che la UE si stia orientando verso la strategia Salvini; o meglio, data la sconvenienza (probabilmente in senso strategico-economico) della proposta sul blocco navale, immediatamente rivelatasi come una  castroneria, per un'infinità di motivi ampiamente sviscerati, pare che ci si diriga verso la soluzione dell'affondamento dei barconi, perfino prima che siano riempiti di disperati.
Questa dovrebbe essere dunque la messa in pratica del mantra: "aiutiamoli a casa loro" .
Ora, a parte una serie di quesiti di ordine pratico, per esempio: come li affondiamo? Con missili intelligenti guidati dai droni, che non sempre dimostrano precisione chirurgica?
Attaccando i porti della Libia e quindi entrando in guerra?  Certi di poter distinguere con sicurezza le barche dei pescatori da quelle dei trafficanti di uomini? E per quanto dovremo impegnarci in questi attacchi a una flotta macabra e sfuggente?  E, appena smetteremo, siamo sicuri che i viaggi della disperazione non ricominceranno?
A parte tutto ciò e altro, resta la questione principale: alla UE basta che i disperati vadano a morire un po' più in là?
Perché lo capisce anche un bambino che i viaggi intrapresi dai migranti sono quelli di chi non ha un'alternativa, altrimenti chi glielo farebbe fare di rischiare fame, sete, botte, stupri, e morte?
E allora, togliendo loro anche la speranza di coronare il sogno legittimo di una vita appena normale, perfino giocandosi la propria sopravvivenza, li condanneremo semplicemente a morire senza speranza, un po' più lontano dai nostri occhi.
E non ci vuole davvero un genio a comprendere la profonda ingiustizia che rende spregevoli tutti coloro che si fanno forti e arroganti in nome soltanto di un immeritato privilegio geografico.
Io credo che l'unico modo di affrontare il problema, nell'emergenza, sia quello di condividere tra i vari Stati quote di migranti, impegnandosi politicamente, nel frattempo, a far sì che i Paesi di partenza forniscano maggiori garanzie di sicurezza ai loro cittadini.
Credo che questo debba essere l'approccio di una società civile a questa catastrofe umanitaria, che non ci vede esenti da colpe.

domenica 19 aprile 2015

I giorni degli sciacalli

Altri settecento morti noti (per ora) nel Mediterraneo, che vanno ad aggiungersi al gigantesco cimitero in cui si è ormai trasformato il nostro mare.
L'Italia è geograficamente in prima fila tra il pubblico di questa immensa tragedia, meno responsabile di altri; se i dati riferiti dai media sono esatti, a quanto pare, le missioni a nostro carico e da noi gestite hanno sortito effetti meno disastrosi di quelle affidate all'Europa.
Nonostante ciò, a Salvini, alla Santanché, e a molti loro sodali non pare vero di avere l'occasione per sbavare ancora un po' di vergogna sul nostro Paese, attribuendo, nella maniera più meschina possibile, colpe ai propri avversari politici, sfruttando gli ultimi respiri di uomini, donne, bambini affogati. per ottenere un altro po' di becero consenso.
Non ci vuole molto a capire che quello dei migranti è un problema la cui soluzione va cercata a livello sovranazionale, almeno europeo, se non mondiale; ma, chissà perché, l'Europa sempre pronta a intervenire per dettare regole finanziarie, che salvaguardino soprattutto gli interessi di un occidente opulento, non  ha la stessa forza e decisione nell'imporre politiche che salvaguardino vite umane povere o disperate.  
Ci vorrebbe almeno la pietà bastante a capire che, su questi temi, è necessario fare fronte comune per imporre una visione dignitosa e incruenta della politica.
L'Italia tutta, la Germania tutta, la Francia tutta e, via via, ogni paese civile che compone l'Unione Europea dovrebbe fare il possibile perché questa parola "Unione" non fosse svuotata completamente del suo significato e portasse finalmente un fronte unico e civile all'attenzione del mondo.
In questo modo dovremmo affrontare i problemi della Grecia, del terrorismo, della crisi. Su questi temi ogni singolo Paese dovrebbe essere unito al suo interno, per rafforzare davvero un fronte comune in grado di produrre condizioni di vita migliori per tutti.
Questa sarebbe forse l'unica politica possibile per provare a risolvere problemi di portata enorme, ma la svolta verso una solidarietà intelligente deve essere compiuta in fretta.
Temo tuttavia che persone come Salvini,  Santanché e simili, di tutto ciò che è solidale e intelligente resteranno sempre all'opposizione, con la bava alla bocca.     

mercoledì 1 aprile 2015

Comunicazione di servizio

Sto partecipando a un concorso sul web con il mio racconto "Un Talento Naturale".
Se qualcuno ha voglia e tempo di leggerselo e lo trova gradevole, può votarlo.
Il sito è: http://www.giallonoir.it/.
Grazie a chiunque mi dedicherà qualche minuto, spero che non rimarrà deluso. 

giovedì 26 marzo 2015

l'aria che tira

L'aria che tira è pessima.
Dappertutto, ma soprattutto nei posti di lavoro.
C'è un effetto collaterale della crisi che ci sta avvelenando la vita; con l'aiuto di una propaganda più o meno esplicita, quelli che fino a ieri erano considerati diritti inalienabili passano nella categoria dei privilegi.
Facciamo un esempio: uno stipendio da millecinquecento euro, con contributi regolarmente versati, che arriva puntualmente ogni mese, non è certo un reato, eppure quando  la maggior parte del paese vive nella precarietà, chi ha un trattamento del genere viene guardato con invidia, a volte con sospetto; non si dovrebbe lamentare, quasi che il livellamento verso il basso sia il traguardo da perseguire.
Quanti di noi si sono sentiti ripetere ultimamente dal capetto di turno di essere fortunati perché almeno possiedono un lavoro?
E' un'affermazione condivisibile solo perché nella società attuale qualcosa non funziona; nessuno che presta diligentemente  la sua opera a fronte di uno stipendio ruba.
Ma sull'allevamento di  questo complesso di colpa molte aziende basano la loro politica sindacale.
E così, sono troppi tre mesi di vacanze estive per gli studenti, quasi che i ragazzi fossero colpevoli di averle sempre fatte (magari lavorando per qualche periodo), è vergognoso desiderare di andare in pensione da vivi per godersi in pace gli ultimi anni dopo una vita di lavoro, le ferie andrebbero ridotte se i lavoratori avessero un po' di coscienza. Siamo tutti nella stessa barca, no?
No. Niente affatto. Anche se oggi è ritenuto un'eresia lo slogan che si scandiva non troppi anni fa: "lavorare meno per lavorare tutti", tuttavia ricordiamoci sempre che nella crisi molti si sono impoveriti e pochi si sono arricchiti.
I cavalieri della crisi sono quelli che godono i frutti della loro propaganda, quelli per cui noi dovremmo lavorare e produrre ancora di più ed essere tutelati ancora di meno, quelli che hanno tutto l'interesse a farci sentire inadeguati con le nostre pretese di vivere una vita serena e normale; aiutati dalla loro stampa, dalla loro politica, dal loro potere, sempre attenti a fomentare divisioni tra lavoratori e disoccupati, poveri e poverissimi, che si guardano in cagnesco per un tozzo di pane mentre loro stappano bottiglie di champagne. 
Sono quelli che, puntando a far crescere una maggioranza di disperati,  sperano di ottenere sempre più consenso popolare per togliere a tutti i componenti delle classi medie e basse i fastidiosi diritti residui, presentati come "privilegi" dai veri, spregevoli privilegiati.   

venerdì 20 marzo 2015

povera Italia

Partiamo da Tunisi, che è vicina. Mi associo alle espressioni di cordoglio per gli Italiani morti e per tutte le vittime di questo ennesimo atto vile, e spero che i feriti si riprendano presto, e che si riprenda presto la Tunisia.
Resto dell'idea che non ci sia molto da fare contro l'alienazione parossistica germinata e allevata sulla disperazione, una volta che questa si è diffusa. Prima sì, Prima si può e si deve agire, soprattutto togliendo spazio alla disperazione e all'ignoranza e a chi ci campa su, vendendo illusioni, armi, guerra.
E, a proposito di ignoranza, è bene che più gente possibile conosca il profondo senso dello Stato della Santanché. la quale, "sfiduciosa" sulla vicenda Lupi, a chi le obiettava di avere sempre espresso, in passato, posizioni garantiste ha risposto, più o meno,  che Lupi aveva tradito Cialtron Escort e quindi non merita di essere difeso.
Insomma sembra che non siano precisamente la tutela dei valori, degli ideali, la valutazione etica, la meritocrazia, gli elemento discriminanti nel giudizio di molti dei nostri politici; piuttosto la vendetta condominiale, l'astio di pollaio. E il peggio è che lo dichiarano pure, senza alcun pudore né timore.  
Per finire, una proposta di riforma epocale: Renzi ha ragione, cinque polizie sono troppe, e allora ecco che si strombazza l'accorpamento (in che corpo?) della Guardia Forestale!
Fantastico! Chissà a chi toccherà andare per boschi mentre polizia e carabinieri continueranno a svolgere le stesse mansioni con (dis)organizzazioni diverse?
E Terence Hill, poveretto, resterà disoccupato o interpreterà il Prode Vigile Urbano?

giovedì 12 marzo 2015

larghe vedute su orizzonti ristretti

Ieri sera ho assistito a un pezzo della conversazione televisiva tra Daria Bignardi e un pretone di larghe vedute, monsignor Sigalini, vescovo.
All'inizio, il prelato dall'accento bresciano era parecchio simpatico mentre rievocava il sessantotto, vissuto in università come un periodo "bellissimo", partecipando alle manifestazioni finché queste non si sono trasformate nelle guerriglie tristemente famose.
Il monsignore, tra una citazione di don Milani e un aneddoto sull'infanzia, pur vantandosi un po' della sua laurea in matematica ottenuta, a dispetto di inclinazioni letterarie, con fatica e applicazione, risultava uomo di cultura e ampie vedute, anche nella rievocazione di un bacio pre-ordinazione che, a suo dire, gli fu elargito di iniziativa da una giovane evidentemente colpita irresistibilmente dal suo fascino.
Insomma, un po' "bauscia", ma del tipo tollerabile.
Il primo campanello di allarme mi è squillato quando monsignore ha dichiarato che nemmeno in occasione del bacio la sua vocazione ha subito un attimo di appannamento, rimanendo lucida, incrollabile e indefettibile, ma devo dire che è una mia brutta abitudine quella di diffidare delle persone che non dubitano della castità neanche quando gli ormoni spingono a manetta, e, comunque, di persone che non dubitano mai. 
Sta di fatto, però, che quella vipera della Daria ha aperto, poco dopo, un collegamento con Sebastiano Mauri, autore di un libro in difesa dei diritti delle coppie omosessuali.
Lì la facciata si è sgretolata subito. Cinque minuti prima il pretone diceva che papa Francesco è fantastico, cinque minuti dopo asseriva che le coppie possono pretendere diritti e riconoscimenti solo se formate da uomo e donna.
La sua teoria è che la famiglia etero, in quanto atta a riprodursi, merita una considerazione da parte dello stato perché ne è il fondamento, infatti lo stato è un insieme di cittadini e i cittadini si riproducono solo in famiglie etero, quindi sono solo queste le famiglie da tutelare.
E allora io dico: lo sappiano e lo tengano bene a mente le famiglie omo, ma anche le famiglie etero senza figli, prima o poi toccherà occuparsi anche di loro.
E' adesso mi domando se il vescovo Sigalini porti i suoi anni così bene da aver partecipato alle manifestazioni del milletrecetosessantotto.
Non avrà fatto un patto col diavolo, vero?

domenica 8 marzo 2015

tutele crescenti

E' in vigore il jobs act.
Come ho sostenuto più volte, le parole sono importanti, infatti questa moderna dizione inglese, dal sapore international,  vuole evidentemente rottamare anche linguisticamente il suono antico e, forse, ritenuto un po' provinciale, delle parole "statuto dei lavoratori".
In effetti, la definizione "jobs act" sta meglio in bocca ai Marchionne e ai Sacconi e ai Renzi, e, in generale, agli uomini dell'alta finanza (quella in grigio, non quella in griogioverde) che possono spararla secca come una fucilata senza essere più costretti a torcere le loro labbra poco adatte alla pronuncia dell'obsoleto e detestato vocabolo "lavoratori". 
Quando però non si fa la scelta radicale di una mascheratura anglosassone,  almeno in Italiano bisognerebbe trovare il coraggio di chiamare le cose col loro nome, 
E così, un contratto che prevede, in caso di licenziamento, un indennizzo crescente, parametrato sugli anni di anzianità lavorativa non si può certamente chiamare "contratto a tutele crescenti", sarebbe come se una condanna a morte effettuata con tortura o senza venisse definita "redenzione a tutele crescenti"; in realtà quello entrato in vigore è un  "licenziamento a contropartita crescente", oppure a "vulnus decrescente". Dargli il nome giusto non cambia di una virgola la modalità di sottrazione di diritti, ma almeno elimina il sospetto di essere obbligati a subire, oltre al danno, anche la beffa. 

mercoledì 25 febbraio 2015

o rai o morte

Altra polemica di cui non sentivamo il bisogno, quella scaturita dall'intenzione del governo di avviare la riforma della RAI.
Si tratta, evidentemente, di una questione più importante di quanto appaia a me e a molti altri cittadini italiani.
Per la verità, in un momento come questo, dando per scontato che si stia alacremente lavorando sotto traccia su Libia, lotta al terrorismo, rimpatrio dei due marò (argomenti che, sicuramente, stanno al cuore nostro e del governo più della RAI), spenderei energie su almeno quattro argomenti che mi paiono prioritari, perfino più della sbandierata responsabilità civile dei giudici.
Cito: 1 esodati  2 riforma pensioni (nel senso di mitigare, almeno, gli effetti nefasti della Fornero. Vorrei che qualcuno mi spiegasse quando entrano nel mondo del lavoro i giovani, se gli anziani devono prima morire) 3 conflitto di interessi sempre promesso e mai affrontato 4 falso in bilancio che non mi sembra così tanto penalizzato. 
Direi che la RAI può aspettare almeno lo scioglimento di questi nodi. 

sabato 21 febbraio 2015

non ci sono più le mezze stagioni

La propaganda è un'arma potentissima.Ne abbiamo, in questi giorni una tragica conferma dalla sempre maggiore accuratezza con cui i tagliagole confezionano i loro ributtanti messaggi per diffonderli in tutto il globo.
Ed è propaganda anche quella con cui, da anni, il marcio capitalismo finanziario al potere cerca di convincerci della bontà delle ricette con cui si affamano i molti e si arricchiscono i pochi (ricette che, a mio avviso, hanno anche la responsabilità di ingrossare  le file di eserciti di disperati). Quante volte ci siamo sentiti ripetere, negli ultimi anni, che "sinistra" e "destra" sono concetti ormai superati, che non esiste più la lotta di classe? Il risultato è che, oggi, un governo presieduto dal segretario di un partito, nato di sinistra, ha varato il jobs act, sistema di regolamentazione del lavoro che viene avversato dal sindacato e applaudito da confindustria.
Come ha scritto Michele Serra, non è vero che ormai gli interessi dei lavoratori e degli imprenditori coincidano sempre e comunque (altra propaganda), questo può accadere solo a volte, e l'esempio principe è quello dello stipendio: è interesse dei lavoratori che sia più alto possibile, mentre gli imprenditori che hanno come obiettivo primario il profitto, hanno interesse a risparmiare il più possibile sul costo della mano d'opera.  
Poi c'è l'affabulazione edificante, e a volte perfino reale, dell'imprenditore lungimirante che comprende quanto sia produttivo avere "collaboratori" soddisfatti, ma credo che si tratti di casi percentualmente irrilevanti.
Preso atto di questo, io diffido parecchio degli abbracci tra Renzi e Marchionne.
Il dato è comunque sempre quello: mai come come oggi è aumentata la divaricazione tra i ricchi arroganti e avidi e gli altri; ricchi che, con la complicità di una classe politica connivente, sembrano aver vinto la battaglia della propaganda, tanto da indurci a credere di essere tutti nella stessa barca, su cui però non sono loro a vogare.
La realtà dei fatti è che questo sistema sta portando il mondo verso un nuovo (dis)ordine. 
Ultimamente ho in testa uno scenario da romanzo: il popolo Greco risolve tutti i suoi problemi di sussistenza grazie all'aiuto della Russia di Putin e ne diventa testa di ponte, motivato anche dal rancore nei confronti dell'Europa, non importa se giustificato o meno.
O magari arrivano i tagliagole dell'isis che sono maestri a convogliare la disperazione e si alleano con i capi di alba dorata.
Si, lo so che che un'alleanza tra nazisti e islamisti sembra un po' forzata, ma, del resto, se un segretario del PD è applaudito dalla confindustria più che dai lavoratori, vuol dire proprio che non ci sono più le mezze stagioni. 
C'è da lavorarci un po', ma ne potrebbe uscire una bella storia, a patto che non si trasformi nella Storia.    

sabato 31 gennaio 2015

presidente

Abbiamo il nuovo Presidente Della Repubblica.
Sergio Mattarella non mi fa battere il cuore, ma ha un curriculum di tutto rispetto  a cui si aggiunge l'ottima referenza del livore con cui Renato Brunetta commentava la sua imminente elezione prima che essa avvenisse.
Come un bambino dispettoso, rispondeva a una domanda della giornalista che lo intervistava dicendo che dopo la scelta unilaterale di Renzi sul candidato, non è affatto detto che la riforma della legge elettorale vada in porto. Con buona pace di tutti coloro che, come me, pensano che l'unica discriminante valida per la buona politica per sostenere una legge sia la bontà della legge stessa.
In parole povere, parrebbe che a Brunetta non possa fregare di meno se la nuova legge elettorale serve o no al Paese, ma gli interessi esclusivamente subordinarne la votazione a una ripicca.
E' arrivata poi anche la parte buffa. E' stato quando, a precisa domanda sulla fedeltà dei forzaioli alle direttive di partito (votare scheda bianca), il nostro ha risposto sprezzante che la specialità dei franchi tiratori appartiene al PD.  
Peccato che, poco dopo, le schede bianche nell'urna siano risultate meno di tre quarti dei grandi elettori di Forza Italia.
Sapete chi mi ricorda Brunetta? Louis De Funes, quel comico francese incazzosissimo che faceva ridere perché gli andavano tutte storte.
E allora, grazie anche al comico Brunetta per aver portato una nota leggera e divertente in un fatto così serio come l'elezione di un Presidente della Repubblica.

martedì 20 gennaio 2015

Gaspuah!

Qualcuno riesce a spiegare al vicepresidente del senato (mi attanaglia la disperazione mentre associo il nome alla carica) Gasparri, che, anche non prendendo in considerazione la sua violenza, il suo cattivo gusto e il suo pattume, non si può evitare di rimanere sbalorditi di fronte alla sua ignoranza che lo porta a ritenere possibili rapporti sessuali consenzienti tra un prigioniero e il suo carceriere?

venerdì 16 gennaio 2015

mille carezze e un pugno


Papa Francesco ha dichiarato che non è mai accettabile che si uccida in nome della religione, ma che, se qualcuno offendesse sua madre, lui gli darebbe un pugno.
Con ciò, pare che l'esempio assimili una religione a una madre.
Con tutto il rispetto per lui e le mille carezze che fino a ora gli ho visto regalare al mondo, questa volta mi sento umilmente di dissentire. E solo fin qui, mi sono già permesso un atto laico che parecchi "religiosi" punirebbero severamente, indipendentemente dalla confessione da cui arriva il dissenso. 
E' proprio questo il tema, o meglio, il problema: intanto una madre ce l'hanno tutti, una religione no, e poi ci sono comunque madri e madri, figuriamoci religioni e religioni!
Ora, fermo restando che la parte più importante della frase di Bergoglio è "mai uccidere in nome della religione" e che un cazzotto per un' offesa si può anche rischiare, la questione della libertà di satira è più seria di quel che sembra; già spuntano qua e là i primi revisionisti, quelli del "je suis Charlie ma...", tuttavia io credo che la libertà di satira sia un pezzo della libertà di opinione che è a sua volta parte fondante della Libertà.
Certo, non è sempre facile definire che cosa sia satira e che cosa no, un disegnatore ha detto che essa si muove sempre dal più debole contro il più forte e questa mi pare comunque una caratteristica utile a identificarla.
Una volta identificata la satira, credo che sia giusto magari discuterla, anche contestarla, ma nutro qualche dubbio sull'opportunità di limitarla, perché allora si porrebbe la questione su chi avrebbe il diritto di porre limiti alla libertà di opinione, e questa questione, generalmente, viene risolta proprio dal potere, in evidente conflitto di interessi in quanto bersaglio della satira. 
Insomma, io capisco bene che alcuni strumenti dialettici possano risultare offensivi, specie nei confronti di chi fonda la propria esistenza sui dogmi, ma il contrario, cioè vivere entro limiti d'espressione o nell'ipocrisia di pensatori non liberi,  mi pare peggio.
Di fronte a un'offesa di carta sarebbe opportuno instaurare una legge del taglione universale, applicata alla lettera: parola contro parola, vignetta contro vignetta, canzone contro canzone, trovando giustificazioni alle uccisioni solo nel principio giuridico della legittima difesa che le ammette esclusivamente per salvare la propria vita o quelle di altri.
Non so se le religioni si avvantaggerebbero con queste regole, gran parte delle madri certamente sì.

mercoledì 7 gennaio 2015

Assassini

Sembra di essere scoperti e indifesi rispetto a eventi come quello che un pugno di assassini ha costruito a Parigi.
Sono anch'io tra coloro convinti dell'impossibilità di proteggere ogni obiettivo da atti di terrorismo.
E, d'altra parte, tragedie del genere rischiano di generare più effetti collaterali, che è proprio ciò che vuole chi che le allestisce; alimentano la diffidenza, la paura, l'intolleranza, in un cancro composito che cresce sempre di più, portando spesso con sé altre metastasi per emulazione o reazione.
Credo che l'unica speranza per uscirne sia, da una parte, erodere terreno alla disperazione, quella generata da una crescita esponenziale della sperequazione delle risorse, grazie all'egoismo eletto a dottrina economica; dall'altra contarsi, tra moderati e tolleranti e prendere nettamente le distanze dagli assassini, ogni volta che si può.
Che parlino i musulmani non violenti, ma che parlino tanto, a alta voce  e ogni volta che possono, che parlino ufficialmente i rappresentanti politici degli islamici moderati e chiunque nella cultura islamica abbia un seguito, spiegando al mondo la propria posizione condivisa con quella dei cattolici moderati, pretendendo di distinguersi dalla feccia.
Che si gettino nuovi  ponti tra oriente e occidente ogni volta che qualcuno di essi viene minato.
Non deve essere lasciato terreno di coltura agli assassini il cui unico credo è uccidere.
Sembra che uno dei poliziotti di Parigi, giustiziato senza pietà sul marciapiede, fosse musulmano, e Bernard Maris, economista, un'altra delle vittime illustri dell'attentato, teorizzava un'economia "etica", contro il liberismo sfrenato e egoista che sta riducendo il mondo una polveriera.
Anche se c'è chi si impegna per farla sembrare una guerra di religione, io credo che nelle teste tagliate, negli innocenti ammazzati non ci sia religione alcuna.   

venerdì 2 gennaio 2015

Possiamo prendercelo noi?

Ho letto l'articolo di Messori sul Corriere Della Sera, che esprime una serie di riserve sul pontificato di papa Francesco e ho firmato subito il documento di solidarietà, redatto da don Farinella a favore di Bergoglio.
Secondo Messori, le parole e le azioni del pontefice sarebbero spesso contraddittorie, tali da indurre in confusione il cattolico medio.
Mi domando quanta confusione generi nello stesso cattolico medio la lettura  e lo sforzo di adesione ai vangeli, a quella che viene tramandata da secoli come la parola di Cristo.
Ho infatti l'impressione che Bergoglio cerchi di attenersi a quella dottrina (infarcita di povertà, semplicità, amore, coraggio) molto più di altri suoi illustri predecessori; sicuramente molto più dei principi della curia, tanto che, visto che sono stati alcuni di questi stessi principi ad averlo eletto, l'unico dubbio che mi resta su di lui è che mi pare troppo bello per essere vero. Se fossi molto religioso potrei pensare perfino che la sua elezione è il frutto di un miracoloso obnubilamento indotto dallo Spirito Santo nel conclave. 
Fosse così, l'opera dello Spirito Santo ha prodotto anche pregevoli effetti collaterali; per esempio: non mi era mai capitato prima di papa Francesco di assistere a esternazioni così veementi e evangeliche da parte del cardinale Bagnasco, presidente della CEI, che è passato con disinvoltura dalla difesa dell'operato conservatore del cardinale Siri ai funerali di don Gallo, a frequenti dichiarazioni in soccorso dei poveri e degli oppressi, contro la cattiva politica e a favore del lavoro.
Insomma, con buona pace di Messori, sembra che l'ufficio marketing del Paradiso l'abbia proprio azzeccata. E allora, visto che siamo in regime di miracoli, non è che la Divina Provvidenza ha un Bergoglio pronto anche per questo sciagurato Stato?