da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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domenica 31 luglio 2016

a volte ritornano

Mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che ho scritto sul mio blog.
Certo quello che è accaduto nel frattempo, e sta ancora accadendo, ha ritmi vertiginosi, tanto che risulta difficile focalizzarsi su un evento, un argomento. Ho la sensazione che la nostra attualità non lasci più alla Storia il tempo di sedimentare. 
Gli attentati dei tagliagole e dei loro emuli più o meno balordi sono aumentati; di pari passo cresce l'intolleranza e la paura dell'occidente, e il pericolo che altri paesi d'Europa, sotto la spinta di una immigrazione disperata e potente, seguano il nefasto esempio dell'Inghilterra, disgregando le forze e, in sostanza, decretando il successo politico dei terroristi. 
Intanto, in America, concorre alla presidenza Donald Trump, in Turchia Erdogan approfitta di un colpo di stato, che sembra capitato curiosamente a fagiolo, per varare liste di proscrizione che danno l'idea di essere pronte da un pezzo, utili a costituire il fondamento di un nuovo stato "un po' meno democratico".
Per la Turchia, davvero mi piange il cuore; non più tardi di quattro o cinque anni fa, di ritorno da un viaggio a Instanbul, ero rimasto affascinato dalla città e dai suoi abitanti, dalle ragazze in minigonna accanto a quelle con il burka, dai locali in cui non si serviva alcool vicini ai bar dove si preparavano i cocktail, dalla convivenza pacifica di etnie e religioni e costumi.
Tutto scomparso nel volgere di pochissimo tempo, sotto la spinta della stessa onda che percorre il mondo intero e non ci lascia più alcuna certezza a cui afferrarci per galleggiare più o meno tranquillamente, come abbiamo fatto fino a poche decine di anni fa. 
Di sicuro il mondo sta attraversando cambiamenti impensabili fino a qualche tempo fa, di sicuro ci vengono presentati conti fin troppo salati per gli sbagli commessi nel recente passato, di sicuro nessuno può obbligarci a rinunciare al pensiero e alla libertà.
Sembra persino stupido per quanto è scontato, ma credo che da lì si debba partire: dal pensiero e dalla sua umana peculiarità, trasversale a razze e religioni, e dalla libertà, quella che prevede più pluralismo rispetto e tolleranza, che integrazione.
L'applicazione pratica di questi concetti può suggerire le scelte giuste più dei muri, dei fili spinati, delle guerre.
L'onda, prima o poi, passerà; si lascerà dietro morte e distruzione, può darsi perfino che si porti via la spiaggia, ma passerà, e quelli rimasti in piedi dovranno essere pronti a ricostruire. 

sabato 27 febbraio 2016

La legge è uguale per chi?

Ho letto, qualche giorno fa, due articoli  pubblicati contemporaneamente su un sito che hanno generato un penoso cortocircuito: uno era dedicato all'arresto di un ottantenne, accusato di offesa a pubblico ufficiale per aver reagito a un multa, a sua opinione, ingiusta; l'altro raccontava dell'assoluzione di Aurelio De Laurentiis da accuse analoghe, "perché il fatto non sussiste", in relazione a una sua scomposta  e plateale reazione alla negazione di un "trattamento di favore" all'aeroporto di Capodichino.
Nell'occasione, un poliziotto riportò lesioni guaribili in cinque giorni.  
Ora, per carità, i giornali spesso travisano e a volte mentono, ma la verità processuale fa emergere accuse analoghe per i due imputati, salvo la mancanza di provocate lesioni a carico di Emanuele Rubino, l'ottantenne gravemente malato, condannato a 17 giorni di prigione per aver violato il provvedimento di libertà vigilata originato dalla multa.
E le accuse a De Laurentiis sono sostenute dai sindacati di polizia che un minimo di attendibilità lo dovranno pure avere.
Personalmente ritengo addirittura che Rubino abbia delle attenuanti e De Laurentiis numerose aggravanti, a partire dalla fedeltà all'odiosa setta dei "leinonsachisonoio".
La morale di questa storia è che io sono sicuramente un pessimo giudice, ma mi piacerebbe che qualcuno fosse in grado di spiegarmi come funziona questa giustizia.  

domenica 31 gennaio 2016

Family gay

Forse ho già scritto qualcosa del genere, ma, dati gli ultimi sviluppi della polemica intorno alla legge Cirinnà, sento il bisogno di ripetermi.
Intanto, mi sono convinto che sia meglio sgomberare il campo da ogni ipocrisia e comincio con la più piccola: le unioni civili servono alle coppie dello stesso sesso, le coppie eterosessuali, se vogliono essere riconosciute e tutelate giuridicamente hanno a disposizione matrimonio religioso e matrimonio civile, non vedo quindi la necessità di offrire loro la ridondanza di un altra forma di unione istituzionalizzata, né capisco quale possa essere la grande lesione dei loro diritti, vista la loro libera scelta di sposarsi o no.
Profondamente diversa è la situazione delle coppie "omo" o "arcobaleno" o comunque le si voglia chiamare, quelle formate da due esseri umani, non necessariamente di sesso opposto.
Loro non hanno accesso ai diritti sanciti da un matrimonio e quindi, posto che, per me, la famiglia è dovunque si vuole che sia con amore e rispetto e solidarietà, hanno assolutamente bisogno di accedere  a diritti e doveri paritetici a quelli delle coppie sposate.
E se trovo, tutto sommato, accettabile, la posizione della chiesa, che si sistemerà la questione con i propri fedeli e con la propria coscienza collettiva, trovo insostenibile la posizione conservatrice di uno stato laico che dovrebbe essere libero da qualsiasi condizionamento di carattere religioso.
Passiamo alle grandi ipocrisie, adesso.
A parte la più grossa di tutte, quella solita, che ci porta a ridurre una questione politica e sociale di grande respiro a una squallida battaglietta partitica, a parte che aumentare l'accesso a un diritto non trascina automaticamente alla sua obbligatoria fruizione, né a portare via diritti a quelli che già li hanno, è mai possibile che parecchi dei nostri politici difendano a spada tratta un tipo di famiglia che non esiste nemmeno più come monopolio, che magari nemmeno loro praticano; e che lo facciano solo in un'occasione come questa, infischiandosene, per esempio, delle famiglie, perfino eterosessuali,  dei lavoratori, di quelle dei disabili, di quelle dei poveri, dei rifugiati, in ogni altra occasione?
Altra bufala colossale del family day è quella che ho sentito risuonare come un tamburo: "i bambini vanno difesi. No alle adozioni per famiglie gay anche quando uno dei due è genitore biologico"
Intanto,a proposito di ipocrisie, ditemi quali bambini vanno difesi, perché anche su questa affermazione, la cronaca quotidiana illustra diverse correnti di pensiero, poi sarà bene che si sappia che la proposta di legge prevede che, in caso di richiesta di adozione del figlio del compagno/compagna, (possibilità peraltro già esistente per le coppie etero), il tribunale dei minori, prima di concedere parere favorevole, valuti l'impatto del provvedimento sul bambino, e quindi sia obbligato proprio a difendere per primi gli interessi del piccolo.
E allora di che cosa stiamo parlando?
Io, per esempio, in questo panorama di infanzia negata, violata, recisa, magari da genitori etero in pieno diritto di esercizio delle loro funzioni, trovo addirittura che sarebbe meglio dare un figlio, rifiutato o orfano, a due uomini o due donne che non hanno con lui alcun legame biologico, ma lo desiderano davvero, piuttosto che farlo crescere nella violenza, nella solitudine o nell'abbandono.
Viva il family gay      

martedì 5 gennaio 2016

la triade

Dini, Amato, Fornero.
Che cosa hanno in comune?
Già, sono gli autori di tre riforme delle pensioni che hanno sottratto diritti ai lavoratori, ai pensionandi e ai pensionati.
Certo, si dice che abbiano messo mano a un sistema che, nei momenti presi in esame, rischiava di collassare, in parte  anche per festose gestioni Mastrapasquali o a esse assimilabili..
In ogni caso, le riforme della triade hanno fronteggiato un'emergenza (perenne) e, immagino, siano state affrontate con la consapevolezza dolorosa della necessità di infliggere un rimedio poco migliore del male a molte persone che già non potevano permettersi di condurre una vita serena.
I tre personaggi hanno anche qualcosa d'altro in comune: sono tutti anziani e molto benestanti, anche in forza del loro cospicuo vitalizio.
Oggi ho colto un paio di risposte del vecchio e ricco Lamberto sulle riforme proposte dall'attuale presidente INPS, Boeri, che, forse in controtendenza rispetto al suo predecessore più interessato ai propri accumuli che a quelli dell'ente, si è permesso di proporre, per far fronte alla solita emergenza che stavolta riguarda anche una pletora di lavoratori lasciati senza pensione e senza stipendio dalla lacrimosa Elsa, la contrazione di pensioni e vitalizi eccessivamente cospicui, tra i quali spiccano quelli dei nostri tre riformatori.
Dini, in sostanza, ha mandato a dire a Boeri di farsi i fatti suoi (cosa che, forse per la prima volta sta facendo un presidente INPS occupandosi di pensioni) e ha aggiunto che lui non l'avrebbe mai scelto per quel ruolo (ma va?).
Mi pare di ricordare che la posizione del Dottor Sottile, titolare di pensione tutt'altro che sottile, sia poco differente. 
Della Fornero ignoro il parere sull'argomento specifico, ma non l'ho sentita esprimere dichiarazioni di appoggio alla proposta Boeri altrettanto accorate come quelle in difesa della sua "fabbrica degli esodati."
La triade riformatrice, quindi, in un contesto di crisi, ha gettato a mare i diritti di milioni di persone, spesso aggravando condizioni economiche già precarie; ma qualora una possibile riforma, in risposta a una crisi analoga, proponesse di intervenire sulle loro condizioni economiche di assoluto privilegio, non esiterebbe a scegliere di gettare a mare il riformatore.
Da ciò consegue che lo spirito riformatore che anima i nostri tre moschettieri attinge al principio del -Perbacco! C'è un limite a tutto!- ossia: i poveri possono diventare illimitatamente poveri, ma i ricchi non possono mai diventare meno ricchi, specie quando sono riformisti.