da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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lunedì 19 dicembre 2011

Buon Natale.

Anche se è passata da un po' l'epoca in cui Babbo Natale mi stava simpatico e se comincio a propendere per il Grinch, capisco che, mai come oggi, sia opportuno e doveroso augurare ogni bene agli uomini di buona volontà.
Escludo gli evasori, i voltagabbana, i furbi, il precedente governo e una cospicua serie di categorie che ogni bene se lo sono già preso immeritatamente.

venerdì 16 dicembre 2011

resistenza e resistenze

Il ministro Passera afferma che il governo ha trovato incredibili resistenze sul cammino delle liberalizzazioni.
Farmacisti e taxisti non ne vogliono sapere e, almeno per ora, non se ne fa nulla.
Mi domando se questo è un Paese formato più da taxisti e farmacisti che da pensionati, e mi domando anche se, facendo un raffronto tra i redditi più bassi delle rispettive categorie, taxisti e farmacisti siano più poveri dei pensionati. Mi sembrano inverosimili ambedue le ipotesi.
Allora: perché, in una situazione di emergenza estrema, alcune resistenze, non dettate da un criterio di equità, né da un criterio numerico, sono più insormontabili di altre?
L'unica risposta possibile è quella dei santi in paradiso, o, se preferite, degli Scilipoti in parlamento.
Vale a dire che alcune categorie, al di fuori di ogni criterio socialmente condivisibile, sono evidentemente meglio rappresentate e tutelate di altre, forse perché pagano meno ma "meglio."
E le frequenze televisive?
Chissà perché non si possono mettere all'asta. Il nano dice che non conviene. A lui no di sicuro, ma di solito le sue convenienze e quelle del Paese divergono.
In ultimo: li avete visti i legaioli con i cartelli, in parlamento?
Meno tasse, recitavano, come se loro fossero toccati nella qualità della vita quanto un operaio fincantieri.
Lasciatemelo dire: ci vuole una bella faccia come il culo!
Fino a un mese fa le tasse le mettevano loro, adesso che siamo sull'orlo del baratro per quello che hanno fatto male o non hanno fatto del tutto, pretendono di capeggiare la rivoluzione.
E tutto ciò in parlamento, dove si decide che le pensioni si toccano da subito, ma delle prebende dei parlamentari (sì, anche di quelli che reggevano i cartelli), se ne parlerà più avanti.
Come se non bastasse, la reazione più comune a questa tragedia politica ed economica, da parte di coloro che qualche soldino ce l'hanno, sembra la ricerca affannosa di un modo per sottrarsi all'aumento dei bolli su conti e titoli.
Ci deve pur essere un sistema per farla franca, che diamine!
Sembra che, oltre confine, non si trovi più una cassetta di sicurezza libera.

venerdì 2 dicembre 2011

DIAD'EMI


Emanuela ha molte qualità.
Non ultima quella della sopportazione, dato che stiamo passando la vita insieme.
Poi c'è il buon gusto.
No, non mi riferisco alle scelte sentimentali, ma agli oggetti che costruisce con passione e bellezza perché restituiscano l'una e l'altra.
Tanto che le hanno proposto di esporre le sue collane fatte a mano.
Questo è il risultato.
Cliccate e passate a dare un'occhiata, non ve ne pentirete.

giovedì 1 dicembre 2011

cambiare il mondo parte seconda

Ci ho riflettuto.
Ho partorito un'idea formidabile, di cui sono orgoglioso perché non era facile arrivarci.
Capisco che possa sembrare sconvolgente; alcuni la prenderanno come una provocazione, perfino come una teoria rivoluzionaria e sovversiva, ma io ve la propongo lo stesso, così come mi è venuta in mente. Attenti, eh!
L'idea è questa: "E se subordinassimo un po' di più il profitto all'equità?"
Scommetto che non ci ha pensato mai nessuno.
Vado a dimostrare con un esempio.
Quando si decide di riformare le pensioni per almeno tre volte negli ultimi anni, e di tassare il lavoro dipendente lasciando sostanzialmente immutati i privilegi di una infinità di soggetti di cui è più difficile quantificare le risorse, si fa un ragionamento "squisitamente" utilitaristico.
Una pensione da mille euro è più facilmente attaccabile di un panfilo battente bandiera panamense.
Tanto per dire, i parlamentari hanno sempre difeso i loro vantaggi economici sostenendo che influiscono in parte minima sul dissesto dello Stato.
Secondo questo ragionamento, è più produttivo pagare tre stipendi da 10.000 euro piuttosto che quaranta pensioni da 1.000.
La matematica non è un'opinione, e così, pure quando si tassa, chissenefrega se settemila euro (10.000-30%) bastano abbondantemente per il pane e il salame, mentre con settecento euro (1.000-30%) è praticamente impossibile arrivare alla fine del mese; per non parlare poi dei redditi occulti che, se tassati, potrebbero rendere infinitamente di più di quelli noti, ma chi te lo fa fare? Quelli noti sono lì, a portata di artiglio.
Però, matematica o non matematica, a questo punto se si volesse davvero invertire la tendenza per ripulire un po' il mondo e le coscienze, basterebbe già ragionare su quante famiglie di operai camperebbero con uno stipendio Marchionnico, o di impiegati con un reddito Berlusconico o con un vitalizio Amatesco.
Cominciamo dalla vetta, una volta tanto, giusto per provare l'effetto che fa, e può darsi perfino che, una volta tanto, non ci sia bisogno di arrivare alla solita base della piramide, costantemente raschiata.
Ora si dice che non c'è crescita anche a causa della contrazione dei consumi. Che ridere! (anzi, che piangere)
Dopo averli ridotti sul lastrico, si addossano ai poveracci le colpe di non avere più soldi da spendere.
Per tornare alla rivoluzione; io non dico di assegnare a Brunetta uno stipendio da travet (anche se se lo meriterebbe, non fosse altro per la inesistente produttività); né di mettere Silvio in condizioni di indigenza.
Ma se anche a questa bella gente toccasse rinunciare a qualcosa in proporzione ai sacrifici chiesti alla signora Cesira, o a Cipputi, non solo avremmo una società più giusta ma, sospetto, infinitamente meno povera.
Chiediamo, finalmente, dieci a un bidello solo dopo aver preteso mille dai Luchi Corderi o dai Marcegagli o da Le Russe.
Dice: ma perché tutta questa profumata elite dovrebbe tirare fuori soldi legittimamente guadagnati?
O bella! E Cipputi, allora? Che non ha rubato (nemmeno) lui?
E' l'emergenza, bellezza.
A noi lo dicono tutte le volte che ci spennano.

mercoledì 30 novembre 2011

cambiare il mondo

Mica roba da ridere.
Eppure mi pare che così non si vada da nessuna parte.
Sento che, tra i tanti sacrifici che ci toccherà sopportare, per l'ennesima volta, avremo un ritocco al nostro sistema pensionistico.
Premetto che conta, e parecchio, chi viene a chiederti i soldi.
Dieci euro sono sempre dieci euro, ma un conto è darli a un vecchio satiro che corre dietro alle ragazzine, un altro è affidarli a un rispettabile signore che li chiede per salvare la baracca di tutti noi.
Certo che ognuno può mentire ma, in questi casi, la parola chiave diventa "credibilità".
Detto questo, faccio mente locale.
Intanto qui non si tratta di dieci euro, ma di contrarre ulteriormente spazi vitali.
Ridurre ancora le pensioni, innalzare l'età pensionabile in nome di un preteso "patto tra generazioni" porterà di sicuro a un livellamento verso il basso, dove gli anziani rischiano letteralmente di vedere ridotta la loro aspettativa di vita, anche perché la sanità e il welfare in generale si assottigliano sempre più, e i giovani non avranno nemmeno il sostegno di quel poco che i loro padri riescono a utilizzare per aiutarli.
E così, se non cambia profondamente la nostra società (e non vedo come possa), il futuro ci consegnerà generazioni anziane e indigenti e giovani disoccupati e privi di punti di riferimento.
Lo so che in altra Europa le pensioni sono meno vantaggiose che da noi, ma in altri Paesi esiste una serie di correttivi sociali (sussidi di disoccupazione, aiuti alle famiglie, assistenza, salari mediamente più alti o minore disoccupazione giovanile) che sopperisce alle differenze pensionistiche.
Noi invece rischiamo di tenerci il peggio di tutto.
Come se ne esce?
Certo non da soli.
E' vero che, in Italia, malavita organizzata, fisco iniquo ed evasione fiscale, corruzione, consumano molte più risorse che altrove, ma è il sistema capitalistico che non funziona più; per lo meno, non per l'occidente.
Il libero mercato allarga sempre di più la forbice tra pochi ricchi e molti poveri e la depravazione del sistema fa sì che, da qualche anno, le agenzie di rating o i grandi investitori possano, con una parola in più o in meno, non sempre imparziale (sospetto quasi mai), decidere della sorte di milioni di persone, addirittura di porzioni di mondo.
Questa cosa va cambiata. Non so come, ma così non va.
E però è sempre più difficile intervenire sulle culture e sulle coscienze.
Esempio pratico: pochi giorni fa, nell'azienda in cui lavoro, si è scioperato. Si è scioperato perché cinquantadue lavoratori su cinquantacinque sono stati destinati ad un'altra società e ad un altro contratto, ambedue molto più incerti di quelli che hanno ora.
La nostra azienda sostiene che si tratti di un risparmio di costi. Peccato che i tre lavoratori salvati siano un dirigente e due direttivi, cioè quelli con lo stipendio più alto, e peccato che le attività curate dai cinquantadue lavoratori andranno appaltate, pagando ditte esterne.
Prima dello sciopero abbiamo fatto un'assemblea; francamente pensavo che non ci fosse molto da discutere sull'opportunità della lotta, vuoi per una questione etica, vuoi per una questione pratica; quello che accade oggi a cinquantadue persone, domani può capitare a ciascuno di noi.
Bene. Al momento di votare, una che non oso chiamare collega, una di quelle con un ruolo e uno stipendio un po' più alti, ha cercato di scappare.
Su precisa richiesta di espressione di voto ha detto che -ci doveva pensare.- Secondo voi, dopo averci pensato che cosa ha fatto?
Un altro, sempre di quelli che si sentono un po' più importanti, individuo di sani principi cristiani, determinati da lunga consuetudine con turiboli e tonache, ha fatto un sacco di domande intelligenti nell'ansiosa ricerca di una scusa "per non", poi ha votato a favore dello sciopero e non l'ha fatto.
Ma il terzo è stato il peggiore.
Un ragazzo giovane con cui ho spesso chiacchierato di solidarietà e di politica, trovandolo sempre sintonizzato sulla mia lunghezza d'onda.
Non è venuto all'assemblea e non ha scioperato né per i colleghi né per se stesso.
Mi domando che tipo di coscienza abbia questa gente, che tipo di uomini e di donne siano; quello che so è che non si faranno scrupolo di chiedere un aiuto quando ne avranno bisogno.
Mi domando se, finché esistono questi modi di pensare e di vivere, possiamo davvero sperare di cambiare qualche cosa per rendere il mondo migliore.
Credo che certi individui non lo meritino nemmeno, un mondo migliore, ma sono tenacemente e vergognosamente aggrappati alla nostra stessa barca e ci tocca remare anche per loro.


domenica 27 novembre 2011

Arcicoso


Due bravi attori, due amici e compagni di scena debuttano il 15 dicembre.
Io ci sarò ad applaudirli e sono sicuro che ne valga la pena.
Cliccate sulla locandina per ingrandirla e leggerete i numeri da chiamare per prenotare.


domenica 13 novembre 2011

Urrà!

Ce l'abbiamo fatta.
Se n'è andato.
Se ne sono andati.
Bersani dice che siamo stati noi (volerei più basso); altri dicono che sono stati i mercati; altri che è è stata la BCE.
Conterà da domani.
Oggi è una domenica di gioia primaverile, piena di ormoni e promesse.
Mi sento fresco e pulito come se fossi appena uscito dalla doccia.
Ho sensazioni e voglia di novità, di futuro.
E sì che lo so che siamo ancora nei guai grossi, che per governare questo Paese si dovrà tener conto degli infiniti bastoni tra le ruote, delle vendette meschine; e sì che lo so che Monti è espressione della finanza; e sì che lo so che bisognerà vincere le elezioni e ristrutturare la politica e fare sacrifici; e sì che lo so che non è bello che altri ci dicano chi preferiscono alla guida del nostro Paese (ma quelli che lo guidavano, fino a ieri, erano davvero impresentabili).
Però il nostro Presidente Della Repubblica è stato formidabile, però adesso credo davvero che ce la possiamo fare, dato che il tasso di intelligenza e cultura al potere si va rapidamente alzando.
L'avete sentito ieri Cicchitto? Sbavando e incespicando nelle parole, livido, mentre si scagliava faziosamente contro la sinistra, accusandola di faziosità, ha ringhiato che la colpa non era di Berlusconi, ma del capitalismo, in crisi dappertutto, e dei grandi patrimoni.
E che cos'è Berlusconi se non un capitalista in possesso di un grande patrimonio?
Sono così stupidi da darsi la zappa sui piedi da soli e abbiamo permesso loro di influenzare le nostre esistenze per diciassette anni.
A casa.
Oggi c'è il sole.

sabato 12 novembre 2011

l'Italia s'è desta?

Monti non mi piace.
Non personalmente, non mi piace il suo lavoro.
Non mi piacciono i banchieri, le società di rating, il mondo della finanza, il liberismo.
Tutti questi ingranaggi dell'attuale sistema hanno avuto una loro storica ragion d'essere, ma adesso mi sembrano sempre più guasti e inadeguati ad un vero progresso.
E sono convinto, come ogni persona che abbia a cuore la democrazia, che le elezioni siano della democrazia stessa imprescindibile caratteristica.
Finché il sistema è questo, tuttavia, in attesa di riuscire a cambiarlo, ci serve sopravviverci dentro, e allora, nell'emergenza attuale, Monti va benissimo per un governo che aiuti l'Italia a guarire più rapidamente possibile dal grave contagio procurato da una classe politica vergognosa nella sua becera arroganza.
Io non so se il nano malefico è prossimo alle dimissioni; sarebbe la prima volta che mantiene un impegno; so che, comunque, dovremo guardarci bene da colpi di coda e polpette avvelenate e che il tempo è davvero poco.
So anche che i segnali (i maledetti mercati che distruggono fortune e persone sulla base di un "sentiment"), hanno dimostrato in maniera inequivocabile quanto sia sputtanato in tutto il mondo il nostro governo speriamo uscente.
Perciò chiedo a chiunque abbia un briciolo di buonsenso di adoperarsi, protestare, fare pressioni dovunque possibile perché un nuovo governo non ci riproponga il peggio della vecchia politica.
Che Monti scelga, che Dipietro diventi uomo di stato e anteponga gli interessi del paese a quelli di bottega, che non ci rifilino più la cariatide Dini e l'improponibile Amato, vecchi dalle pensioni di platino che dovrebbero almeno tacere sul tema dei tagli alle pensioni altrui, che non tocchi nuovamente ascoltare Gelmini o Alfano, Brunetta o Sacconi che pontificano impunite follie sulla sorte dei giovani precari, degli studenti, dei lavoratori, delle famiglie, del Paese.
Basta.
Fateci fare dei sacrifici più utili ed equi, se proprio non se ne può fare a meno, ma che abbiano una scadenza e un senso collettivo.
Non vogliamo più rassegnarci alla certezza che la casta resti intoccata e intoccabile a blaterare di un'Italia finta, serena solo nei loro portafogli, nei loro privilegi.
Un'ultima considerazione.
Monti, come ho detto, non è il mio candidato preferito, ma l'altra sera l'ho visto, in un servizio televisivo, salutare una platea riunita ad un incontro internazionale.
Ha esordito in buon inglese, con eleganza e sicurezza ed ha proseguito il suo intervento senza ammiccamenti, lazzi da bar, sorrisetti, atteggiamenti clowneschi.
Insomma, il normale atteggiamento che ti aspetti in situazioni simili.
In quel momento ho pensato che, davvero, un uomo normale, di buona cultura educazione e intelligenza, a capo del nostro governo potesse essere un dono del cielo.
Il professor Monti, a confronto col nanaccio, con Bossi, con Santanché, Lupi, Brunetta e chi più ne ha più ne metta, è sembrato, in soli cinque minuti, senza prodursi in altro di particolare che non fosse la sua presenza, Einstein paragonato al Pitecantropo.
Adesso spero davvero che l'Italia si desti dal suo deliquio quasi ventennale.
Qualcuno ha detto che il sonno della ragione genera mostri.
A guardare in faccia Calderoli, ma ancora di più, a sentire parlare lui e tutti i suoi colleghi, più o meno inquisiti, l'affermazione abbandona lo status di teoria filosofica e assume un valore scientifico e concreto.

sabato 5 novembre 2011

quarant'anni dopo

Genova è in ginocchio.
E la Liguria non sta meglio.
Mentre piango i morti, vittime di un delirio naturale di quindici minuti, mi domando già, con sgomento, dove troveremo le risorse per rimetterci in piedi, in quest'Italia sotto tutela, povera e malandata, guidata da vecchi matti vendicativi che a Genova hanno sempre collezionato brutte figure e formulano acute analisi economiche del tipo: "Non c'è crisi, i ristoranti sono pieni."
Ieri ho seguito la diretta di Primocanale dove, a tragedia in corso, già cominciava la ricerca del colpevole.
Il direttore Paternostro, sprizzando indignazione a stento trattenuta, si domandava come fosse possibile tenere aperte le scuole con uno stato di allerta 2, poi dava il meglio di sé quando, non riuscendo a contattare neanche un assessore, affermava "La giunta è chiusa in una stanza a prendere decisioni. Chissà cosa avranno da decidere..."
Eh, già, prova a indovinare: mentre un quartiere intero è sott'acqua, quelli, invece di accorrere al tuo microfono, si permettono di tentare di fare il loro mestiere.
Poi, dopo che la sindaco Vincenzi, ha "finalmente" spiegato in diretta la motivazione delle sue scelte, l'isteria da abbandono è sparita e il direttore è rientrato nella parte nobile del cronista che svolge servizio pubblico.
Voglio sgomberare il campo da dubbi: pur di non votare Marta Vincenzi, io, con molto dispiacere, ho saltato la prima consultazione elettorale della mia vita, e quindi non sono certo portato a difenderla, però non credo che sia utile e intelligente, ancora prima di conoscere i dettagli, cercare il colpevole ad ogni costo o, addirittura, strumentalizzare i morti, come fanno stamattina alcuni indegni fogliacci di carta stampata.
I giornalisti in buona fede, invece, aspettando un poco, eviterebbero odiose brutte figure.
La realtà pare indicare che sono cadute, in quindici minuti, in una zona ristretta, un terzo delle precipitazioni medie di un anno.
Sembra anche indicare che la povera mamma di due povere bambine sia morta mentre le riportava a casa da scuola, perché il disastro è avvenuto, per tragica coincidenza, in prossimità dell'orario d'uscita
Se le scuole fossero state chiuse, invece, poteva morire una mamma che andava ad affidare le sue bambine ai nonni per recarsi al lavoro, o magari i nonni che riaccompagnavano i bambini a casa, o magari mamma, nonni e bambini mentre si salutavano sul portone di casa.
O magari due mamme che andavano a far spesa dopo aver lasciato a casa i bambini perché le scuole erano chiuse e loro avevano preso un giorno di permesso.
Quindici minuti di pioggia mai vista, un rigagnolo che passa dal livello di un metro a quattro metri, praticamente all'improvviso.
Forse si potrebbe fare di più per prevenire eventi del genere, è vero.
Magari con le ricchezze infinite a disposizione degli amministratori locali.
Ripensandoci, forse è proprio questo che stavano decidendo in giunta, invece di rispondere alle accorate chiamate di Paternostro: il ristorante dove andare a mangiare la sera dopo aver cercato di arginare per tutto il giorno flussi di denaro in entrata.
Decisione difficile. I ristoranti, in Italia, sono tutti pieni.

domenica 30 ottobre 2011

l'offesa

Adesso dicono che ci sentiamo offesi da Sarkozy e la Merkel.
Se devo essere sincero, mi sono sentito più offeso quando il nano si è messo a fare le corna in una foto ufficiale; quando ha dato del kapo a un parlamentare europeo; quando ha mimato il gesto del mitra contro una giornalista russa che aveva fatto una domanda sgradita al compare (suo) Putin; quando ha baciato la mano a Gheddafi; quando ha omaggiato, unico in Europa, il dittatore bielorusso Lukashenko; quando, in Turchia, mi hanno chiesto: "Italiano?" per poi commentare: "Bunga bunga!"; quando ogni intercettazione rivolta all'estirpazione del malaffare, rivela che i malfattori parlano liberamente col presidente del consiglio; quando scopro che un faccendiere suggerisce la nostra politica estera; quando scopro che l'uomo più ricco e potente del paese vorrebbe fare la rivoluzione perché quel che già ha non gli basta; quando noto che la riforma della giustizia e quella delle intercettazioni non dovrebbero servire a evitare i reati ma a coprirli; quando un comico in televisione fa il conto dei milioni buttati in imprese inutili (o utili solo ai soliti pochi), mentre moltissimi di noi sono sempre più poveri e vessati.
Mi sono sentito molto più offeso quando mi hanno detto che la crisi non si combatte con la patrimoniale ma con un altro taglio alle pensioni e favorendo i licenziamenti.
Mi sento profondamente offeso, sapendo a chi giova, quando, in mezzo a una colossale tempesta economica, viene presentata una legge sulle successioni che riguarda l'opportunità di un differenza nel calcolo della legittima tra figli di primo e secondo letto.
Ecco, la lista di ciò che mi ha offeso e mi continua a offendere potrebbe continuare a lungo , e non dipende affatto da Merkel e Sarkozy.

sabato 15 ottobre 2011

patto scellerato

Non se ne vanno.
Non c'è niente da fare.
E vorrei vedere!
C'è qualcuno che pensa che Calderoli Arbiter Elegantiae o la Santanchédice o Bossisgrunt o Scilipozzi (di scienza, of course), o Lupignolo, o Maria Stella Alla Meritocrazia, o Mivi Sermo Interruptus, o La Bella Brunetta, giusto per scegliere fior da fiore, siano in grado di garantirsi un futuro all'altezza di quello basato sulle risorse economiche del Caposconi?
Caduto il nano malefico sparirebbe un'intera compagine politica, in men che non si dica; alcuni nel dimenticatoio, alcuni forse più giù, fino alla galera.
E quindi poco c'è da stupirsi se, nonostante tutto, il Capobanda continua ad avere la fiducia.
E molto c'è da rammaricarsi, da parte dei miopi, per non aver visto lungo abbastanza da capire quel che sarebbe successo, quando hanno pensato e detto: "Ma sì, dài, proviamo, se non va bene cambieremo di nuovo."
Certo, cambieremo.
Se il Paese sopravvivrà abbastanza a lungo.
Sembra di vivere in un film d'azione, sapete quelli della bomba innescata e della corsa contro il tempo per renderla inoffensiva?
Nel film si riesce quasi sempre a tagliare il filo un secondo prima dello scoppio, ma questa, purtroppo, è la realtà, e io non mi sento così sicuro; anche perché, tutto sommato, se non arrivano al momento giusto nel film, il peggio che può capitare è un'esplosione in surround e qualche litro di colorante rosso.
L'unica consolazione che mi rimane, magrissima, rispetto alla posta in gioco, è che adesso davvero nessuno può far finta di non vedere, a meno che non pensi sul serio che le intercettazioni e la giustizia e la censura dell'informazione siano, per gli italiani, prioritarie rispetto al lavoro, all'economia, al futuro, alla vita.
Nessuno dovrebbe più commettere lo stesso errore, nell'auspicabile caso di avere un'altra possibilità.

mercoledì 14 settembre 2011

sabato 13 agosto 2011

Non siamo un Paese

La crisi che non c'era riesplode più forte e cattiva di prima.
E' vero che si tratta di un problema mondiale.
E io sono sempre più convinto che questo sistema vada cambiato, in qualche modo.
Il sistema, per intenderci, dove le società di rating, quelle stesse mischiate nel fallimento di alcune grandi società e nel tracollo di milioni di risparmiatori, decidono le sorti delle nazioni e dei popoli.
Noi, come ho già detto, nella tempesta abbiamo al comando capitani folli e inetti.
Sacconi (un nome che evoca grandi contenitori ed io so benissimo di che cosa) per risollevare le sorti del bene primario di ogni democrazia, la libertà, che si ottiene attraverso l'indipendenza data dal lavoro, pensa bene di allentare ancora un po' le tutele dei lavoratori, facilitandone il licenziamento.
Bella mossa per migliorare la situazione dei padroni!
Forse il nostro ministro ha un debole per il caporalato.
Lupi di fronte alla parola "patrimoniale" (leggasi: tassa applicata sui patrimoni, si immagina cospicui) reagisce come Dracula davanti al crocefisso e invece sostiene la necessità di "riformare" le pensioni e il welfare (leggasi: ulteriori tagli e riduzioni)
L'ineffabile Rutelli, invece, sembra più possibilista, a patto di non dirlo troppo in giro, perché altrimenti "i patrimoni scappano".
E noi? Noi senza patrimonio dove possiamo scappare?
Oppure, meglio, dove e come potremmo far scappare questa banda di farabutti che ci ha aperto falle enormi nello scafo e ora danza sul nostro naufragio, immaginando che non li toccherà?
Pensioni e lavoro: lì faranno man bassa.
L'Italia non è un Paese per vecchi, neanche per giovani.
E' un Paese per ricchi arroganti e mascalzoni, convinti di potersela cavare sempre e comunque, e di non sporcarsi nemmeno un po' con il loro fango, in piedi sulle nostre teste.

venerdì 22 luglio 2011

decennale del G8

Sono convinto che il G8 di Genova abbia rappresentato una bruttissima pagina per lo Stato e per alcuni componenti delle forze dell'ordine.
Sono sicuro, e la storia recente lo sta dimostrando, che la maggior parte delle istanze di quelli che, dieci anni fa, si chiamavano No Global, fosse sacrosanta; che il sistema sociale basato sul liberismo sia una bufala vergognosa e funzioni allargando continuamente la forbice tra i pochi, ricchi in maniera così smodata che la loro ricchezza diventa una colpa, e i tanti poveri che aumentano sempre più.
Ed è un fatto che le risorse del pianeta vadano tutelate e divise quanto più equamente possibile.
Ed è un fatto che ci vogliano regole per tutti.
Questi fatti corrispondevano alle richieste dei tanto vituperati No Global.
Ricordo che, in alcuni casi, erano state accolte con disprezzo o con irrisione.
Oggi il mondo, di fronte a numerosi fallimenti del sistema economico/sociale, si interroga sulle stesse questioni
Genova, durante il G8, non ha patito le conseguenze di giuste rivendicazioni; ha sofferto la violenza di gruppi estremisti al soldo di chissà quale bandiera, e la violenza di una repressione vigliacca.
La repressione, in particolare, è stata governata da una catena di comando di cui sarebbe interessante conoscere gli scopi.
Il fatto peggiore di tutti, però, la morte di un ragazzo di venti anni o giù di lì, meriterebbe almeno, a mio avviso, il rispetto di non essere strumentalizzato.
Di Carlo Giuliani ho molta compassione e, per la sua morte, il dispiacere che si può provare per un ragazzo che aveva poco più dell'età delle mie figlie allora; ma, detto questo, anch'io credo che non si debba farne un eroe né un martire.
Non si dovrebbe morire a vent'anni, mai; né per un incidente stradale, né per una malattia, né per uno sballo; nemmeno per un estintore brandito di fronte a un altro ragazzo che, probabilmente, non aveva l'addestramento sufficiente per essere spedito in quella piazza, dove ha ucciso, forse per la paura di essere colpito.
Credo che sia giustissimo accertare ogni responsabilità, a partire dalle più alte, capisco e condivido ogni reazione di due genitori che hanno perso un figlio in quell'inferno, ma, se davvero vogliamo lavorare contro ogni violenza non possiamo avere come simbolo un povero ragazzo che stava per lanciare un estintore a un poliziotto.
Carlo Giuliani possiamo amarlo, rispettarlo, possiamo essere addolorati per lui, perché c'è un'enorme differenza tra quel ragazzo morto e i poliziotti vivi della Diaz o quelli di Bolzaneto, a cui non va nessun rispetto né comprensione.
Ma forse dovremmo considerare l'ipotesi che la vicenda di Giuliani sia la storia tragica di un ragazzo che ha commesso uno sbaglio costato sicuramente molto di più di quel che avrebbe meritato di pagare.

sabato 2 luglio 2011

Bilancio

Le tre serate per Germana si sono concluse.
Allestire MADRESANTA è stata una fatica, ricompensata dall'entusiasmo e dall'impegno con cui la maggior parte degli allievi della scuola ha affrontato il palco.
Alcuni hanno ceduto un po', non tanto sul piano tecnico, quanto su quello della mentalità con cui va affrontato un lavoro di gruppo.
O forse sono io troppo esigente.
A tutti, comunque, vanno i miei complimenti per la qualità del risultato, inoltre, credo che ognuno abbia dato il suo massimo.
Una nota a margine.
Non mi era mai capitato, in teatro, di assistere a tanta maleducazione in platea.
Ho trovato persone che, durante lo spettacolo, si alzavano e riprendevano posto, incuranti del fastidio provocato a vicini ed attori; persone che parlavano e disturbavano; persone con il cellulare acceso, nonostante fosse stato loro ricordato di spegnerlo; persone che portavano con sé bambini troppo piccoli, obbligando loro ad un disagio, e pubblico e compagnia al fastidio di pianti e lamenti; addirittura persone che, arrivate in ritardo di mezz'ora abbondante, hanno bussato ripetutamente per farsi aprire.
Non si è trattato di un dissenso legittimo; a teatro è lecito anche fischiare (magari alla fine, per permettere a tutti di assistere allo spettacolo), no; qui il pubblico ha applaudito anche a scena aperta; si è trattato solo di ignoranza e maleducazione a livelli che non mi era mai capitato di cogliere in situazioni analoghe.
Queste persone hanno mancato di rispetto a tutti, e forse non se ne sono nemmeno rese conto.
Temo che si tratti di un altro segno dei tempi, ma se è questo l'approccio a un evento culturale pubblico, siamo ridotti peggio dell'immaginabile, e forse è davvero arrivato il momento di tornare ad insegnare seriamente regole e educazione, partendo dal basso; molto, molto basso.

venerdì 17 giugno 2011

E' uno scherzo?

Sono rimasto un po' incerto sull'opportunità di rispondere a chi ha commentato il mio ultimo post.
Costui o costei è così lontano dalla mia realtà che il suo messaggio mi pare uno scherzo.
E continuo ad avere qualche dubbio sulla buonafede di Lucio (così si firma) che si dice terrorizzata al pensiero dell'odio che consuma quelli di sinistra come me.
Poi ho deciso che, se fosse vero, quel commento merita considerazione, almeno semantica, perché è l'esempio, se mai ce ne fosse bisogno, dello scollamento incredibile che si è ormai verificato nel linguaggio tra gruppi di persone.
Tralascio le accuse di approfondimento farneticante; per carità, ognuno ha diritto alle proprie opinioni, anche se io cito fatti e frasi innegabili e sfido Lucio a contestarle; sorvolo sull'uso del vocabolo odio, parola che, per me, dovrebbe essere adoperata con parsimonia perché credo che sottintenda un desiderio di eliminazione quasi fisica dell'odiato; supero lo slogan menomale che Silvio c'è, anche questo riflette un'opinione; e lascio correre e scorrere il concetto espresso che noi compagni siamo corrosi da pregiudizi e fantasie allucinate; ma non posso non soffermarmi su questa frase: "(Silvio) ...almeno è un signore, educato... ".
Ecco dove è quasi impossibile instaurare un dialogo.
Per me "un signore" o "una signora" è persona elegante, cortese, mai fuori posto, sempre misurata, e anche generosa, certo; ma non mi riesce proprio di considerare "signorile" la generosità degli emolumenti alle Olgettine.
Né mi pare elegante (anche se non lo voglio scambiare per odio), affermare pubblicamente che almeno il cinquanta per cento degli elettori italiani è fatto di coglioni, o di senza cervello. Né mi pare misurato dichiarare di essere il più grande statista degli ultimi centocinquanta anni, o l'unto del Signore, quello vero. O dire che i giudici sono un cancro.
E, inoltre, abbiamo un'ampia casistica di barzellette e comportamenti pubblici del premier che sono agli antipodi della misura e dell'eleganza, rimarcati, ahimé, anche all'estero.
Insomma, secondo la mia interpretazione, Silvio è l'antitesi della signorilità.
Sull'educazione, poi, basterebbe la famosa storiella della mela brevettata al sapore di f...
Ecco perché, se Lucio esiste, devo prendere atto del fatto che parla una lingua per me incomprensibile, senza necessariamente odiarlo.

mercoledì 15 giugno 2011

Forse ci siamo

Io sono prudente.
E aspetto di vederli sparire, prima di fare salti di gioia.
Una Cosa Pubblica senza Berlusconi, Santanché, Borghezio, Castelli, Bossi, Quagliarello, Straquadanio, Scilipoti, Lupi, Cicchitto, Bondi, Capezzone, Gasparri, La Russa, Fitto, Sacconi, Brunetta, Alfano, Ghedini, Bonaiuti, e compagnia berciante, sarebbe un gran sollievo, finalmente!
A quello tendo.
Però non si può negare la contentezza di tutte queste vittorie, accanto alla preoccupazione dei "distinguo" che paiono emergere a sinistra e incombono come i polli di Renzo.
A perdere siamo bravi, sarebbe ora che imparassimo a vincere.
Come lo capisco io che c'è chi fa di tutto per accentuare le differenze, sarebbe ora che lo capissero politici di provata esperienza.
Del resto, la gentaglia di governo cosa poteva fare?
Politica no. Non è mai stata capace; fa quello che era lecito aspettarsi: cerca di seminare zizzania, sicura di trovare terreno fertile; e così gli sconfitti non paiono tanto curanti del fatto che loro abbiano indiscutibilmente perso, quanto del fatto che "il PD non ha vinto; ha vinto Di Pietro, ha vinto Vendola..."
Bravi furbi! Non mi risulta che la maggioranza dei candidati vincenti alle amministrative fosse appoggiata dal governo, né che condividesse la sua, per così dire, politica.
Eppure, ieri sera, quell'altra cima della Polverini parlava come se Pisapia l'avesse inventato lei.
Capisco che, in questo momento, il PD sia l'avversario più temibile e quindi quello da screditare soprattutto, ma ci vorrebbe almeno un'oncia di pudore.
Prendiamo l'esempio più eclatante: De Magistris ha vinto a Napoli. Perfetto. Non è il candidato del PD. No.
Ma è il PD che l'ha appoggiato, alla fine, non il PDL.
Nè credo che Berlusconi sia più contento di Bersani, per quella elezione.
Veniamo al referendum.
Ineffabile Romani quando sostiene che, sul nucleare, "ha vinto la posizione del governo".
Il teorema sgangherato è: il governo ha sospeso il nucleare modificando la sua posizione, e quindi il voto è andato nella stessa direzione del governo.
Non credo di dover spiegare l'enormità della panzana.
Dicevo che io sono prudente.
Questo spiega il perché; se per diciassette anni siamo stati governati, consenzienti, da gente del genere, non riesco ancora a credere che, di punto in bianco, siamo guariti senza correre il rischio di ricadute.
Ancora un po' di fatti e interpretazioni.
Brunetta.
La politica dell'insulto e dell'arroganza livida, senza alcun costrutto.
Forse l'ho già detto, ma conviene un ripasso. Andatevi a sentire "il Giudice" di Fabrizio De André, dall'Antologia Di Spoon River.
Lì, tutti i Brunetta del mondo sono descritti con precisione assoluta. Genesi e motivazioni.
In ultimo due considerazioni; la prima è che, grazie agli ultimi risultati, al ritorno forzato alla politica vera, non si parla da un po' di riforma della giustizia che, da priorità assoluta , è passata almeno al secondo posto dietro la riforma fiscale.
Ecco, attenzione! Che non la facciano questi qua la riforma fiscale, oppure corriamo il rischio che, per comprare altro consenso, spendano i nostri soldi lasciandoci in condizioni peggiori della Grecia.
Ricordiamoci che Berlusconi è straricco e ha un'etica molto personale, e quindi, dato il suo senso dello stato e delle istituzioni, non gli può importare di meno se una politica economica dissennata porterà i cittadini normali alla rovina. Quella rovina non lo riguarda.
Seconda considerazione, non troppo disgiunta dalla prima.
Da dopo le amministrative ho sentito nuovamente la spregevole teoria dell'egoismo generazionale.
Secondo questa teoria, fatta apposta per mettere i genitori contro i figli (deve essere il piano- famiglia tanto auspicato), la colpa della precarietà dei figli degli operai, o degli impiegati, è del padre, o della madre, che guadagna troppo o ha troppi privilegi.
Sarà meglio intenderci: se mio figlio non ha speranze di trovare lavoro e io posso risparmiare per lui, tirando la cinghia, sarei un pessimo genitore se i sudati risparmi li affidassi a questo governo per dare un futuro a mio figlio.
Se non siete convinti, ricordatevi di Berlusconi che suggerisce alla studentessa di sistemarsi sposando un suo rampollo, o di Brunetta quando afferma che i precari sono la parte peggiore del paese; dimostrano ambedue di avere ben chiara la strada da seguire per dare un lavoro ai giovani.
Finché io ho uno stipendio, una pensione, posso cercare di fare sacrifici per sostenere mio figlio.
Certo, saremo poveri in due. Ma se i genitori affidassero a questo governo le loro ultime risorse per aiutare i figli, sono certo che sarebbero presto disperati entrambi.
Se invece la questione riguardasse i grandi patrimoni, l'evasione fiscale, bé, allora i teorici dell'egoismo generazionale si gestissero tra loro e ci facessero sapere quanto maltolto hanno finalmente deciso di restituire al futuro delle generazioni che loro hanno scippato.
Ma voglio pensare positivo. E' vero che il vento è cambiato e forse rinforzerà tanto da spazzare ben bene il nostro cielo.
Quando accadrà, ricordiamoci di partire dalla priorità vera: il lavoro. Tutto il resto sarà meno difficile.

mercoledì 1 giugno 2011

Non ha mai offeso nessuno

Ieri sera, a Ballarò, Formigoni ha detto che il premier "non ha mai offeso nessuno"
Smentisco. il presidentedelconiglio, a me e ad almeno il cinquanta per cento degli elettori italiani, quelli che votano a sinistra, ha detto che siamo coglioni, che siamo senza cervello.
Ai giudici che sono un cancro, alla Boccassini che è una metastasi.
A Obama che è abbronzato, alla Carfagna che è debole e inesperta o, in alternativa, a De Magistris che è camorrista (altrimenti come interpretare la frase "con la Carfagna avremmo vinto ma abbiamo preferito non candidarla perché a Napoli c'è la camorra."?).
Agli italiani tutti ha detto che Ruby è la nipote di Mubarak e che, con la polizia, si era solo informato (e così è come se avesse dato degli imbecilli a tutti).
E anche il baciamano a Gheddafi, per quel che rappresenta, è stato un'offesa grave alla sensibilità di molti.
E, se mi ci metto, me ne ricordo parecchie altre, di offese.
Formigoni si è risentito quando lo studio di Ballarò non ha condiviso visibilmente la sua affermazione, ha detto che erano reazioni di parte.
Appunto.
La cospicua parte lesa.
Io, comunque, una prima festicciola stasera la faccio.
Quella grossa ci sarà quando l'Italia si sarà scrollata di dosso la gentaglia al potere e comincerà a tentare di risolvere i suoi problemi "con l'eleganza delle passioni" come dice Vendola.
Mi permetto di aggiungere "con l'umile saggezza dell'unità, del servizio".
Con buona pace di quelli che fanno i distinguo tra i candidati della sinistra vincente; con buona pace di quelli che dicono che Bersani è troppo serio in conferenza stampa (Ma io l'ho visto ridere della grossa, quando c'era qualcosa da ridere. Quanto ci vorrà prima di estirpare l'immagine odiosa del guitto di potere?).
Con buona pace di quelli che cercheranno di comprare altre coscienze in vendita.
Lavoriamo. Facciamo politica. Facciamo attenzione.

venerdì 27 maggio 2011

Germana

Il 24 Giugno, (repliche 25/26) alle 20,30, al teatro Calasanzio di Cornigliano, debutta MADRESANTA, una commedia che ho scritto per Germana Venanzini e che mi sembra bello fare con gli allievi della sua scuola, integrati da alcuni attori, dedicando l'allestimento a lei.
Non siamo, fortunatamente, i soli a ricordarla, a circa un anno dalla sua assenza sulle scene dell' "al di qua"; anche Roberta Alloisio e Paola Bigatto parleranno di lei al concerto Janua, che prende il nome dall'ultimo cd di Roberta e si terrà al Suq di Genova.
Spero che, prossimamente, si possa fare qualcosa, insieme alle persone di talento che l'hanno conosciuta, magari con cadenza annuale, qualcosa che tenga vivo il ricordo di questa meravigliosa amica, donna, attrice.
Se qualcuno passa di qui, io lancio l'idea di un premio dedicato ai giovani, perché Germana giovane lo è stata per tutta la sua vita.

martedì 10 maggio 2011

DIS CRIMINE

Il 24 Maggio il mio romanzo ILLEGITTIMO SOSPETTO fornirà il pretesto per una riflessione sulle discriminazioni e sui pregiudizi di vario genere.
Qui di seguito il link con tutte le informazioni necessarie per partecipare.

giovedì 5 maggio 2011

Disordine sparso

Napolitano ha tirato le orecchie alla sinistra.
Non è un problema. Anzi, per la verità, ho avuto la sensazione di un rimprovero, nelle intenzioni, costruttivo.
E, in ogni modo, il Presidente Della Repubblica ha diritto di esprimere il suo pensiero, con l'autorevolezza che gli deriva dal ruolo.
La questione è un'altra. E, mi pare, sempre la solita.
Bersani si amareggia e non concorda,
Veltroni è d'accordo.
Renzi si accoda alle critiche.
Fioroni dice che Di Pietro ci toglie credibilità, e via "tafazzando" (da Tafazzi, che se non l'avessero inventato Aldo Giovanni e Giacomo, giurerei che è un'idea del PD)
Io lo so che questa roba che scrivo la leggono in pochi, ma mi piacerebbe tanto arrivasse a lorsignori questa esortazione: "Per favore! Che siate d'accordo con una posizione politica qualsivoglia, o in disaccordo con essa, potreste imparare a rassegnarvi ad esprimere un parere, se non proprio univoco, almeno unitario nella sostanza?"
Io non so se le divisioni della sinistra siano così gravi e reali come sembra; in realtà credo che un qualche programma alternativo sul lavoro, sulla scuola, sul welfare, sull'ambiente, ci sia; (meglio di quel che non c'è adesso, ci vuole poco!) e, a spizzichi e bocconi, ho anche sentito delle proposte uscire dalla bocca del segretario; ma se perfino Napolitano chiede alla sinistra di rappresentare un'alternativa credibile e, il giorno dopo, la sinistra perde un pezzo di credibilità sulle parole di Napolitano, vuol proprio dire che ci piace segare il ramo sul quale stiamo seduti.

giovedì 14 aprile 2011

Ha pagato la nipote di Mubarak

Non ho detto che era la nipote di Mubarak.
L'ho detto perché ci credevo (e ho convinto anche il parlamento).
Non ho mai pagato una donna.
L'ho pagata (la nipote di Mubarak) per impedire che si prostituisse.
In un tempo piuttosto breve, le versioni contraddittorie fioccano.
Come sempre.
Ma non è il fatto che lui abbia una vita sessuale più o meno intensa, più o meno trasgressiva, a colpirmi di più.
E' il fatto che menta con tanta spudoratezza e a distanza tanto ravvicinata.
E' il fatto che arringhi le sue comparse sulle scale del tribunale, rendendo reale la scena di un film che si pensava fosse un po' eccessivo.
Sento dire, da più parti, che si dovrebbe smetterla di parlare di quel tizio e pensare ad altro.
Bel colpo!
Provate a sdraiarvi sotto una pressa e, mentre quella schiaccia, a pensare ad altro.
Forse, se siete molto bravi nel training autogeno, riuscirete a morire più sereni.
Ma, sotto una pressa, per morire si muore.

venerdì 1 aprile 2011

il mondo cambia

Anche i nostri governanti.
In peggio, incredibilmente.
Il ministro La Rissa, dopo essersi esibito nell'ennesima provocazione, ha insultato il presidente della Camera, salvo poi affermare, nonostante la prova tv, (come sui campi di calcio!) che il suo insulto non era indirizzato a Fini.
Era stato un altro filmato a smentirlo, non molto tempo fa, quando, dopo aver affibbiato un premeditato e soddisfatto pestone ad un giornalista, aveva preteso di non essere stato aggressore ma aggredito.
E pensare che lui, in televisione, è sempre così sensibile alle mancanze di rispetto, vere o presunte, nei suoi confronti...
Il magliaro di Arcore è andato a Lampedusa, ha promesso: sgomberi immediati, campo da golf, candidatura al Nobel dell'intera isola, defiscalizzazioni e zona franca, casinò e, buon peso, dice di essersi comprato una villa per diventare Lampedusano.
Il colmo è che la gente dell'isola lo ha applaudito.
Ma ce ne sarà stato uno che si è chiesto perché tutte queste cose non le ha fatte prima che Lampedusa si trasformasse in uno sconcio?
Ce n'è uno che si è domandato che cosa è successo delle analoghe promesse fatte agli Aquilani?
Uno che si interroga sulla sorte delle promesse fatte ai Napoletani?
E, dulcis in fundo, c'è qualcuno che si chiede come mai questo governo scelga di buttare via una barcata di soldi per non attaccare la giornata di voto sui referendum alle altre elezioni del 6 e 7 giuugno?
Il Corriere Della Sera parla di 400 milioni di euro gettati.
Potrebbero servire, in tempo di crisi, per esempio per ridare ossigeno ai fondi per la non autosufficienza che le regioni sono state costrette a tagliare, o per il trasporto pubblico locale, o per la cultura che si dovrà finanziare con l'aumento della benzina, o per la scuola, o per la ricerca, per il lavoro.
Insomma c'è l'imbarazzo della scelta.
I nostri cialtroni di governo, riconosciuti come tali ed estromessi ufficialmente ormai anche a livello internazionale, (vedi alla voce politica estera, capitolo Libia) scelgono invece di gettare via tutto quel denaro per non rischiare di essere battuti dalle scelte del popolo che forse, su temi macroscopici, potrebbe perfino diventare un po' più attento.
E se i cialtroni di governo cominciano a temere il dissenso di un popolo come questo, vuol dire che le loro porcate stanno diventando davvero grosse.

giovedì 3 marzo 2011

Manco da un po'

Sono assente giustificato.
Ho un po' di cose da fare.
Sto scrivendo un nuovo romanzo, PROGETTO EDEN (un brano è qui, in basso a sinistra), nato anche lui come una sceneggiatura, e mi sto occupando di un progetto teatrale in onore di Germana Venanzini.
Incidentalmente, firmo appelli a favore della scuola pubblica, vado a manifestazioni contro la banda di squallidi esseri al potere, capitanati dal pagliaccio bugiardone che baciò la mano a Gheddafi.
A proposito, ho letto che il colonnello avrebbe detto che l'Italia gli ha baciato la mano.
Nossignore, mi dissocio per la mia parte, e mi incazzo pure.
La mano te l'ha baciata un tizio, magari reduce dall'ultimo bunga bunga senza essersi lavato i denti, purtroppo, sì, italiano; ma l'Italia è un'altra roba.

martedì 25 gennaio 2011

furioso rabbioso

Ascoltando l'ultima indegna gazzarra televisiva provocata dal nostro ineffabile (caro Cetto Laqualunque, mi dispiace per te, ma sei stato superato), mi sono venuti in mente i versi del poeta Lodovico "Dirò D'Orlando in un medesmo tratto/ cosa non detta in prosa mai né in rima/ che per amor venne in furore e matto/ d'uom che sì saggio era stimato prima".
Vuoi vedere che l'Orlando Furioso costituisce un precedente letterario insigne al Silvio rabbioso?
No. La differenza sta enunciata negli ultimi versi trascritti; Orlando era stimato saggio, prima.
E, a ben vedere, il paladino perse la testa per una sola Angelica e non fu sorpreso mai a grufolare nel brago di molteplici tette e culi, cristiani e non.
In ogni modo ci sono le parole e i fatti, e qui il governo dell'insultare e del mentire cozza bruscamente contro il buon senso e le prove e le sue stesse azioni.
Non bastasse il problema giudiziario, ci sarebbe poi quello, enorme, etico, se qualcuno ancora afferra e digerisce questo vocabolo.
Come ha detto Zucconi, per esempio, con felice rappresentazione, chiunque si fosse presentato alla Casa Bianca accompagnato da Lelemora, probabilmente sarebbe finito a Guantanamo.
E che dire di un'altra a caso, la Santanche?
Una vera signora, con incarichi di governo, che deve aver frainteso il senso del motto in medio stat virtus.
Il paese, intanto, non migliora.
E a ogni secondo che passa con questi smandrappati al timone, mi brucia sempre di più la domanda: non è che, se non ce li scrolliamo di dosso, sarà perché ce li meritiamo?

martedì 18 gennaio 2011

La fidanzata

Gli operai della FIAT hanno accettato un accordo che li farà lavorare in condizioni peggiori.
L'hanno fatto perché l'alternativa era perderlo, il lavoro.
L'hanno fatto perché tutti; governo che faceva il tifo per la controparte, opposizione che si affannava a cercare giustificazioni, intellettuali e associazioni padronali, li hanno messi con le spalle al muro.
Soli.
Abbiamo un Paese senza pianificazione del lavoro, dell'istruzione, del welfare; senza futuro.
Navighiamo in balìa di una tempesta che sta cambiando il mondo intero, senza rotta, alla deriva.
E, in tutto questo, chi si dovrebbe occupare di progettare soluzioni; chi ci ricorda, ogni momento, di "rappresentare il popolo", che fa?
In tutto questo, chi dovrebbe governare, lancia un messaggio a reti unificate per dirci che ha la fidanzata.
In tutto questo, il Paese si interroga sulla identità della favorita.
Cercate dove volete: Benigni, Woody Allen, Albanese, non c' è satira o sarcasmo sufficiente a immaginare questa realtà, condita di Lelemora e Emiliofede.
Che cosa serve ancora perché un vecchio satiro straricco che si è comprato il potere e bevuto il cervello, circondato dall'interessato sostegno di persone che andrebbero subito a fondo se dovessero contare sulle proprie capacità e non sui suoi milioni, finalmente abbandoni la barra di questa bagnarola?
Sul serio la maggioranza degli Italiani pensa che le colpe siano di chi persegue i reati e non di chi li commette?
Sul serio questo paese è marcito così tanto in questi anni, da non saper più fare di meglio?
Un'ultima notazione per gli agnostici, quelli che alzano le spalle, scettici, forti della consueta minchiata: "Tanto sono tutti così".
Non è più possibile credere a una scusa tanto idiota.
Soltanto un cieco, un folle, potrebbe oggi ignorare il fatto che non sono mai stati tutti così.
Anzi, mai nessuno è stato così.
Ciampi non pagava minorenni, Prodi non faceva il bunga bunga, D'Alema non offriva case a una scuderia di puttane.
E se vogliamo andare più indietro, accomodatevi pure.
Non ne troverete uno che somigli a questi, che governano adesso solo un immenso postribolo.

domenica 16 gennaio 2011

comunicazione di servizio

Venerdì 4 Febbraio, al Teatro Hops di piazzetta Cambiaso, alle ore 18,30 ci saremo io, il mio romanzo DI SOLITO I PESCI NON MUOIONO ANNEGATI e alcuni amici sportivi illustri.
Chiunque fosse interessato è invitato e può documentarsi qui: http://www.liberodiscrivere.it/easyNews/NewsLeggi.asp?NewsID=811

credibilità

Marchionne ha vinto il referendum FIAT.
Tanto di cappello agli operai coraggiosi che hanno votato no per non cedere a un ricatto; nessuno avrebbe scommesso che fossero così numerosi.
Adesso possiamo tutti immaginare che le regole cambieranno anche per noi.
E' la prima volta che in Italia si accetta che un contratto esca dalle norme fino ad oggi condivise dalle parti sociali. Non sarà l'ultima, temo.
Non dovevano essere gli operai a rifiutare il nuovo sistema imposto; doveva essere la politica, governo ed opposizione, a prendere in mano una trattativa che vedeva le pretese di un padrone contrapposte non solo alla necessità di molte famiglie, ma anche a disposizioni che la politica aveva fin qui riconosciute come giuste e universali.
Invece sappiamo tutti come è andata. Gli operai (i più deboli) sono stati lasciati soli e chi doveva istituzionalmente fungere da arbitro ha fatto addirittura il tifo per il padrone.
Ora, la giustificazione alle pretese di Marchionne è che non si poteva fare altrimenti.
Forse è così.
Ma era lo stesso Marchionne, pochi anni fa, a dire che era inutile prendersela con gli operai perché il loro costo incideva sulla produzione solo per un 6/7 per cento (saranno così decisivi dieci minuti di pausa in meno?); era lo stesso Marchionne a sostenere che la ripresa dell'azienda doveva puntare su una serie di nuovi prodotti di cui non si è ancora vista l'ombra; è lo stesso Marchionne, soprattutto, a guadagnare cifre iperboliche anche in forza delle stock options, le azioni FIAT che detiene e che variano di prezzo indipendentemente dall'occupazione che FIAT garantisce, anzi, certe dichiarazioni e anche i licenziamenti, possono contribuire a far salire il titolo e, di conseguenza, a far guadagnare in un attimo a Marchionne milioni aggiuntivi.
Allora la questione è, ancora una volta, quella della credibilità.
Quel valore dimenticato per cui una persona è tanto più corretta e onorevole (so di adoperare termini arcaici) quanto più fa coincidere le sue parole alle sue opere; quel valore che rifugge come la peste i vari conflitti di interessi.
Marchionne non è credibile, ed è addirittura insultante, quando dichiara spudoratamente: "Io sono un metalmeccanico", dall'alto dei suoi milioni guadagnati a prescindere dai risultati aziendali.
Non è credibile la Gelmini, ministro della pubblica (per ora) istruzione, che parla di meritocrazia, esibendo tutta la sua arroganza, ed ha un curriculum di studi molto inferiore a quello di uno studente decente.
Non sono credibili i ministri legaioli che vorrebbero appartenere ad un'altra nazione.
Non è credibile il presidente del consiglio che spara, tra altre, la balla della nipote di Mubarak per obbligare la polizia a rilasciare una sua amica minorenne.
Ci sono purtroppo moltissimi altri esempi di come gli Italiani (la maggioranza di essi) sembrino vogliosi di vivere in un paese incredibile per tutti gli altri.
Incredibile nel senso di cui stavo dicendo: del tutto e colpevolmente mancante di credibilità.