da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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venerdì 30 novembre 2012

Grazie

Ieri ho presentato il mio nuovo romanzo alla Meridiana.
Ringrazio tutti gli intervenuti, Liberodiscrivere, poi Carla, Freddie, Diana, Valentina e Patrizia.
Credo sia stato un incontro piacevole in un posto accogliente; io, almeno, l'ho vissuto così,  e spero che quanti leggeranno  il mio libro passino qualche ora altrettanto piacevole in sua compagnia.

lunedì 19 novembre 2012

Presentazione

Qui di seguito il link al comunicato relativo alla presentazione del mio ultimo libro, il 29/11 alle 18.
Chiunque voglia partecipare è accolto con piacere.
http://www.liberodiscrivere.it/easyNews/NewsLeggi.asp?NewsID=1026

martedì 6 novembre 2012

Eccolo!

E' con grande piacere che annuncio a tutti coloro che passano di qui, che il mio ultimo romanzo, L'INNOCENZA E' LA VIRTU' DEI MORTI,   è acquistabile sul sito dell'editore, Liberodiscrivere (collana Il libro si libera); presso la sua sede di via Invrea 38 Rosso a Genova e, presto, nelle librerie.
E' il mio libro più lungo: un'avventura che supera le 300 pagine. Io che l'ho già letto mi sono entusiasmato per la copertina.
Ho tentato di scrivere una vicenda con più piani di lettura per chi cerca qualcosa di più spesso della solita storia esotica, in più ho adoperato un piccolo artificio tecnico, residuo della originaria veste di sceneggiatura, che spero stuzzichi il lettore.
Che vi devo dire? Compratelo e commentatelo. Ciao.


mercoledì 3 ottobre 2012

Distinguo

Andatevi a vedere il filmato dell'intervista al presidente dei costruttori residenziali di Lecco, esponente PDL, piazzato in carica (sono le sue stentate parole) "dal partito perché sono una persona perbene".
La persona perbene ha parcheggiato la Jaguar (una macchina per ricchi e, quindi, privilegiati)  in un parcheggio per disabili; quando un legittimo titolare del diritto espropriato ha chiamato i vigili che hanno, giustamente, multato la persona perbene, quest'ultima ha tagliato le gomme dell'auto del diversamente abile già soggetto alla sua inqualificabile prepotenza.
Vi basta?
C'è da soffrire ancora.
Questo mentecatto, questo inestimabile pezzo di merda (chiedo scusa ma nel mio lessico non c'è altro di più attinente alla sua condizione) ha sostenuto, sempre nella stessa intervista, di aver commesso "un errore tecnico" e di aver rassegnato dimissioni richieste ma non sentite, su cui, afferma, si potrebbe e si potrà discutere, perché bisogna distinguere: un conto è lo "sbaglio" commesso al culmine di un'incazzatura; altro è la sua gestione dell'associazione che presiede; insomma, in giro ci sono molte altre "persone perbene" che hanno fatto peggio (meglio?) di lui.
Ricavo da tutto ciò due riflessioni.
Primo: è vero a tutti i livelli; se accettiamo i distinguo, vuol dire che ci sta bene che i pezzi di merda continuino a fare i loro porci comodi perché la stronzaggine non è reato.
Secondo: la percentuale di esseri fatti come la "persona perbene" di cui sopra, è inversamente proporzionale alla percentuale di speranza che è lecito mantenere per il futuro di questo Paese.

domenica 23 settembre 2012

Ferie finite

Ferie finite da un pezzo, per la verità.
Dal ritorno, c'è stato il tempo di correggere le bozze del nuovo romanzo.
Adesso ho consegnato e siamo vicini alla pubblicazione di L'INNOCENZA E' LA VIRTU' DEI MORTI.
Non è un noir, questa volta, e non ha Genova come scenario.
Si tratta di un thriller piuttosto internazionale.
Anzi, per dirla in maniera più tradizionale, è un romanzo d'avventura.
Appuntamento alla presentazione. Non dovrebbe mancare molto. 

giovedì 9 agosto 2012

Amici Miei

A volte, navigando nel web, si incrociano le notiziemonicelli, quelle che, se sono autentiche, fanno ridere ma sarebbero da piangere, oppure fanno piangere anche se viene da ridere, fate un po' voi.
Un esempio di questo tipo di news è la passione che si vorrebbe scoppiata tra un celebre fotografo ed esperto di comunicazione e una politica rampante; si, insomma,  Fabrizio Corona e Nicole Minetti; l'informazione,  per quanto succosa,  non è però la migliore degli ultimi tempi.
La più monicelliana di tutte è quella che riguarda Umberto Bossi, che avrebbe dichiarato un traditore Alessandro Manzoni e un mattone I Promessi Sposi.
Ora, a parte che mi stupisco profondamente del fatto che un millantatore, millantato medico, che usciva tutte le mattine da casa con la valigetta per fingere di recarsi all'ospedale a svolgere un lavoro inesistente, mentendo alla moglie che, alla fine, l'ha scoperto nel più banale dei modi: andando a cercarlo sul lavoro, abbia ancora il coraggio di dare del traditore a chicchessia; a parte che mi sorprende il fatto che un ex velleitario cantante, un paesano da bar del profondo nord, uno di quelli che le sparano grosse e gutturali, sappia anche solo che Manzoni Alessandro sia esistito; a parte che questo rozzo individuo dal medio pronunciato e dalla pronuncia turpiloquente (mai sciacquato panni in Arno, il Bossi, tanto meno la bocca) dovrebbe anche accontentarsi del molto che è riuscito ad ottenere da platee evidentemente perfino peggiori di lui e rassegnarsi a una silenziosa ancorché livorosa vecchiaia; mi domando come qualmente sia possibile  che un ignorante di tal fatta, capostipite di prole bocciata non so quante volte all'esame di maturità, prima di essere brillantemente e rapidamente insignita di laurea albanese e, nel contempo, o giù di lì, assumere remunerate cariche pubbliche; mi domando dunque come l'Umba Umba possa ambire pure al titolo di critico letterario.
D'altro canto non vorrei che fosse caduto nell'ennesimo inganno famigliare, che, insomma, lui, di suo, abbia aggiunto solo la parte politica, concernente il tradimento, come una ciliegina sulla torta del giudizio letterario negativo  fornito dal figlio Renzo, ittico virgulto il quale, in quanto membro laureato, potrebbe a buon diritto avere espresso una valutazione che molti studenti hanno condiviso.
Prima di crescere. 

giovedì 2 agosto 2012

Ma perché sempre io?

Ve lo ricordate?
Se non sbaglio, una scritta del genere è stata esibita da Balotelli dopo l'ennesimo attacco della stampa scandalistica inglese a seguito dell'ennesima Balotellata.
Bastava non farla, la Balotellata.
In maniera analoga, sembra che la ministra Fornero abbia detto qualcosa del tipo: "E poi mi chiedo se tutte queste critiche non derivino anche dal fatto di essere un ministro donna"
Tranquilla, Elsa, chiunque, di qualsiasi sesso e colore, avesse avviato la tua riforma delle pensioni, avesse generato il pasticcio degli esodati, avesse reso più facili i licenziamenti dei lavoratori, avesse dichiarato che il lavoro non è un diritto (con l'aggravante di essere ministro del lavoro), sarebbe stato accolto da sonore pernacchie.
Non è perché sei donna, è perché fai delle minchiate che costano tantissimo a tantissime persone.
E' per questo e per la tua età non più giovane e inesperta, per l'importanza della carica che ricopri, e per la tua cultura, che sei molto meno giustificabile di Balotelli quando dici di non capire perché tanta gente ce l'ha con te.

lunedì 16 luglio 2012

quanti pesi e misure?

Sono stati condannati alcuni dei ragazzi che nel 2001 hanno messo a ferro e fuoco la città di Genova.
Pene toste.
Da più parti si invoca clemenza; molti di loro (tutti?) hanno cambiato vita, alcuni sono padri e madri, alcuni operano in attività meritorie.
Ho letto un'intervista al magistrato Anna Canepa, che sostiene la scrupolosità delle indagini e si dichiara certa che nessuno dei condannati sia finito sul banco degli imputati per caso; questa necessità di assoluta certezza  spiegherebbe anche il numero ridotto di imputati.
Sono d'accordo quasi su tutto, compresa la parte finale dell'intervista, quando la Canepa suggerisce di andare a rivedere i filmati di quella tragica giornata del G8.
Genova assistette a un episodio inaudito di violenza collettiva e prolungata, e chi di quella violenza fu parte attiva, da maggiorenne, era pienamente responsabile delle sue azioni.
Giusta la pena e giusta anche la severità.
Peccato che, dei giorni del G8, ci siano anche altri filmati, e che altri processi non si siano conclusi con condanne altrettanto esemplari.
Se è giusto dare otto anni di galera a un ragazzo di vent'anni che spacca vetrine, rovescia macchine, appicca il fuoco, ruba una vespa; quanta galera deve fare un poliziotto che, con l'aggravante di essere tutore dell'ordine pubblico, spacca teste innocenti, tortura, insulta, mistifica, fornisce falsa testimonianza, falsifica prove?
Quanta galera devono fare i suoi capi e mandanti?

martedì 10 luglio 2012

Progetto Eden

Progetto Eden è finito.
Adesso un po' di lavoro di rifinitura, ma con calma. E' Estate e fa caldo.
Magari butto giù qualche altro racconto.
Intanto vediamo che succede del progetto "Audiolibero" e del prossimo romanzo che dovrebbe uscire in Settembre.
Buone vacanze a chi le fa 

venerdì 29 giugno 2012

L'Italia è una Repubblica affondata sul lavoro

L'articolo 1 della nostra Costituzione lo conoscono anche i bambini:
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro"
Ci sarà un motivo se il lavoro viene citato proprio in apertura, come parte di una sorta di articolo madre, da cui discendono gli altri che, senza di esso, non potrebbero nascere.
E, poco più avanti, l'articolo 4 recita: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto."
Quindi, non solo riconosce, ma promuove il diritto.
Diritto che oggi la ministra Fornero, che, in qualità di Ministro del Lavoro ricopre proprio la carica preposta più di ogni altra emanazione repubblicana alla salvaguardia e alla promozione del diritto medesimo,  nega.
La presuntuosa professoressa forse, oltre alla Costutuzione, dimentica che senza il riconoscimento del lavoro come diritto, non avrebbe senso nemmeno l'esistenza di un Ministro ad esso preposto.
Per la verità, l'idea che Elsa si immaginasse più come un ministro del licenziamento dal lavoro, mi aveva già sfiorato, ma di cantonata in cantonata, mi pare che questa tecnica insigne abbia perso di vista gli scopi, se mai li ha avuti chiari.
Ora, è vero che quando imperava Cialtron Escort, il suo ministro del lavoro era lo sciagurato Sacconi che, tra le altre porcherie, ha tenuto fermi gli operai sotto la mannaia del maramaldo Marchionne, tra l'altro, senza nemmeno vergognarsi di plaudire alla novità dei contratti "contra personas", ma, via, non si potrebbe trovarne uno o una normale? Che almeno sappia che cosa è la Costutuzione, che cosa significa la parola "diritto", che cosa vuol dire "lavoro".
E magari, esageriamo, che conosca anche la fatica di vivere dei lavoratori.

mercoledì 20 giugno 2012

Evviva.

Sembra  che si debba esultare perché, in Grecia, la sinistra ha perso.
In buona sostanza, l'Europa (il mondo?) dovrebbe tirare un sospiro di sollievo perché i politici che hanno contribuito a portare quel paese al disastro, sono di nuovo in sella.
Mi sembra follia, ma ha una sua logica.
Finché il potere delle finanze bastarde e dei mercati maledetti sarà quello che detta legge, ci sta eccome che spinga per la propria conservazione.
In parole povere, una svolta verso un modo diverso di concepire l'Europa andrebbe contro gli interessi di questa Europa, fondata sul profitto e non sulla solidarietà, fondata sul principio, certo non di sinistra, che il guadagno sia svincolato dall'etica, accompagnato dall'idea che la destra ha della meritocrazia: chi è capace deve vivere al meglio delle sue possibilità e chi non ce la fa è destinato a perire.
Il colmo, la beffa oltre il danno è quindi insita nel fatto che a questa situazione di temporanea stabilità nella conservazione (reazione?), dovremmo perfino essere grati perché ci permette di prolungare un'agonia che vede coinvolti soprattutto (esclusivamente?) quelli che non l'hanno meritata.

mercoledì 30 maggio 2012

Dall'acqua nasce l'anima

Si tratta di un concorso letterario nazionale, che ha visto la partecipazione di 260 racconti.
Il mio "Il pozzo e il pneuma" non si è classificato tra i primi tre, ma è stato segnalato tra gli altri dieci meritevoli di menzione e, credo, pubblicazione.
Ne sono contento, e ringrazio i componenti della giuria.
La premiazione il giorno 8 Giugno, alle 18, a Palazzo Ducale, nell'ambito del Festival Della Poesia.
Se passate di lì...

sabato 19 maggio 2012

Assassini vigliacchi

Credo che sia difficile la comprensione delle menti che progettano ed eseguono  un gesto vigliacco capace di uccidere una ragazza di sedici anni, innocente e ignara, davanti a una scuola.
Perché? Per perseguire quale disegno? Non ne esistono di così enormi da superare l'importanza della vita di una ragazzina.
Se mai ha una giustificazione la parola "mostro", penso che la si possa spendere in questo caso terribile; si tratta di un mostro depravato e laicamente sacrilego, che si ciba di sangue giovane e futuro.
Più probabilmente, si tratta di una pattuglia di mostri: alcuni pianificatori con neuroni, altri esecutori privi di neuroni; non riesco nemmeno a immaginare un unico cervello così perverso da pianificare ed eseguire un evento simile.
Ed è vero che fatti del genere, purtroppo, avvengono nel mondo più lontano, nella nostra quasi indifferenza; ma è pur vero che nel nostro Paese non c'è dittatura o guerra dichiarata o instabilità tale da fornire spazio a stragisti di bambini.
Almeno, non c'erano fino ad ora.
E' comunque uno strano Paese, il nostro; capace di indignarsi più per una ventilata tassa sugli animali domestici che per il pasticcio degli esodati o l'ignominia della incapacità di approntare una legge contro la corruzione.
E' un Paese che sembra aver dimenticato come, nel 1993, attentati di mafia contro persone inermi ed edifici simbolici, ottennero che lo Stato si piegasse alla trattativa.
Può darsi che la criminalità organizzata abbia nuovamente qualcosa da chiedere e ricordi, lei sì, che questo è il modo per ottenerla.
Come può darsi che il nostro Paese, mai debole come in questo momento, mai disunito come in questo momento, dal dopoguerra, sia la preda ideale non solo per gli avvoltoi della finanza speculativa, che volteggiano sull'Europa intera, ma anche per i criminali organizzati e cruenti, quelli che, per dirla alla Grillo, "affamano la gente meno della politica", anche se forse ammazzano una ragazza di sedici anni perché nella debolezza dello Stato sanno di poter portare un assalto efficace. 
E potrebbe anche darsi che questo sia un attacco mosso dal terrorismo, che sta ritrovando, anche lui, punti deboli in cui affondare.
Io sono stato alla manifestazione organizzata ieri, nella mia città, contro il delirante attacco ad un uomo indifeso.
Eravamo tremila. Meno di quanti mi aspettavo, meno di quanti sarebbe logico aspettarsi se davvero vogliamo vincere questa battaglia contro le forze che sbarrano il passo alla speranza di un futuro normale.
Soprattutto mancavano i giovani, quei giovani che vivono di insicurezze e precarietà e che, da oggi lo sappiamo, possono anche morire di bombe vigliacche.
Corruzione, terrorismo, criminalità organizzata, sono i figli maledetti di una illegalità diffusa e di una carenza sempre maggiore dei valori che hanno fondato la nostra società, riportati per iscritto nella nostra Costituzione.
Bisogna che i giovani prendano coscienza del fatto che questi tre macigni pesano sul loro futuro e vanno sgretolati senza esitazioni; bisogna che quelli che questa coscienza già ce l'hanno glielo spieghino.
Se è una guerra, soltanto uniti possiamo fare la nostra Resistenza.

lunedì 7 maggio 2012

sparano

Non si sa ancora quale sia il movente dei proiettili sparati alle gambe dell'AD di Ansaldo Nucleare, al quale va tutta la mia solidarietà.
Quello che so è che, a Genova, cose del genere le ho già viste cominciare quaranta anni fa.
Credo da sempre che, in una democrazia, il tentativo di eversione, la lotta armata siano scelte folli o criminali.
La democrazia è fatta proprio per permettere avvicendamenti fisiologici degli uomini e delle idee, con percorsi codificati, di  libero accesso e incruenti. 
In democrazia vince l'idea più forte, non la pistola più veloce o l'arma più potente, quelli sono strumenti della dittatura.
Quello che mi preoccupa, oggi, è che la follia e la criminalità trovano sempre terreno fertile nella disperazione e, se mi guardo intorno, il tasso di disperazione nel Paese (e in Europa) è molto più alto di quaranta anni fa.

sabato 5 maggio 2012

questione di parametri

Ci sono notizie che si sperano fasulle.
Ma questa è la seconda volta che la leggo e, nonostante la sua enormità, non mi risulta smentita.
Temo allora che sia vera.
Monti avrebbe dato risalto ad una classifica di suicidi derivati dalla crisi, classifica che vedrebbe l'Italia sopravanzata dalla Grecia.
Se ne ha parlato, evidentemente, ritiene il parametro indicativo di una migliore condizione del nostro Paese rispetto all'Ellade.
Ecco quindi che, oggi, i suicidi per disperazione entrano a far parte ufficialmente di una qualche statistica che definisce il benessere di una nazione.
Come il PIL, come il debito pubblico, un parametro cinicamente esaminato dalle società di rating, dagli investitori internazionali.  
Abbiamo salito un altro gradino verso il mondo che vogliamo? O l'abbiamo sceso?
Chissà che il nostro governo non gioisca moderatamente, aspettandosi  un mercato delle bare e delle esequie in controtendenza, per la ripresa della domanda interna; e, magari, un miglioramento della bilancia dei pagamenti per l'aumento delle esportazioni di casse in legno economico verso la Grecia. 
Questo sarebbe un altro  "effetto collaterale" della politica che continua a sottrarre ai poveri, cercando di non scontentare troppo i ricchi; una politica che appare sempre di più spietatamente dedicata al miglioramento delle condizioni di vita di chi vive già bene, anche al prezzo di vite altrui.
In questo senso sembrano andare anche le nomine di Bondi, chiamato a studiare ulteriori tagli; Amato, pensionato da trentaduemila euro al mese, e Giavazzi, liberista convinto.
Invece il ministro Riccardi ha detto, più o meno,  che è ora di fare qualcosa per il disagio sociale che si sta manifestando.
Ah, bene, si vede che quando hanno tagliato le pensioni dei poveracci e creato gli esodati, e aumentato a dismisura le tasse, e manomesso l'art. 18, non sapevano che il disagio si sarebbe manifestato, l'evento li ha colti di sorpresa. 
Bisogna fare qualcosa per il disagio sociale. E' giusto. Meglio tardi che mai.
Ah, se i suicidi passati avessero avuto un po' più di pazienza! 
E i candidati al suicidio attuali, che aspettino ancora un poco in cima al cornicione o sullo sgabello o col dito sul grilletto, non vorranno mica che la Grecia risulti meglio di noi nella classifica avulsa.
Un po' di amor di Patria, che diamine!

giovedì 12 aprile 2012

Complessi di colpa

Se è vera la notizia, il Fondo Monetario Internazionale è preoccupato perché rischiamo di vivere troppo a lungo, noi che fruiamo del welfare.
Da che mondo è mondo, l'uomo ha sempre aspirato a un miglioramento delle condizioni di vita, e proprio questo è sempre stato il senso e la molla del progresso: vivere meglio e più a lungo.
Oggi, il progresso della finanza fa distinzioni. Per pochi è ancora così: progredire significa migliorare e allungare la vita.
Noi "altri", invece, ci ha già fatto sentire in colpa come genitori nei confronti dei figli: "le generazioni di anziani rubano il futuro ai giovani" è uno slogan recente. Poi ci ha fatto sentire in colpa come lavoratori perché "non si può andare in pensione così presto".
Adesso dovremmo avere il complesso di colpa anche per un'eventuale sopravvivenza eccessiva.
Tutto questo, come dicevo, riguarda la parte della società che necessita dello stato sociale, che poi è sempre la solita; quella tartassata, quella che deve fare i sacrifici necessari per la crescita altrui, quella che, per sentirsi in pace con se stessa, sarebbe meglio lavorasse sottopagata e morisse prima di andare in pensione, utilizzando il periodo fertile per fare figli che alimenteranno in futuro il mercato degli schiavi, probabilmente ignoranti, dato che questo progresso prevede che non ci si possa più permettere di garantire a tutti l'istruzione.
Tutto ciò non riguarda chi dello stato sociale può fare a meno.
Il progresso del nostro meraviglioso capitalismo, quindi, ci propone un magnifico disegno medievale, dove ricchi vegliardi, nobili e istruiti, potranno contare su una servitù sterminata di vassalli, valvassori, valvassini, e servi non più della gleba ma del mercato, preferibilmente stroncati nel fiore degli anni per garantire il ricambio.
Pare che la Fornero stia studiando una riforma che prevede, a fronte dell'abolizione dell'articolo 18, il reintegro dello ius primae noctis.
Monti dice che così gli investitori internazionali accorreranno a frotte.

domenica 1 aprile 2012

cattivi maestri.

Sallusti, Ferrara, Belpietro.
Tre fra i maggiori esponenti della indegnità di stampa.
Ieri, a Tv Talk, ho sentito il primo che arringava lo studio sostenendo che fare oggi un film sulla strage di piazza Fontana, è un operazione storico-didascalica, assimilabile in qualche modo a Il Gladiatore (no, non quello di Gladio, interpretato da Cossiga; il film con Russel Crowe), diceva, il moroso della Santanché, che un'operazione del genere era inutile per comprendere le dinamiche dell'Italia moderna, e di nessun interesse per i giovani, sotto questo profilo.
Ferrara ha fatto di meglio, intitolando un suo pezzo con la consueta eleganza: Che palle la strage di Stato.
Questi qui, insieme al loro degno compare dalla mascella prominente, sono gli stessi che dopo aver passato anni a fare cassa di risonanza al presidente del consiglio più amato da alcune italiane e sedicenti egiziane, adesso prendono le distanze da alcuni suoi "errori" che identificano con la stessa frequenza con cui prima applaudivano ogni suo gesto, compresi, e soprattutto, quelli inqualificabili.
Adesso qualcuno dovrebbe dirglielo, però, che c'è un limite oltre il quale fondono perfino le facce di bronzo.
Io ho 57 anni, ne avevo 14 quando scoppiò la bomba di piazza Fontana; 25 quando saltò per aria la stazione di Bologna; 46 quando a Genova ci fu la mattanza del G8.
Bisogna spiegare ancora che c'è un filo rosso che lega questi fatti ed altri, criminosi, a pezzi corrotti e deviati dello Stato?
Bisogna convincere ancora qualcuno del fatto che questo filo purtroppo non si è mai spezzato e che quindi potrebbe legare altre vicende terribili in futuro, così come è successo, ripetutamente, nel passato?
E' forse inutile sollecitare i giovani perché si impegnino a conoscere quanto più possibile delle origini di quel gomitolo maledetto, e chi chi lo manovra, per renderlo inoffensivo al più presto?
Le teorie di Sallusti e Ferrara sono così manifestamente fasulle che ci si potrebbe ridere su se fossero solo la macroscopica idiozia che possono sembrare.
In realtà, gente come quella è tutt'altro che inconsapevole e, a dar retta a loro, quel filo continuerà a rimanere nascosto, pronto a strangolare il Paese di nuovo, alla prima occasione.
Viene perfino il sospetto che esso leghi anche loro.

venerdì 30 marzo 2012

dittatura del mercato

Due uomini si sono dati fuoco, di recente; a quanto pare, ridotti alla disperazione dalla crisi che li ha resi poveri e senza speranza.
Credo che sia corretto pretendere l'onestà di non strumentalizzare tragedie di questo tipo, e tuttavia, è necessaria anche la lucidità che permette di vedere come, al di là di ipocrisie e frasi di circostanza, fatti del genere siano considerati sempre di più "effetti collaterali" dai nostri perversi signori: I Mercati.
I segnali ci sono tutti.
Gli atti politici, in Europa, (ma anche nel mondo) sono al servizio della balla colossale della crescita infinita, e sull'altare di questa teoria fasulla (non c'è niente, nella realtà, che cresca all'infinito) bruciano denaro, risorse ed esistenze.
L'esempio ce l'abbiamo davanti tutti i giorni: possiamo fare sacrifici enormi, ma se lo spread sale, cioè, se i Mercati non sono abbastanza convinti, il denaro risparmiato si brucia in un batter d'occhio.
E, naturalmente, i Mercati non si muovono secondo equità o giustizia, ma solo ed esclusivamente secondo profitto, quindi ogni transazione risponde solo alla ricerca del guadagno; come a dire che se fosse conveniente affossare un'azienda o uno Stato per far guadagnare un gruppo di grandi scommettitori, i Mercati non verserebbe una lacrima, anzi.
I Mercati sono un po' come quell'imprenditore la notte del terremoto all'Aquila, quello che rideva pensando alla ricostruzione, ricordate?
Allora ci siamo indignati tutti per una cosa che accade ogni minuto, sui Mercati.
Anzi, lì se i terremoti non arrivano, c'è chi si dà da fare per provocarli.
E allora che senso ha correre virtuosamente dietro a qualcosa che si avvicina o si allontana indipendentemente dalla nostra volontà?
Fornero ha detto che non è stata chiamata a distribuire caramelle. Come a dire che tutti i poveri generati dalla riforma delle pensioni si devono rassegnare all'unico conforto delle sue lacrime.
In nome di che cosa?
Non di un futuro migliore, no. Del capriccio dei Mercati che, se produrranno ricchezza, non la distribuiranno certo a loro.
Monti ha detto che le aziende hanno paura di assumere perché non possono licenziare, mostrando, una volta di più, che l'unica speranza di questa "riforma del lavoro" è quella di una turnazione dei disoccupati, senza aumentare di una unità i posti di lavoro.
D'altra parte, altri esponenti del nostro governo affermano che è nell'interesse delle aziende non licenziare e che la facilitazione nei licenziamenti non verrà sfruttata. In tal caso non si capisce la ragione dell' irrigidimento su una variazione normativa che, nella migliore delle ipotesi, esporrà i lavoratori a ulteriori ricatti.
In ogni modo le due teorie sono in aperta contraddizione.
E' davvero il caso di valutare se non esista una strada alternativa.
Se questi stramaledetti Mercati pretendono di far crescere il benessere di pochi a discapito della sopravvivenza dei molti, come è stato finora, forse è il caso che i molti li mandino a quel paese, loro e i loro sacerdoti, tutti quelli che costruiscono riti, filosofie, motivazioni che fanno della finanza una specie di religione del profitto ad ogni costo, libera dall'ingombro dell'etica e delle persone superflue, quelle che non hanno potere, parola, diritti, perché non hanno accesso ai Mercati.
Come ci siamo arrivati?
Con la destra.
Con l'egoismo, con la competizione spietata, con l'idea che solo i migliori meritino di sopravvivere. Con i governi forti con i deboli e deboli con i forti, mica per cattiveria, per formazione culturale.
I governi composti da persone che non hanno un problema al mondo a giudicare utile per "la comunità" un provvedimento di cui altri, infinitamente meno agiati di loro, pagheranno il costo.
Sarà anche demagogia, ma io mi domando che ne sa dei problemi di un operaio o di un pensionato a seicento euro al mese, terrorizzato da ulteriori provvedimenti restrittivi, la pelle e la pancia di chi decide, dall'alto dei suoi ben remunerati incarichi, che quell'operaio e quel pensionato fanno solo parte di un numero di persone destinato a fare altri sacrifici.
Eppure, anche questa è la logica dei Mercati.
Una logica aberrante che ritiene possibile e normale un'economia sorda ai bisogni della maggioranza delle persone.

venerdì 23 marzo 2012

Tutti in classe.

Uno dei problemi dei professori è che tendono sempre a impartire lezioncine, e, per essere più efficaci, ad illustrarle con dimostrazioni che anche gli alunni più sprovveduti possano capire.
A volte però hanno la sfortuna di incappare in studenti meno sprovveduti di quel che essi vorrebbero.
Oggi ho beccato CoccoFornero (o Fornedrillo, se preferite), su un'emittente televisiva, mentre, con un fascio di fogli in mano e un sorriso a piene zanne, catechizzava: "Vedete, questa è la riforma." Poi indicava poche righe del documento: "E questa è la parte che riguarda l'articolo 18".
Come ad avvalorare la tesi che la normativa sui licenziamenti facilitati non meriti tutta questa attenzione, perché si tratta di pochissima cosa nel mare magno dell'articolato.
Quantitativamente è senz'altro così.

Cara Elsa, io ti stimo moltissimo, penso che tu sia una donna intelligente, piena di risorse, sinceramente dedita al ruolo che il Paese ti ha assegnato. Ritengo che le tue intuizioni siano geniali e che ci porteranno prestissimo sul sentiero luminoso di una crescita inarrestabile, una situazione in cui la disoccupazione crollerà e i giovani avranno lavoro a profusione, mentre i loro padri e i loro nonni potranno godersi una vita lavorativa arricchita da esperienze disparate e una vecchiaia serena e libera da ogni preoccupazione.
Credo fermamente in tutto questo.

Però, se ti incontro in un vicolo, ti prendo a calci nel culo.

No, signora maestra, non si offenda, ho fatto un altro esempio giusto per vedere se ho capito, per dare l'idea di quanto possa essere più determinante, a volte, la parte quantitativamente più esigua di un discorso.

martedì 20 marzo 2012

l'intelligenza offesa

Mi disturba parecchio essere preso per scemo.
E non saprei come altro definire l'atteggiamento di Monti e Fornero quando parlano (ancora!) di equità e di interesse del Paese.
Quale Paese? E quale equità?
La riforma del lavoro, nella migliore delle ipotesi, sembra funzionare come una turnazione perversa.
Posto che, davvero, generasse più posti per i giovani, si tratterebbe di quelli liberati dai licenziamenti dei lavoratori anziani, resi più facili dall'eufemismo della "maggiore flessibilità in uscita". Licenziamenti che, in forza del rapidissimo innalzamento delle pensioni, lascerebbero privi di qualsiasi tutela i "lavoratori in uscita" dal momento della loro estromissione fino al compimento del 67 anno di età (salvo ulteriori innalzamenti)
Il saldo dei posti di lavoro, quello dei disoccupati, quello della crescita, non cambierebbe.
Probabilmente per le aziende sarebbe meglio disporre di una forza lavoro più giovane; per le possibilità di sopravvivenza, gli anziani sarebbero invece svantaggiati.
Monti, per la verità, qualcosa di chiaro l'ha detto, quando ha asserito che la riforma del lavoro è coerente con quella delle pensioni.
E anche un esponente di confindustria, questa sera, ha candidamente ammesso che questa riforma deve permettere l'uscita di quei lavoratori che non potrebbero andarsene, visto l'allungamento dell'età pensionabile.
Camusso l'ha spiegato bene, e semplicemente: ognuna delle azioni portate a termine da questo governo è andata contro gli interessi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
E allora dovremmo pensare che gli interessi del Paese vadano contro gli interessi della sua parte economicamente più debole, oppure dovremmo ritenere che lavoratori dipendenti e pensionati siano contro gli interessi del Paese, forse rappresentati meglio dagli imprenditori, dai politici, dal mercato e dal capitale?
La verità è che spacciare tutta questa attività che penalizza una parte non piccola del Paese per equità, e continuare a fare appello al nostro senso di responsabilità, data la gravità del momento, è come toglierci la speranza, trattandoci anche come poveri imbecilli.

martedì 13 marzo 2012

si chiude

Lavoro, dieci giorni e si chiude.
Mi piacerebbe essere Vauro o Ellekappa o un altro grande disegnatore perché il titolo di oggi di Repubblica è una magnifica didascalia.
Provo a descrivervi quello che disegnerei, e conto sull'immaginazione.
Una fabbrica. Con una saracinesca che la Fornero sta cercando di tirare giù oltre la metà, mentre la Camusso, vestita in tuta blu, cerca di infilarsi nel varco.
Nel frattempo, Angeletti e Bonanni fronteggiano una schiera di operai, allargando le braccia in un gesto di impotenza, e, dall'alto, su un monte, Bersani osserva da lontano.
La realtà è che la Fornero, in prossimità di una riforma che riguarderà soprattutto i lavoratori dipendenti che hanno i salari più bassi di Europa e sono stati velocemente già vessati da una riforma che ci porta a un'età di pensione tra le più alte d'Europa, si permette di parlare di privilegi da togliere.
Ora, capirei se stesse trattando di pensioni d'oro, di stipendi dei politici, di corporazioni, ma no; il nostro coccodrillo dalla lacrima digestiva si riferisce proprio agli ammortizzatori sociali, all'articolo 18, alle tutele rimaste ai soliti noti, insomma.
I quali soliti noti si dovrebbero pure sentire in colpa per la loro "fortuna".
E qual è dunque il sistema più rapido e redditizio per unificare? Non certo estendere i diritti a chi non li ha, ma toglierli a quelli che se li sono conquistati.
Sospetto che la Fornero, privilegiando un punto di vista strettamente mercantile, teorizzi che un ritorno alla schiavitù migliorerebbe di molto la crescita del Paese.
E allora l'equità è sempre più lontana, l'amoralità del mercato e l'impotenza della politica sono sempre più evidenti.
A questo punto, gettassero la maschera.
Governo tecnico di destra, spiccatamente orientato al mercato, con buona pace delle famiglie dei poveracci che si dovrebbero vergognare dell'anacronistico privilegio della sopravvivenza.
E buona notte all'equità.

martedì 28 febbraio 2012

Il corpo e l'anima(ccia)

Parliamo un po' di Grecia. E di Europa.
Siamo qui a discutere se i Greci (troppo comodo parlare di Grecia e basta) meritino o no gli aiuti che li facciano uscire da una situazione terribile. Cincischiamo, scherziamo col fuoco di una possibile guerra civile, mentre aumentano i senza lavoro, i senza tetto, i senza speranza.
Se continuiamo così, oltre a rischi di ordine pubblico che sembrano circoscritti ai nostri vicini, ma io sospetto che si possano allargare, forse i Greci entreranno anche a far parte dell'immigrazione disperata che tanto disturba l'Europa benestante.
Uno dei ritornelli che ho sentito, ogni volta che l'Europa ha imposto a quelle famiglie sacrifici sempre più disperati è: "Pagano per anni di dissolutezza economica."
A parte il fatto che, come succede quasi sempre in questi casi, quelli che pagano non sono probabilmente quelli che hanno provocato il danno, io credo che dovremmo chiederci come vogliamo essere Europa.
Fino ad ora siamo stati un organismo sovranazionale che ha abborracciato una specie di unione monetaria, attraversato da nazionalismi e competizioni per la supremazia, dove i più ricchi e i più forti dettano legge e gli altri subiscono.
Se queste sono le regole, bé, la storia ci ha insegnato che non portano a niente di buono. Oggi come oggi le guerre degli eserciti sono state sostituite dalle guerre del mercato, ma anche queste fanno vittime e invasioni e conquiste, al punto che potrebbero perfino preparare la strada a biechi ritorni.
Io credo che se cominciassimo a pensare all'Europa come a un corpo, saremmo invece sulla buona strada.
Facciamo che io sono l'Europa e la Grecia è il mio dito mignolo.
Se mi fa male un dito mignolo, dico che è colpa sua, me lo taglio, o cerco di curarlo perché fa parte di me e, in ultima analisi, in quanto dito mignolo mi piace e mi serve?
Quale anima nera sarebbe così stolidamente crudele da punire la propria caviglia perché ha preso una storta?
Muzio Scevola fece qualcosa del genere, ma restò irrimediabilmente monco.
Adesso passiamo ai Supermario Brothers.
Draghi fa sponda a Monti e dice che, in Europa, dobbiamo ridimensionare un welfare che frena lo sviluppo.
Ma che sviluppo è, senza welfare?
Se sviluppo significa, sempre di più, che i meno fortunati o abili devono soccombere, se lo sviluppo è quello dei Marchionne, uno dei manager più pagati in Europa che minaccia, un giorno sì e l'altro anche, di affamare migliaia di famiglie in nome dello sviluppo suo e di pochi eletti, se sviluppo e welfare sono antitetici (e io credo di no), se davvero si impone una scelta, suggerisco di ridimensionare lo sviluppo e lo stipendio dei Marchionne, e di tenerci il welfare.


7 marzo

Segnalo un'iniziativa simpatica del mio editore. Informazioni al link: http://www.liberodiscrivere.it/easyNews/NewsLeggi.asp?NewsID=940

giovedì 23 febbraio 2012

l'alfabeto del pirla

Sono io.
Il pirla.
Faccio la solita doverosa premessa: tra questo governo e il precedente ci sono distanze siderali; c'è intelligenza dove non ce n'era; serietà e credibilità dove mancavano; capacità di analisi e sintesi prima sconosciute.
Ciò detto, vado a fare i miei compiti.

F come Fornero.
La ministra mi fa venire in mente quella filastrocca per bambini "il coccodrillo come fa? Ta ta ta ta..."
Fa come lei. Piange appena mangiate in un rapidissimo boccone le pensioni dei pensionati e le speranze dei pensionandi.
E io, da buon pirla, ho creduto al suo dolore sincero, senza capire che lei, da buon coccodrillo, ha avuto soltanto una digestione difficile.
Tant'è che il ricordo dell'imbarazzo non le ha tuttavia impedito di accingersi a divorare l'articolo 18 e le tutele dei lavoratori, con o senza la loro disponibilità.
C'è da capirla, con tutta la buona volontà, è difficile che una gazzella sia disponibile all'invito a pranzo di un cocco.

S come Severino.
Sarà anche vero che con le sue tasse ci si paga un ospedale, ma se andiamo a prendere i suoi sette milioni lordi e li dividiamo tra duecentocinquanta operai, otterremmo un reddito annuo pro-capite di poco meno di trentamila euro lordi. Pagate le tasse, l'ospedale ci esce lo stesso con il contributo di tutti.
D'altra parte che cosa aveva detto quell'antico comunista, a proposito di ricchi, cammelli, e aghi?
Ma io sono un pirla, è solo demagogia di sinistra.

M come Monti.
Lo so, non rispetto l'ordine alfabetico, ma questo è l'alfabeto del pirla.
Il boss, dunque, è stato velocissimo a correre ai ripari scaricando il peso delle prime riforme emergenziali su lavoratori dipendenti e pensionati.
Il resto, diceva, verrà dopo, nel segno dell'equità.
Ci ho creduto, indovinate perché.
Ebbene, il dopo è arrivato e, mentre per le pensioni è bastato un batter d'occhio, le liberalizzazioni e l'ICI ecclesiastica (tanto per dirne due), paiono incontrare difficoltà molto difficili da superare.
Stavolta però non ho sentito nessuno dichiarare che il governo andrà avanti con o senza il consenso delle controparti.

V come Veltroni.
Date queste premesse, se è vero che Walter ha dichiarato che non si può lasciare il governo Monti alla destra, soltanto un pirla come me può aver creduto al suo discorso pre-elettorale di qualche secolo fa, quando lui era il candidato premier della sinistra.
Ma per la miseria, Walter! Ma questi, per bellini e presentabili che siano, ti pare che siano recuperabili alla causa della sinistra? A meno che tu non voglia cambiare causa...
Provo con una metafora.
Noi stiamo nuotando da decenni in un'acqua sozza e agitata (il sistema governato dall'amorale mercato), e questi ci danno una possibilità di rimanere a galla perché quest'acqua, lurida e tumultuosa, la conoscono benissimo e ci si sanno muovere in mezzo meglio di chiunque.
Quelli di prima, invece, indipendentemente dalle loro conoscenze fecali, ci avrebbero affogati volentieri per salvare solo se stessi.
Nè gli uni né gli altri, però, hanno in mente il barlume dell'idea di ripulire l'acqua e di costruire porti sicuri per piccole barche.
Per fare questo ci vorrebbe un po' di politica nobile e innovativa, che, per ora, pare un ossimoro.
E allora, cosa ne diresti, Walter, se ti dessimo retta e organizzassimo uno scambio: il governo Monti passa alla sinistra e tu ti accasi a destra.
Tutto sommato, forse, aiuterebbe, e il tuo sacrificio sarebbe meno pesante del loro.

martedì 14 febbraio 2012

post scriptum

La Pinotti, almeno, dichiara di essersi accorta di avere sbagliato a pensare, come ha sbandierato in più occasioni, che questo fosse "il suo momento".
La Vincenzi, invece, che tanto aveva saputo mostrare dignità e attributi nella gestione del dopo-alluvione, mettendoci la faccia e l'impegno, è tornata a comportarsi da preside isterica, dando, nella sconfitta politica, il peggio di sé.
Ha le sue attenuanti, poveretta, l'hanno obbligata a una prova che avrebbe fatto girare le balle anche a un santo.
Resta il fatto che la sua uscita di scena, con accompagnamento di veterofemminismo e piagnisteo sulla persecuzione, non è molto onorevole.
Basso (segretario regionale PD) e Rasetto (segretario provinciale) annunciano dimissioni.
Bersani dice, correttamente, che bisogna sostenere Doria e, capziosamente, che non si dovevano presentare due candidate del PD.
Ora, tutto questo va a conferma di alcune mie riflessioni.
1 Esiste il fondatissimo pericolo che la sinistra, a Genova, replichi il suo vezzo suicida.
Qual'è, infatti, la "tragedia" di queste primarie? Che ha vinto, inevitabilmente, uno di sinistra.
Non è stato presentato dal partito. E allora? Non abbiamo perso nulla, a sinistra, anzi, abbiamo avuto l'occasione di testare la vicinanza (lontananza) degli elettori, e dato al PD il tempo di correggere gli errori senza aver consegnato alcunché all'avversario.
Il partito faccia tesoro dei voti andati a Doria e si adoperi per farlo vincere non contro la Vincenzi o la Pinotti o il PD medesimo, ma contro la destra. E' nelle elezioni del sindaco che gli sbagli possono costare cari.
In quest'ottica, le dimissioni del day after sono utili soprattutto ai titoli dei giornali e all'isteria collettiva.
Vinciamo davvero, prima. E dopo, magari, facciamo i conti.
2 Io sostengo che Doria non si è presentato contro il PD; a questo punto mi tocca però mettere in conto che un po' di PD sia contro Doria. (stupidaggine gigantesca!)
3 Caro Bersani, forse il problema, più che riguardare il numero delle candidate, concerne la loro qualità.
4 Se davvero Basso, che ha 36 anni, e Rasetto, che appare ancora più giovane, hanno sbagliato, con una strategia rivolta più alla famosa autoreferenzialità della sinistra che alle vere esigenze della città, questa è la prova provata che le minchiate, in politica, non sono appannaggio esclusivo degli anziani, come qualche rottamatore vorrebbe far credere.
In realtà, l'atteggiamento fin qui tenuto da alcuni quadri, locali e non, del partito tende a dimostrare che le minchiate sono come gli angeli: non hanno età né, a quanto pare, sesso.
5 Resto così ottimista da ritenere che, a Genova, la sinistra si debba impegnare di più, se vuole perdere il sindaco, però, mi pare davvero il momento di smetterla; abbiamo in cascina minchiate sufficienti per i prossimi dieci anni, se ne sentissimo la mancanza.

lunedì 13 febbraio 2012

e una.

Marco Doria ha vinto le primarie del centro-sinistra, a Genova.
Sono contento, è il mio candidato.
Adesso però deve vincere anche le elezioni del sindaco e, per questo, sarà opportuno darsi una regolata.
Giornali e televisioni hanno fornito approfondimenti di ogni tipo, interviste e commenti di chiunque.
Alcune analisi mi preoccupano perché sembrano fatte apposta per fare danni.
Intanto, certi quotidiani presentano Doria come il candidato di SEL. Falso. A me risulta che Marco Doria sia un indipendente che SEL ha deciso di appoggiare successivamente alla sua candidatura.
Con tutto il rispetto per quel partito, di cui condivido molta politica, non mi pare onesto voler connotare una candidatura apartitica come altra cosa, magari attizzando polemica con altre formazioni della sinistra.
Un altro dei temi preferiti è che Marco Doria si sia candidato contro il PD e che contro il PD abbia vinto.
Io ho l'impressione che si sia candidato alle primarie per diventare il candidato sindaco del PD e di tutto il resto del centro-sinistra e, per quanto mi riguarda, l'ho votato soprattutto perché non apprezzo le altre due candidate più importanti, Vincenzi e Pinotti.
Altra valutazione è la seguente: Pinotti e Vincenzi insieme hanno più voti di Doria.
E chi l'ha detto che quelli che hanno votato Pinotti, in sua assenza, avrebbero dato il voto a Vincenzi, e viceversa? Magari sarebbero stati a casa.
L'ultima botta è quella sferrata al PD che, di sicuro, una serie di colpe ce l'ha; candidare alle primarie il sindaco uscente non pare una buona strategia, come non è sembrato bello il tira-molla che ha preceduto queste elezioni, come non sono parse tempestive alcune non-scelte.
Detto questo, io non so se ci sarà una resa dei conti o un cambiamento di strategie a seguito di queste primarie; quello che so è che i veleni, le dichiarazioni indispettite e dispettose, le ripicche, l' "io-l'avevo-detto", non serviranno a farci vincere.
Le primarie, in Italia, le ha inventate il PD, non sarà mica così stupido da farsele scoppiare in mano!
Se ha vinto un candidato diverso da quello proposto dall'apparato, vuol dire che l'apparato deve sintonizzarsi un po' di più con la gente, e adesso ha l'occasione per farlo.
E' la democrazia, bellezza.
Adesso Marco Doria non può che essere il candidato del PD, della gente del PD. Punto e basta.
Pisapia docet.

giovedì 2 febbraio 2012

governo tecnico di destra

Premetto: meglio un'unghia di Monti e dei suoi ministri che tonnellate di ciccia di quelli che c'erano prima.
I giornali, però, riportano un paio di frasi del presidente del consiglio che sgombrano ogni dubbio residuo sulla paternità delle idee per le quali simpatizza il nostro governo tecnico.Le comunicazioni riguardano la "noia del posto fisso" e "l'apartheid generato dall'articolo 18".
La prima opinione non è nuova, la sento circolare da una trentina d'anni, l'ho sentita perfino in bocca alla sinistra, anni fa, perfino al sindacato.
Declinata con sfumature leggermente diverse, è stata la testa di ponte culturale che ha dato il via alla frana del precariato che ha seppellito quelli che ormai sono ex giovani e che continua a seppellire i giovani di adesso.
Dietro quella massima sono spuntati i contratti a tempo determinato, gli interinali, i co.co. eccetera, i falsi contratti professionali, che hanno smantellato garanzie faticosamente conquistate dai lavoratori nei decenni precedenti.
Dicevo che questa tragica baggianata ha funzionato, in tempi più lontani, anche a sinistra, e voglio credere che i sindacati, allora, l'abbiano ripetuta in buona fede, raggirati dalle proposte dei padroni in nome di un allargamento dell'occupazione.
Voglio essere così laico da presumere che anche Monti abbia detto la sua stupidaggine credendoci, anche se, alla luce degli effetti disastrosi di pluriennali politiche di "deregulation" e "flessibilità" che ognuno di noi ha sotto gli occhi, ci vuole un grosso sforzo a concedergli il beneficio della buona fede.
Resta il fatto che non ha funzionato e non funzionerà finché il paese non esprimerà davvero la possibilità di cambiare lavoro, ma lavoro serio e vero, per quanti lavoratori venissero immessi nel circuito di una rinata produttività.
Se vogliamo parlare di cambiamento di lavoro, dobbiamo prima accertarci, come minimo, che ci sia del lavoro da cambiare.
Per quanto riguarda l'articolo 18, poi, la posizione è talmente insostenibile che la posso comprendere in bocca a Sacconi, ma mi riesce difficile immaginare che davvero un uomo intelligente pensi che il modo migliore per tutelare tutti sia quello di eliminare tutele a chi già le ha. Sarebbe come sostenere (e giuro che, anni fa, una cosa del genere l'ho sentita venire da destra) la teoria che siccome in Italia c'è ingiustizia fiscale tra lavoratori dipendenti e pensionati, e lavoratori autonomi, bisognerebbe dare anche ai dipendenti e ai pensionati la possibilità di evadere il fisco.
Monti è quindi sicuramente un tecnico, nel senso che ha un ruolo politico svincolato dai partiti per quanto possibile, ma queste due affermazioni sono senza dubbio figlie del liberismo tanto caro a quel ceto sociale, o, per meglio dire, a quella classe, che ha portato il mondo in questa situazione terribile.
Dobbiamo lavorare perché si faccia strada un'alternativa alla vergognosa egemonia della finanza e del mercato sulle persone; e questo temo che Monti non lo farà mai.
Colgo l'occasione per parlare del treno fermo in mezzo alla campagna per 7 ore, con circa seicento passeggeri lasciati senza riscaldamento né generi di conforto, in molti casi, in piedi nei corridoi.
Mi domando come fanno i treni in Germania, o in Russia, quando nevica.
Immagino che la tundra tra Cesena e Forlì sia meno aspra di quella siberiana, eppure, in Italia, dove abbiamo frecce di tutti i colori, progetti ambiziosi di alta velocità, treni con scompartimenti dedicati a manager rampanti, forniti di tutti i comfort (sia gli scompartimenti che i manager), in Italia dicevo, la gente normale viaggia su treni sporchi e fatiscenti, pidocchiosi e cimiciosi, spesso rotti o bloccati perfino da una pioggerella appena più intensa.
Ora mi domando: ma Moretti (non Nanni, Mauro), l'AD delle Ferrovie, quello che l'anno scorso, in situazione analoga, aveva detto che i passeggeri dovrebbero salire su un treno portandosi dietro una coperta e un po' d'acqua, perché non si sa mai; quel Moretti lì, dicevo, che probabilmente prende un sacco di soldi per licenziare gente, dire minchiate e far funzionare le ferrovie solo per passeggeri da un certo reddito in su; quel Moretti lì che vorrei mettere, nudo, su un treno frequentato solo da pendolari, fermo nella campagna innevata; quel Moretti lì, insomma, non ce lo potremmo togliere dai piedi? Aiuterebbe l'immagine dell'Italia nel mondo e anche quella dell'Italia tra Cesena e Forlì.

lunedì 16 gennaio 2012

Si pensa sempre di essere gli stessi.
Si ricordano gli anni in cui si credeva di essere immortali.
E la memoria gioca lo scherzo di farti credere che sia passato solo un giorno.
Ma a volte capita anche di avere la fortuna di illudersi che nemmeno quel giorno sia passato.
Se succede, quando succede, è un grande regalo.
Due anni fa ti hanno fotografato così. Eri in acqua con me, e sorridevi. Eri parte di quel grande regalo che ognuno di noi ha fatto agli altri.
E non sembravi molto diverso, rispetto all'età dell'immortalità presunta.
Adesso ho saputo che te ne sei andato all'improvviso. Una cosa difficile da credere, a vederti così.
Sia come sia, è ìn questo modo che ti ricordo, e quella gioia condivisa è ancora tanto grande e viva da riuscire a bilanciare un po' la tristezza di oggi.
Ciao, Stefano, grazie.

sabato 14 gennaio 2012

Discesa ripida

Eccoci qui.
Standard & Poor's ha pronunciato la sua sentenza, manovrato la ghigliottina, e qualche milione di euro è rotolato nella polvere.
Ci giurerei che qualcuno è pronto a raccattarlo.
Mentre noi, come brave formichine, dovremo ricominciare da capo la fatica di Sisifo.
Sempre più stanchi e sempre più poveri.
Proprio questo è uno dei problemi del nostro sistema malato; lo penso da un po', ma oggi, purtroppo, l'evidenza balza agli occhi.
L'opinione di un pugno di persone decide la sorte di milioni di altre, addirittura la sorte delle Nazioni.
Ma non era, casualmente, Standard & Poor's che certificava la bontà di Lehman pochi giorni prima che andasse a gambe all'aria generando un disastro finanziario?
E le agenzie di rating americane non erano coinvolte negli scandali di qualche anno fa, conniventi con grandi crack come quello di Enron?
E Fitch? Agenzia francese che, poco tempo fa, riteneva la Francia indenne da un possibile ribasso della valutazione?
E' sano tutto questo? E' democratico?
E' il mercato.
Bé, allora, forse dobbiamo decidere, una vota per tutte, che il mercato non è una cosa buona, né pulita.
Andatevi a rileggere il celebre discorso sul PIL che fece Bob Kennedy, tre mesi prima di essere ucciso.
Era il 1968.
Da allora, quelle riflessioni, quelle teorie, hanno perso a vantaggio di altre, molto più radicali, che ci hanno portato fin qui, a un passo dall'abisso, e forse oltre.
Il libero mercato si è talmente "evoluto" che oggi bastano poche parole a movimentare molti miliardi in poche tasche.
Non facciamoci ingannare, il "sentiment" non ha proprio niente a che fare con i sentimenti.
Bisogna cambiare tutto questo, se vogliamo che i nostri figli abbiano un futuro che non sia di selvaggia prevaricazione del più ricco, del più furbo, del più potente.
Non so come si possa fare, ma temo che senza un'alternativa, i padroni dei mercati continueranno a disporre delle nostre vite, senza dover giustificare le loro scelte, né convincerci della loro onestà.

lunedì 2 gennaio 2012

le miserie dei padri ricadano sui figli

Ci sono alcune cose che continuo a non capire e, poiché non ho elementi per dubitare della capacità di giudizio del nostro Presidente della Repubblica, vuol dire che a me sfugge qualche cosa.
Uno dei passaggi del discorso di fine anno fatto da Napolitano riguardava infatti l'opportunità che i padri facciano ulteriori sacrifici per garantire il futuro dei figli.
Io penso che impoverire i padri e gli anziani difficilmente servirà a migliorare le condizioni dei figli e dei giovani; ritengo invece che questa soluzione, nelle condizioni date, genererà ulteriori difficoltà a tutta la società italiana, società in cui sono spesso i vecchi ad aiutare i giovani precari e disoccupati.
Limitare il margine dei padri, di conseguenza, può solo creare un ulteriore impoverimento dei figli.
Qualcuno obietta che quello in cui i figli restano a carico dei genitori non è un paese moderno ed efficiente.
Sono d'accordo, però io sono dell'idea che prima si debbano creare le possibilità perché i giovani si rendano indipendenti e poi si potrà discutere del fatto che i vecchi contribuiscano o meno al loro futuro.
Mi pare che, come quasi sempre, si voglia costruire una nuova casa dal tetto, invece che dalle fondamenta, con l'esito inevitabile di un crollo.
L'ho detto più volte, ma voglio ripeterlo; se non si agisce sul lavoro, ogni altro provvedimento che riguardi lo stato sociale è destinato a fallire in tempi più o meno lunghi.
Tra pochi anni, se l'occupazione in Italia non crescerà sensibilmente, avremo generazioni anziane incapaci di autosufficienza economica e generazioni giovani in condizioni ancora peggiori.
Tra l'altro, sempre nelle condizioni date, vorrei capire come sia possibile aumentare i posti di lavoro per i giovani aumentando i tempi di permanenza nei posti di lavoro dei lavoratori anziani.
Così come vorrei capire, nelle condizioni date, qual' è il processo mentale che indica in una maggiore facilità di licenziamento lo strumento per incrementare le assunzioni.
Tutti questi passaggi mi appaiono oscuri e contraddittori e insisto ad essere convinto di un fatto molto semplice: un recipiente forato può evitare di svuotarsi in due modi; o tappando i buchi o continuando a riempirlo.
Nel caso specifico, se il buco sono le prestazioni dello stato sociale, in particolare delle pensioni, per quanto si restringa il foro, prima o dopo il recipiente si svuoterà, a meno di non tapparlo completamente.
L'unica alternativa è immettere altro liquido. Lavoro, lavoro, e ancora lavoro.
Se il mio ragionamento è sbagliato, sarò grato a chiunque volesse indicarmi l'errore.