da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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domenica 10 maggio 2015

il pranzo è servito

Mi piace mangiare bene.
E, purtroppo, anche abbondantemente.
Ho letto, ieri sera, un aforisma attribuito a quel genio di Oscar Wilde:" A tavola perdonerei chiunque. Anche i miei parenti."
Pur non spingendomi altrettanto avanti sulla via del perdono, condivido l'intenzione.
Il cibo, quindi, la tavola condivisa sono per me fonte di soddisfazione  e relax.
Per questo non sopporto più l'importanza e l'attenzione assegnata ai "grandi cibi" e, soprattutto,  ai "grandi chef" che conducono trasmissioni e cucine farcite di adrenalina e stress, ingredienti apparentemente indispensabili alla riuscita di artistiche "creazioni".
Ma se Cracco è un artista, Michelangelo che cosa era?
Tra l'altro tutto questo fumo sparso a piene mani, anche in mancanza di arrosto, su programmi televisivi così di moda, non può che nuocere a un rapporto vero e sano con il cibo stesso e con la convivialità.
Tralascio gli sputtanamenti remunerati di chi magari cerca il pelo nell'uovo dell'uccello del Paradiso allevato in salsa tartara per poi fare la pubblicità alle patatine fritte, ma insomma, il cibo è cibo e i cuochi sono i cuochi.
Una bottiglia di vino, per essere bevuta e goduta non dovrebbe costare più di cinquanta euro; oltre, diventa uno status symbol; lo stesso concetto è applicabile a una carbonara, anche se il guanciale è quello dell'unico maiale cresciuto con affetto materno dalla nonna del proprietario del ristorante, e disposto artisticamente, in punta dello  spaghetto centrale di un ristretto gruppo di tre, dallo chef-designer di turno.  
A proposito, come la mettiamo con il dibattito dell'expo su come sfamare il mondo, se la preparazione del cibo assomiglia sempre più a uno snobistico rituale di élite?