da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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sabato 25 novembre 2017

con le donne

Oggi è la giornata dedicata al contrasto alla violenza sulle donne.
Mi pare già un'enormità.
Nessun giorno dell'anno dovrebbe vedere casi di violenza di genere. E invece. 
E' un po' come per la polemica sul termine "femminicidio" o sulle "quote rosa" o sull'otto Marzo. 
Non ci dovrebbe essere bisogno di tutto questo, nel migliore dei mondi possibili, ma viviamo in un  mondo maschile e maschilista, dove le nostre compagne sono spesso costrette a scavare trincee culturali e a difendersi.
E, probabilmente, è colpa del retaggio che ci portiamo dietro anche il polverone sollevato in tutto il mondo dalle accuse di violenza che, negli ultimi tempi, hanno colpito uomini, più o meno in vista in tutto il mondo, che ha portato a qualche esagerazione. 
Detesto alcuni atteggiamenti maschili, detesto ogni forma di prevaricazione e trovo inaccettabili, vili e spregevoli alcuni reati.
Per questo chiedo alle donne di adoperare, in situazioni così delicate e difficili, la loro intelligenza e la loro integrità.
Un uomo volgare, che formula richieste sconvenienti non esercita lo stesso tipo di violenza di uno stupratore, neanche uno che approfitta vergognosamente di una posizione di predominio, anche se la sua colpa è di sicuro più grave; se è vero che la donna (chiunque, in realtà) deve poter dire di no in qualsiasi momento a una richiesta sessuale, io ritengo che l'accettazione, più o meno elegante, di quel no costituisca una differenza non da poco nel giudizio sull'eventuale violenza subita.  
Ha ragione Michele Serra quando scrive che mischiare i burini e i cafoni e i molestatori piccoli e grandi a coloro che infliggono violenza rischia di portare acqua al mulino di chi vorrebbe minimizzare e sottrarre credibilità alle vittime. 
Per questo vorrei che ognuno fosse chiamato a pagare per i suoi errori in base alla reale entità delle sue colpe.

venerdì 24 novembre 2017

Saffran

Verso la fine del XVI secolo, nel corso di una scorreria sanguinosa sulle coste liguri, una bambina dai capelli color zafferano (safran, in molte lingue e dialetti), schiava dei saraceni, riesce a fuggire da una galea carica di merce viva. 
Approda su una terra sconosciuta, bellissima e aspra, e comincia un cammino che la condurrà, tra mille insidie, ad affiancare le protagoniste di uno dei più celebri processi alle streghe istruiti in Italia: quello che cominciò a Triora nell'estate del 1587
Secoli dopo, ai giorni nostri, l'ispettore capo Renzo Parodi, primo detective letterario afroitaliano, e il fido Marotta, già protagonisti di altri casi intricati, indagano su un efferato delitto commesso a San Martino Di Struppa, quartiere collinare di Genova.


Saffran racconta di donne perseguitate, torturate, umiliate; di alcuni retaggi maschili che ancora oggi agiscono in eventi criminosi, i cui tragici epiloghi sono così simili e frequenti da pretendere una definizione: femminicidi. 


Alcuni dei personaggi  ed eventi di questo libro appartengono alla storia. Oltre al famoso processo alle streghe di Triora, sono autentici i nomi delle bazure, sono autentici i nomi dei Dogi, dei Podestà e di alcuni inquirenti, sono autentici Luca e Franchetta Borelli. 
Il collegamento tra Triora e San Martino Di Struppa, all'epoca colonia penale di Genova, risiede nel fatto che, dal 1600 in poi, nei registri parrocchiali di San Martino Di Struppa compaiano i cognomi Bazoro e Bazora, che richiamano i termini bazora o bagiua, usati nel ponente ligure per indicare la strega.
Altra circostanza, purtroppo autentica, è una serie impressionante di delitti, più o meno efferati, perpetrati fino ai giorni nostri, da maschi contro le donne. 

Questo romanzo, ambientato in parte in secoli in cui la misoginia era codificata da leggi, in parte in anni in cui è stata coniata la parola femminicidio, è dedicato a tutte le donne e agli uomini di buona volontà, capaci di conoscenza e rispetto