da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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lunedì 16 gennaio 2012

Si pensa sempre di essere gli stessi.
Si ricordano gli anni in cui si credeva di essere immortali.
E la memoria gioca lo scherzo di farti credere che sia passato solo un giorno.
Ma a volte capita anche di avere la fortuna di illudersi che nemmeno quel giorno sia passato.
Se succede, quando succede, è un grande regalo.
Due anni fa ti hanno fotografato così. Eri in acqua con me, e sorridevi. Eri parte di quel grande regalo che ognuno di noi ha fatto agli altri.
E non sembravi molto diverso, rispetto all'età dell'immortalità presunta.
Adesso ho saputo che te ne sei andato all'improvviso. Una cosa difficile da credere, a vederti così.
Sia come sia, è ìn questo modo che ti ricordo, e quella gioia condivisa è ancora tanto grande e viva da riuscire a bilanciare un po' la tristezza di oggi.
Ciao, Stefano, grazie.

sabato 14 gennaio 2012

Discesa ripida

Eccoci qui.
Standard & Poor's ha pronunciato la sua sentenza, manovrato la ghigliottina, e qualche milione di euro è rotolato nella polvere.
Ci giurerei che qualcuno è pronto a raccattarlo.
Mentre noi, come brave formichine, dovremo ricominciare da capo la fatica di Sisifo.
Sempre più stanchi e sempre più poveri.
Proprio questo è uno dei problemi del nostro sistema malato; lo penso da un po', ma oggi, purtroppo, l'evidenza balza agli occhi.
L'opinione di un pugno di persone decide la sorte di milioni di altre, addirittura la sorte delle Nazioni.
Ma non era, casualmente, Standard & Poor's che certificava la bontà di Lehman pochi giorni prima che andasse a gambe all'aria generando un disastro finanziario?
E le agenzie di rating americane non erano coinvolte negli scandali di qualche anno fa, conniventi con grandi crack come quello di Enron?
E Fitch? Agenzia francese che, poco tempo fa, riteneva la Francia indenne da un possibile ribasso della valutazione?
E' sano tutto questo? E' democratico?
E' il mercato.
Bé, allora, forse dobbiamo decidere, una vota per tutte, che il mercato non è una cosa buona, né pulita.
Andatevi a rileggere il celebre discorso sul PIL che fece Bob Kennedy, tre mesi prima di essere ucciso.
Era il 1968.
Da allora, quelle riflessioni, quelle teorie, hanno perso a vantaggio di altre, molto più radicali, che ci hanno portato fin qui, a un passo dall'abisso, e forse oltre.
Il libero mercato si è talmente "evoluto" che oggi bastano poche parole a movimentare molti miliardi in poche tasche.
Non facciamoci ingannare, il "sentiment" non ha proprio niente a che fare con i sentimenti.
Bisogna cambiare tutto questo, se vogliamo che i nostri figli abbiano un futuro che non sia di selvaggia prevaricazione del più ricco, del più furbo, del più potente.
Non so come si possa fare, ma temo che senza un'alternativa, i padroni dei mercati continueranno a disporre delle nostre vite, senza dover giustificare le loro scelte, né convincerci della loro onestà.

lunedì 2 gennaio 2012

le miserie dei padri ricadano sui figli

Ci sono alcune cose che continuo a non capire e, poiché non ho elementi per dubitare della capacità di giudizio del nostro Presidente della Repubblica, vuol dire che a me sfugge qualche cosa.
Uno dei passaggi del discorso di fine anno fatto da Napolitano riguardava infatti l'opportunità che i padri facciano ulteriori sacrifici per garantire il futuro dei figli.
Io penso che impoverire i padri e gli anziani difficilmente servirà a migliorare le condizioni dei figli e dei giovani; ritengo invece che questa soluzione, nelle condizioni date, genererà ulteriori difficoltà a tutta la società italiana, società in cui sono spesso i vecchi ad aiutare i giovani precari e disoccupati.
Limitare il margine dei padri, di conseguenza, può solo creare un ulteriore impoverimento dei figli.
Qualcuno obietta che quello in cui i figli restano a carico dei genitori non è un paese moderno ed efficiente.
Sono d'accordo, però io sono dell'idea che prima si debbano creare le possibilità perché i giovani si rendano indipendenti e poi si potrà discutere del fatto che i vecchi contribuiscano o meno al loro futuro.
Mi pare che, come quasi sempre, si voglia costruire una nuova casa dal tetto, invece che dalle fondamenta, con l'esito inevitabile di un crollo.
L'ho detto più volte, ma voglio ripeterlo; se non si agisce sul lavoro, ogni altro provvedimento che riguardi lo stato sociale è destinato a fallire in tempi più o meno lunghi.
Tra pochi anni, se l'occupazione in Italia non crescerà sensibilmente, avremo generazioni anziane incapaci di autosufficienza economica e generazioni giovani in condizioni ancora peggiori.
Tra l'altro, sempre nelle condizioni date, vorrei capire come sia possibile aumentare i posti di lavoro per i giovani aumentando i tempi di permanenza nei posti di lavoro dei lavoratori anziani.
Così come vorrei capire, nelle condizioni date, qual' è il processo mentale che indica in una maggiore facilità di licenziamento lo strumento per incrementare le assunzioni.
Tutti questi passaggi mi appaiono oscuri e contraddittori e insisto ad essere convinto di un fatto molto semplice: un recipiente forato può evitare di svuotarsi in due modi; o tappando i buchi o continuando a riempirlo.
Nel caso specifico, se il buco sono le prestazioni dello stato sociale, in particolare delle pensioni, per quanto si restringa il foro, prima o dopo il recipiente si svuoterà, a meno di non tapparlo completamente.
L'unica alternativa è immettere altro liquido. Lavoro, lavoro, e ancora lavoro.
Se il mio ragionamento è sbagliato, sarò grato a chiunque volesse indicarmi l'errore.