da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 23 dicembre 2014

facciamo gli Italiani (fatta l'Italia?)

Non c'è verso; per quanto si riformi, per quanto si possa essere animati da buone intenzioni, lo scarto culturale tra noi e i popoli che stanno meglio di noi continua a costituire un handicap.
Intendiamoci; io sono assolutamente convinto che l'Europa e perfino il mondo abbiano bisogno di una riforma radicale; il primato della finanza sull'economia, il capitalismo del profitto a ogni costo, la politica dell'egoismo e dell'avidità dei pochi a discapito dei molti non sono metastasi esclusive del nostro sistema.
E' vero però che la corruzione, l'odiosa furbizia, l'evasione fiscale, la delinquenza organizzata e infiltrata fino nelle istituzioni, la ricerca e la disponibilità all' "aiutino" che aggiri le regole  sono peculiarità che abbiamo saputo sviluppare meglio dell'occupazione, dell'istruzione e della ricerca scientifica.
Volete due esempi d'attualità?
Siamo stati tutti contenti dell'eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti: benissimo, finalmente è stato tracciato il solco per una politica sana e trasparente.
Dopo ciò, si sono organizzate le cene di finanziamento all'americana, tutto alla luce del sole.
Peccato che, da noi, a quelle cene partecipino i Buzzi e altri malviventi assortiti impegnati  a aggiudicarsi la loro fetta di potere.
Un altro esempio è quello delle preferenze, per cui gli elettori devono essere responsabili senza mediazioni dell'elezione dei loro rappresentanti; io ho sempre pensato che fossero un alto esempio di democrazia. Peccato che, con questi chiari di luna, esista un rischio più che fondato che i voti siano manovrati da personaggi dediti all'interesse privato più che a quello pubblico, magari con fedine penali non proprio candide.
La morale è che, purtroppo, la nostra democrazia, più di altre, deve essere costantemente aggiornata e sorvegliata perché, a quanto pare, noi Italiani possediamo in abbondanza anticorpi in grado di distruggerla. 

domenica 21 dicembre 2014

rottamazioni

Ieri sera, a cena con amici. Tutti con il certificato "sinistra doc", eppure mi sono trovato in minoranza.
Chi aveva la mia età, chi qualche anno di più, ma io ero il conservatore, il vecchio contrapposto al nuovo che avanza.
Ognuno di loro aveva una giustificazione all'eliminazione dell'articolo 18, ognuno di loro un buon motivo per condividere le opinioni dell'Ego Della Bilancia sul sindacato.
Eppure tutti si dicevano favorevoli alla tutela dei diritti dei più deboli, degli operai senza lavoro, dei cassintegrati, dei disoccupati giovani e vecchi, degli esodati. Qualcuno ha detto anche che, in realtà, il jobs act non sopprime affatto l'articolo in questione, qualcuno ha sostenuto che si tratta di una questione marginale confronto all'innovazione necessaria nel mondo del lavoro, e a nulla è valsa la mia obiezione: se si tratta di questione marginale, perché per il governo è risultata prioritaria rispetto, per esempio, al falso in bilancio e al conflitto di interessi?   
Oggi, sentendo Bersani auspicare la teoria della normale contrapposizione politica in un paese normale, che prevede una destra illuminata e liberale impegnata a portare avanti le proprie convinzioni su ciò che è utile per il bene della comunità, diverse da quelle della sinistra, impegnata a portare avanti le proprie convinzioni su ciò che è utile per il bene della comunità; ambedue capaci di identificare compromessi utili al bene della comunità; oggi mi pare di aver capito che quella destra, nel nostro paese, si sta già formando attraverso un'esperienza di governo. Adesso si tratta solo di trovare un leader altrettanto valido e capace per la sinistra.  

mercoledì 26 novembre 2014

sostiene Tony Blair

Sostiene Tony Blair che non possiamo più permetterci lo stato sociale di venti anni fa.
Ne sono convinto.
Sono anche convinto che, tenendo la barra su questa rotta, tra venti anni, forse prima, non potremo permetterci lo stato sociale di qualsiasi tipo.
E, andando un po' più in là, tra cinquanta anni, magari, le generazione future non potranno più permettersi nemmeno lo Stato.
Immagino risorse sempre più scarse, amministrate e consumate da elite sempre più ristrette di persone che potranno comprarsi, oltre all'istruzione,  anche una vita molto più lunga delle moltitudini lasciate nell'indigenza e nell'ignoranza fino a scatenare conflitti per la sopravvivenza, combattuti, naturalmente, dai poveri e causati dai ricchi, blindati in oasi felici.
Sembra fantascienza ma sono convinto che già tra pochi anni le statistiche ci confermeranno un trend di riduzione della qualità e dell'aspettativa di vita anche in alcuni paesi non troppo lontani da noi. 
Blair ha ragione a dire quel che dice, dal suo punto di vista,  perché, nella migliore delle ipotesi, considera lo stato sociale una caratteristica retrattile della democrazia, come quasi tutti i leader europei.
Io mi permetto di dissentire; se cominciassimo a pensare che lo stato sociale è la democrazia, che non si tratta di un accessorio ma di una priorità, anzi, della priorità, potremmo conservare qualche speranza per il futuro.
Non dovrebbe succedere, per esempio, che il licenziamento di un gruppo di lavoratori aumenti i guadagni degli azionisti di un'azienda; gli azionisti, al lavoro per il companatico, verrebbero dopo i lavoratori, al lavoro per il pane.
Semplificando, ci sarebbero meno ville con piscine, sostituite da un tetto sulla testa per tutti.
La dignità e la vita dovrebbero tornare a occupare il posto che spetta loro nelle società civili che si occuperebbero di esse prima che della finanza più o meno creativa.
Quando ci accorgessimo che avanza qualche cosa sono sicuro che troveremmo anche il modo di investirlo, magari in un miglioramento dello stato sociale. 

sabato 22 novembre 2014

se questo è il meglio

Lo scrivo subito e mi tolgo il pensiero: Renzi è il meglio, politicamente parlando, a cui possiamo aspirare in questo momento.
Ciò detto, ieri sera, nella trasmissione di Crozza, in una scena riuscita che parodiava West Side Story, il nostro premier veniva ripetutamente definito "cazzaro".
Questa mattina ho letto un lungo intervento dell'Ego Della Bilancia su Repubblica e, purtroppo, ho avuto la sgradevole sensazione che la sua tendenza a fare il "furbetto" lo porti a volte a meritare la qualifica.
In mezzo a una serie di affermazioni facili da fare e da accettare, adoperate per sostenere la sua pretesa militanza a sinistra, nel difendere il jobs act, trattando dell'articolo 18 (già definito ostacolo rimosso (!) in altra occasione), Matteo se ne è uscito sostenendo che l'articolo in questione non è servito a granché, data la disoccupazione presente in Italia.
La buonanima politica di Di Pietro direbbe: "Che c'azzecca?" L'articolo 18 è una tutela, non serve certo a creare posti di lavoro, a quello dovrebbe pensare la politica rilanciando crescita e economia; non solo: la vigenza dell'articolo 18 non è riuscita comunque a contrastare innumerevoli licenziamenti, già possibili, nel nostro Paese, con fin troppa facilità, in barba proprio a una delle ridicole motivazioni addotte dalla destra per giustificare la sua battaglia feroce contro un diritto dei lavoratori: la panzana secondo cui in Italia sarebbe impossibile licenziare a causa dell'articolo 18.
E quindi, con licenziamenti ancora più facili, in Italia è inevitabile, in tempo di crisi e non, che la disoccupazione aumenti ulteriormente; temo ne avremo presto la prova.
La seconda occasione in cui Matteo è sembrato Pierino (non Di Pietro, ma quello delle barzellette), è verso la fine della lunga lettera quando, presumo col sottinteso "massimo rispetto", ha rimproverato al sindacato di manifestare contro il jobs act  e di non aver manifestato contro la legge Fornero.
A parte il fatto che, "col massimo rispetto", Renzi ha sempre fatto il possibile per alienarsi la disponibilità a qualsiasi trattativa da parte delle rappresentanze dei lavoratori; a parte il fatto che nessuno ha mai pensato che il sindacato fosse immune da errori, e proprio per questo potrebbe aver fatto tesoro di un'esperienza negativa per non ripeterla; se il nostro presidente del consiglio si dichiara implicitamente convinto che la la legge Fornero meritasse una forte opposizione, cosa aspetta a cambiarne i nefasti effetti su esodati, pensionati e lavoratori? Ne ha il potere lui molto più del sindacato. Non vorrà mica che qualcuno, tra qualche anno, possa rivolgergli una frase tipo: "Quando c'era da cambiare una legge che tu stesso giudicavi iniqua, tu dove eri?"
A volte viene da chiedersi se l'Ego pensa ai concetti che esprime o se pensa semplicemente che  i suoi interlocutori non siano in grado di pensare.
E questo, come dicevo,  è il meglio che abbiamo.

mercoledì 19 novembre 2014

odio i lavoratori

Mancava solo questo alla dichiarazione del tronfio Sacconi, che ha avuto la faccia tosta di affermare quasi testualmente che "finalmente è stato eliminato l'articolo 18, privilegio sopravvissuto a una concezione novecentesca del lavoro".
In realtà, insieme all'articolo 18, è caduto un altro pietoso velo, rivelando quel che si sapeva da un pezzo: nella nostra classe politica, ma non solo nella nostra, purtroppo, c'è chi, privo di qualsiasi problema economico, decide scientemente di sottrarre diritti a famiglie già ridotte in condizioni precarie da scelte operate sempre a favore dei pochi e a discapito dei molti.
Come ho sempre pensato, non c'è una ragione di autentico incremento dell'occupazione nell'assumere certe decisioni, come dimostra la mancanza di una giustificazione credibile alla soppressione di un diritto, ma solo la volontà cinica di penalizzare e ridurre ulteriormente gli spazi di manovra di chi campa faticosamente del proprio lavoro, per far sì che il prezzo delle prestazioni si contragga ulteriormente a vantaggio dei soliti ricchi.
D'altra parte, il trionfalismo sacconiano non era rivolto a una conquista, ma a uno smantellamento; l'individuo non si è presentato palesando soddisfazione per un imminente rilancio dell'occupazione, ma godendo nell'affermare che l'articolo 18 è stato finalmente estorto.
Del resto, l'Europa di Juncker, che ha a capo della commissione un altro individuo pronto a bacchettare le inadempienze finanziarie, vere o presunte,  dei singoli stati dopo aver governato un paradiso fiscale che temo abbia ben poco da offrire all'economia europea, se non elusione, non mi pare vada nella direzione di una crescita solidale. La finanza continua  a governare l'economia e a strangolarla.
Così come Juncker, che  dovrebbe guidarci alla prosperità europea, è stato, e forse è, uno degli artefici del guadagno di pochi a discapito di molti, al limite della legalità e molto oltre la correttezza; il nostro (si fa per dire) Sacconi, che gongola per aver reso più precario il destino di molte famiglie, non si vergogna di presentarsi come un difensore della Famiglia, quando si tratta di imporne un modello etico becero e antistorico.
E mentre l'Ego della Bilancia si riempie la bocca di termini inglesi, io mi domando a quale altro disastro ci porterà il jobs act se ha passato il vaglio di certe censure.

giovedì 30 ottobre 2014

PD sta per Partito di Destra?

Vabbé, dai, manganellare gli operai non è di sinistra, ma potrebbe trattarsi di uno spiacevole incidente.
Non è di sinistra nemmeno preferire Fanfani a Berlinguer, ma ognuno ha i suoi gusti.
Non è di sinistra cercare ogni occasione per delegittimare il sindacato, accusandolo, prima, di responsabilità nelle leggi passate che hanno dato vita al precariato ( Il mantra Renziano: voi dove eravate?), salvo, poi, affermare che non è compito del sindacato trattare normative di legge sul lavoro.
Non è di sinistra abbracciare Marchionne e strofinarsi con finanzieri che vorrebbero abolire il diritto di sciopero.
Non è di sinistra sparare a palle incatenate contro la segretaria della CGIL per poi invitare tutti a abbassare i toni.
(Questa mi ricorda il Berlusca che dava dei coglioni agli elettori di sinistra e poi diceva di smetterla con gli insulti.)
Ho il dubbio che Renzi e il suo governo, nel complesso, non siano di sinistra.
Ho la certezza che la sinistra, oggi, non abbia di meglio da proporre.
Spero che si stia preparando un'alternativa seria, pronta per quando il mondo avrà capito che capitale e finanza non possono regolare la vita degli uomini di buona volontà.
Sempre che riusciamo a  scampare al diluvio anche noi che dobbiamo salvarci a nuoto, perché i posti sull'arca sono troppo cari, praticamente tutti prenotati dagli uomini di volontà cattiva.

mercoledì 22 ottobre 2014

a volte ritornano (perché li facciamo tornare)

Leggo oggi su Repubblica un'intervista a Elsa Fornero sul ventilato provvedimento di spostamento del pagamento delle pensioni al 10 del mese.
Colpisce parecchio il modo in cui la nostra ineffabile ex ministra piangente demolisce questo progetto, schierata dalla parte dei deboli e degli oppressi.
Govi direbbe: "Giggia, che faccia!" Dopo la vergogna degli esodati, dopo la carognata ("tecnica", eh!) della sua riforma, oggi se ne esce con un: "Mi hanno lasciata sola!" Pianto greco nel miglior stile del personaggio.
Anche a me sembra che l'idea odierna di creare altri problemi a un certo numero di pensionati sia cattiva, ma è un bruscolino confronto  ai disastri che ha provocato e provoca e provocherà Elsa nella vita di un'infinità di persone. 
Mi domando perché individui del genere abbiano ancora il coraggio di esprimere pubblici pareri su argomenti in merito ai quali hanno ampiamente dimostrato la loro dannosa incapacità, ancora più odiosa in quanto produttrice di errori pagati da altri, segnatamente da fasce deboli di popolazione.
E, soprattutto, mi chiedo perché il primo quotidiano nazionale abbia il coraggio di chiederli, certi pareri, riproponendo al (dis)onore del mondo persone che si preferirebbe dimenticare, almeno loro, dato che gli effetti delle azioni da loro intraprese sono, purtroppo, indimenticabili.
A quando un'intervista a Dracula sulle trasfusioni di sangue?
Sono quasi certo che stigmatizzerebbe il comportamento dell'AVIS.

lunedì 20 ottobre 2014

coppie gaie (magari, finalmente!)

Ho assistito a parte di un dibattito tra Vladimir Luxuria e Franco Gasparri (di Gasparri, più che un frammento di discorso non riesco a digerire)
Il tema era la legge sulle coppie omosessuali. 
Tralascio tutti i perché sì e perché no, ma un esempio di Luxuria merita una riflessione.
Lei ha detto che, finalmente, si comincia a capire che il riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali non implica una corrispondente rinuncia a diritti da parte delle coppie etero, non porta via niente a nessuno, un po' come accadde negli Stati Uniti quando vennero riconosciuti i diritti ai neri.
Non è esatto, purtroppo. Nel caso dei neri d'America, allora, e nel caso delle coppie omosessuali in Italia, oggi, la paura che almeno un "diritto" venga sottratto agli "altri", quelli che non vogliono leggi eque, è legittima, e genera le resistenze più forti.
Si tratta della paura di essere espropriati della vergognosa autoproclamazione di superiorità, vissuta come un "diritto" acquisito dall'appartenenza a una razza, o a un orientamento sessuale.
Signore, se ci sei, questi campioni della razza e dell'ortodossia, falli diventare neri, femmine e omosessuali, magari anche solo per un mese, e mandali a vivere in Afghanistan o Corea Del Nord, a cominciare da Gasparri  e Salvini, e via via... se vuoi ho una lista che ci permetterebbe anche di passare un mese più sereno, qui da noi.

lunedì 13 ottobre 2014

alluvione

Genova è di nuovo immersa nel fango.
Le persone colpite che riusciranno a risollevarsi, forse saranno meno della volta scorsa; perdere tutto per due volte in tre anni è una prova davvero al limite della resistenza umana, forse oltre.
Dopo il fango, sale, inevitabile, un'altra alluvione di rabbia.
Ho letto un bellissimo pezzo di Maggiani, autore che non sempre condivido, e che, secondo me, questa volta ci ha preso in pieno.
Lui dice che siamo tutti responsabili, perché siamo stati tutti zitti quando, anni, e forse decenni or sono, si preparavano le condizioni per i disastri di oggi.
Io me le ricordo le previsioni di scienziati che, trent'anni fa, cercavano di indurre i governi a prendere misure opportune prima che si verificassero condizioni climatiche estreme quali piogge torrenziali accompagnate da desertificazioni e una generalizzata mutazione meteorologica provocata dalla sconsideratezza dell'uomo. 
Alcuni altri scienziati contestarono quelle teorie, ma adesso, mi pare che i fatti dimostrino tragicamente dove stava la ragione.
Ora bisognerebbe quindi riflettere con una freddezza che certamente non si può pretendere dalle persone più direttamente coinvolte, e, fronteggiata l'emergenza, assegnati i risarcimenti,  avviare un processo serio di prevenzione che non si attuerà dall'oggi al domani, ma dovrà durare anni, tenendo conto, soprattutto, del fatto che le condizioni del territorio di oggi non sono più quelle di trenta o cinquanta anni fa, e intervenire con vista lunga, cercando di prevedere quel che potrà ancora accadere da qui ad altri cinquanta anni.
Ma su questo processo dovremmo vigilare tutti, evitando, se possibile, l'atteggiamento rivelato da quel che ho sentito dire in una discussione sull'opportunità delle procedure di allerta,  non più tardi di giovedì scorso, in ufficio:"Eh, adesso, bastano due gocce d'acqua per chiudere tutto. In Comune lo fanno solo per pararsi il culo." 
Così come bisognerebbe evitare la vera paraculaggine alla Renzi, che oggi tuona contro la burocrazia, ma risulterebbe avvertito a Marzo da una lettera di Burlando sulla necessità impellente di sbloccare i fondi destinati ai lavori di messa in sicurezza di Bisagno e Fereggiano.
Bisogna stare attenti tutti e sorvegliare, rassegnandosi al fatto che le condizioni di insicurezza ormai esistono endemiche in una città che ha coperto il suo torrente negli anni trenta, quando pioveva in maniera molto diversa da adesso, e da allora ha costruito in modo disordinato, cementificando le sue alture, appena a ridosso del mare, da dove l'acqua precipita in un attimo con forza dirompente.
Il sindaco Doria era a teatro quando l'acqua è uscita dagli argini, ma nessuno aveva previsto per tempo quel che sarebbe successo, e se qualcuno l'avesse previsto, chissà quanti Genovesi avrebbero accolto i suoi provvedimenti restrittivi con il commento "Belìn! Bastano due gocce d'acqua e il sindaco si para il culo..."
Al di là di ogni polemica, credo che sia ancora difficile prevedere se le gocce d'acqua saranno due o duemila miliardi di miliardi, su duecento metri o due chilometri quadrati, in dieci minuti o in una nottata, e allora, meglio sempre non rischiare. Meglio sempre prepararsi al peggio e, nel frattempo, collaborare affinché il peggio non abbia a ripetersi. 

martedì 30 settembre 2014

Dov'eri? Quanto guadagni? Capra!

Renzi ha trovato il suo tormentone.
Non c'è microfono, negli ultimi tempi, a cui non affidi la sua domanda retorica rivolta ai sindacati, perfino (fa ridere) "col massimo rispetto".
La domanda è; quando si compiva ogni nefandezza sociale, tipo precariato, disoccupazione, abbassamento delle pensioni eccetera, tu, o sindacato, dove eri?
Sarebbe perfino facile rispondere: in piazza, o magari: a cercare di contrastare l'azione di un governo più o meno di destra, o ancora: a tentare di trattare piattaforme plausibili.
CGIL CISL E UIL, hanno tutte e tre la L di Lavoro nell'acronimo, sono associazioni di lavoratori e hanno quindi come ragione sociale la tutela dei diritti dei lavoratori. E quindi di che cosa si devono vergognare se trattano regole per una platea che la politica dovrebbe provare a incrementare?
Renzi queste cose le sa benissimo, come sa benissimo che gli errori (molti) del sindacato sono stati, generalmente, errori di difesa, visto che il sindacato non ha il potere di assumere l'iniziativa che compete alla politica e al governo.
E anche sulla tanto decantata "discriminazione" nel mondo del lavoro che tutela legalmente (orrore!) i lavoratori, c'è da dire che si può far meglio della parificazione togliendo tutele a chi le ha, semplicemente aumentando il numero dei lavoratori, mansione più politica che sindacale.
Del resto, a proposito di sindacato, ho visto il nostro Presidente del Consiglio molto più amichevole con Marchionne che con la Camusso, e questo con buona pace della sinistra mortammazzata.  
Tocca rassegnarci.
La sinistra di governo, oggi, non esiste, Renzi è, a voler essere ottimisti, un democristiano illuminato, ma è vero che non abbiamo di meglio, per ora.
Certo, mi piacerebbe che non abbracciasse Marchionne, che, evidentemente, sul sindacato la pensa come lui, ma non mi sembra abbia migliorato qualitativamente o quantitativamente la condizione del lavoro in FIAT, né che sia così impegnato nella ripresa economica del nostro Paese.
Certo, vorrei evitasse di assomigliare al Brunetta del leiquantoguadagna-leiquantoguadagna-lei quantoguadagna, o allo Sgarbi del capra-capra-capra.
Ma, evidentemente, voidoveravate-voidoveravate-voidoveravate, ha la stessa funzione di mantra diversivo, non significa niente, non chiede risposta, serve a eludere il problema della domanda vera.
A chi e a che cosa serve davvero, adesso, l'eliminazione di tutele per i lavoratori?   

lunedì 22 settembre 2014

brutti segni

Stavolta non mi ha convinto.
Renzi dice che l'articolo 18 si può superare e che il mondo del lavoro, in Italia, è rovinato da una sorta di apartheid e si scaglia contro i sindacati (CGIL) che, secondo lui, hanno sempre difeso i diritti di pochi lasciando i molti al loro destino.
Poi sembra che il tanto decantato job act dovrebbe prevedere di mantenere in vigore il diritto al reintegro per licenziamenti ingiusti per i lavoratori in servizio, e cancellare tale diritto, sostituito da un indennizzo, per i nuovi assunti.
Non mi pare un bel modo di eliminare l'apartheid.
E, per dirla tutta, il sindacato avrà senz'altro le sue colpe, ma non sono mai state le sigle sindacali a decidere le politiche del lavoro, quel potere l'hanno sempre avuto i politici, quindi, semmai, è più alla categoria dei Renzi che a quella delle Camusso che si può chiedere: "Dove eri quando si fabbricavano i precari?"
Renzi dice che non bisogna focalizzarsi solo sull'articolo 18, e Sacconi ci spiega che ci sono anche, nella riforma, il via libera al controllo a distanza dei lavoratori e all'obbligo di accettare mansioni  di livello ridotto. Peggio mi sento.
Forse il sindacato è rimasto indietro, ma raggiungere una parità di diritti, eliminando i diritti stessi non mi pare buona politica.
Lascio stare la bufala colossale che viene da Squinzi:"Colleghi imprenditori dicono che, dall'estero, non investono in Italia perché c'è l'articolo 18."
Mi pare invece interessante quello che Landini è riuscito a far dire a Ichino: "In caso di licenziamento è meglio che sia l'imprenditore, che conosce il suo settore, a giudicare se esso sia opportuno o no, più che un giudice esterno."
E certo, Ichino, chi meglio di Marchionne per giudicare se sono giusti i licenziamenti alla FIAT?
Come a dire, chi meglio di un ladro può stabilire se ha rubato? Nessuno conosce il suo mestiere meglio di lui.   
In realtà tutto questo odio verso un diritto dei lavoratori, di matrice destrorso-sacconiana, non ha ragion d'essere in una riforma che vuole tendere alla ripresa e all'occupazione.
Il nocciolo è che tutte le modifiche potenzialmente buone o accettabili, ventilate da Renzi sulla sua riforma, tipo la sistemazione degli ammortizzatori sociali o le tutele crescenti, non mi sembra abbiano bisogno del sacrificio dell'art. 18 per essere attuate.
E allora, dato che non da ieri e non da solo, sono convinto che questo diritto, se abolito, non porterà a un posto di lavoro in più, anzi, caso mai il contrario, a prezzo di un'altra serie di tensioni sociali di cui il Paese potrebbe fare sicuramente a meno, qualcuno mi può spiegare a chi deve pagare pegno il premier? Di nuovo all'Europa? O alle fetide alleanze nostrane? O è proprio che la sinistra, in Italia, per vincere deve farsi destra? 

giovedì 14 agosto 2014

le streghe son tornate

Ero perplesso da un po' circa le priorità individuate dal governo per il nostro Paese.
Mi stavo giusto domandando se, perdurando una situazione catastrofica, per quanto riguarda il lavoro e la crescita, aggravata da una serie di questioni internazionali preoccupanti, rispetto alle quali non si capisce bene se abbiamo individuato una rotta e, nel caso, quale essa sia, mi stavo chiedendo se il dispendio di energie e di politica sulla modifica del Senato, illustrata come la madre di tutte le riforme, avesse davvero, per il Paese, un'importanza maggiore della soluzione dei problemi appena citati.     
Cercavo di trovare una motivazione nella necessità di individuare nuove regole, valide per tutti, che permettessero di snellire la macchina statale e aumentassero la stabilità.
E provavo, con tutta la buona volontà, a far tacere quella vocina che mi diceva che, senza lavoro e crescita, la macchina statale può pure essere velocissima, ma a disoccupati e pensionati ridotti alla fame e a giovani senza futuro e a lavoratori costretti a identificare la quiescenza con la tomba, di questa velocità può (forse) importare solo se campano abbastanza per vederla.
Stavo valutando, insomma, tutte queste faccende, quando Angelino Alf se ne è lucidamente uscito con l'individuazione dei i veri cardini su cui deve ruotare la politica italiana: l'articolo 18 da abolire e i provvedimenti da prendere contro gli extracomunitari che vendono abusivamente sulle spiagge, chiamati, con felice sintesi dialettica, vu' cumprà.
A questo proposito, c'è qualcuno davvero convinto che in Italia la crescita sia impedita dall'articolo 18? E, rispetto alla concorrenza sleale dei venditori da spiaggia, non sarebbe il caso di fare prima qualcosa contro le contraffazioni più o meno legalizzate che, in altri Paesi, riguardano i nostri vini, i formaggi, il cibo in genere e il marchio made in italy che viene danneggiato almeno tre volte: la prima quando sottrae denaro ai nostri esportatori; la seconda quando sottrae denaro alla nostra economia e al nostro Stato; la terza quando rovina la reputazione dei nostri prodotti all'estero?
E, comunque, qualcuno è davvero certo che siano l'articolo 18 e i venditori abusivi i primi problemi da risolvere in Italia dopo la riforma del Senato?
Angelino, va a ciapà i ratt.       
  

mercoledì 11 giugno 2014

i borghesi son tutti...

Chi ha la mia età ricorderà come si conclude questo verso della canzone di Gaber.
Trattandosi di generalizzazione, non è da prendere alla lettera, però, mai come in questi ultimi anni, i difetti più insopportabili della categoria sono balzati agli occhi
Io entro in contatto tutti i giorni con beceri esponenti di quella classe sociale (esiste, esiste eccome!). Così tanti da indurmi a pensare che siano maggioranza rumorosa. 
L'atteggiamento più comune spazia dalle variazioni sul tema "lei non sa chi sono io", alla ricerca costante dell' "aiutino", quello che spetta di diritto perché le regole, si sa, sono fatte sempre per gli altri.
Può darsi anche che la causa della mia insofferenza sia una misantropia patologica in costante progressione, ma questa la voglio raccontare, perché sembra uscita da una gag di Crozza, e invece è accaduta realmente e motiva bene il mio sconforto.
Varigotti. Sabato scorso. Spiaggia di uno stabilimento balneare frequentato da consistenti falangi di borghesotte  e borghesotti piemontesi-lombardi. L'ombrellone accanto al mio è occupato da un paio di coppie sui cinquanta, le cui esponenti femminili chiacchierano ad alta voce di malanni assortiti.
Passa un venditore di collanine e, per qualche motivo (ostentazione di democrazia?), le matrone intavolano una conversazione: "Da dove vieni?" "Bangladesh"  "Che città?" "Dacca" "E' grande?" "C'è molta gente."
"Hai la pensione?" "No" "Ma tu cosa facevi lì?" "Io non città, io agricoltore".
Pausa. Poi la battuta Razzista, nel senso del Razzi crozziano o, se preferite, del Montezemolo alle prese con Giulia Sofia. 
"Eh, già, la campagna è più rilassante!"
Caspita, signora! Chissà come si rilasserebbe lei a fare la contadina in Bangladesh! Tanto da non capire che cosa spinga questo tipo abbronzato a farsi migliaia di chilometri per venire a ascoltare le sue stupidaggini esecrabili sul litorale ligure, pur di vendere per pochi euro qualche anellino.
Chissà... se la signora, avesse incontrato lo zio Tom, magari gli avrebbe detto; "Beati voi schiavi, che non pagate le tasse!"

mercoledì 28 maggio 2014

Europa

Tanto per cominciare: non era un'elezione italiana; eppure il dubbio poteva venire a leggere i giornali e guardare le tv, tutti intenti ai fatti provinciali che riguardano il "particulare" dei tre leader e competitors nostrani.
Non mi ha stupito il flop di Grillo. Sta alla politica come un cane ringhioso ai ladri; ha una sua utilità, quella di far paura, e io credo che senza di lui la politica italiana sarebbe più spudorata nella sua arrogante e incurante autoreferenzialità e nella difesa dei propri privilegi. 
Detto questo, un cane ringhioso non è adatto a pianificare un'azione di governo.
D'altro canto, avete notato come Grillo sia passato nuovamente al suo grande mestiere di comico per commentare la sconfitta?  Il momento del maalox preso da lui e offerto a Casaleggio è stato quello più simpatico che lo ha visto protagonista da anni a questa parte. 
Ecco, lui ha questo enorme vantaggio, quando non ce la fa più come politico, può sempre tornare a fare il comico, con esiti felicissimi.
D'altro canto, se ci viene in mente che Grillo, pretendendo di impossessarsi della figura di  Berlinguer, sembra Berlusconi che sostiene di essere in sintonia con Papa Francesco, ricordiamoci che tra loro esiste almeno una fondamentale differenza: Beppe è un comico volontario, Cialtron Escort fa ridere solo quando non vorrebbe.  
Ma, tornando ai fatti di casa nostra legati all'Europa, devo dire che quel che mi ha più sorpreso è stato il risultato di Salvini, che, oltre a essere il capo di un'accozzaglia fuori dal tempo e dalla realtà, (e anche un po' sputtanata) mi sembra perfino meno dotato dei suoi predecessori.
Certo, il referendum contro la Fornero, qui da noi funziona per attirare un consenso trasversale e colossale, ma è come sparare sulla croce rossa!
Per quanto concerne invece il programma anti-euro... bah, forse non ci crede neanche la Le Pen.
E con la Le Pen arriviamo alla dimensione reale di queste ultime elezioni, nel senso che lo scenario europeo non mi tranquillizza per niente. Che una nazione come la Francia abbia quel partito come primo partito mi fa venire i brividi e certo non aiuterà l'Europa a migliorare. D'altra parte non avrei mai pensato nemmeno di vedere un nazista dichiarato seduto al parlamento europeo.
A meno che, anche qui, la fifa non sproni a cambiamenti positivi...
Io credo che Le Pen sia il grande fallimento di Hollande che non ha dato decisamente buona prova di sé, al contrario del traino provocato qui da noi dall'Ego della Bilancia; Supermatteorenzi, di cui adesso sono tutti fans dichiarati. 
Per la verità, io mi incavolo quando sento il giornalista del Fatto Quotidiano, Comesonfigoscanzi, dire che Renzi non ha fatto nulla "al netto degli 80 euro in busta paga", perché, fosse anche così, è già più di quanto abbiano fatto gli altri, al netto di nulla; tuttavia quando vedo che nel gruppo dei supporter del Matteo rampante c'è anche Marchionne, c'è Tronchetti Provera, c'è Abete.... un po' mi preoccupo.
Ma forse patisco anch'io di provincialismo, e chissà che l'Italia non riesca ad aiutare l'Europa a correggere la rotta.

mercoledì 7 maggio 2014

meritocrazia

Ci sono parole che diventano di moda, o che usiamo così tanto da credere di conoscere bene ogni implicazione di ciò che descrivono.
Meritocrazia sembrerebbe un termine positivo. Ci manca, e la invochiamo spesso a far da opposto a un sistema che privilegia clientelismi e raccomandazioni.
Però.
Però se io fossi titolare di una ditta di pompe funebri e avessi alle mie dipendenze un pluriomicida, dovrei di sicuro fargli fare carriera per gli indubbi meriti vantabili nei confronti dell'azienda.
Certo, è un paradosso.
E allora, un consulente finanziario in grado di far guadagnare milioni alla sua società vendendo titoli spazzatura forse non potrebbe vantare meriti nei confronti di quest'ultima?
E un manager che licenzia facendo salire le quotazioni dell'azienda committente i tagli, non opera in maniera meritevole ai suoi occhi?
Potremmo continuare all'infinito, scoprendo che certe parole non vanno gridate come proclami perché non sono, da sole, il simbolo di alcunché; esse hanno bisogno di descrivere sostanza e appoggiarsi a valori.
"Meritocrazia" è perfino una parola negativa se non si definisce prima e senza equivoci o infingimenti il concetto di "merito", se non si appoggia a un'etica condivisa e favorevole all'essere piuttosto che all'avere. 

lunedì 5 maggio 2014

il calcio ar Colosseo

Giusto pochi giorni fa parlavo del voltastomaco che mi ha dato l'applauso di un gruppo di poliziotti a degli assassini.
Neanche il tempo di riprendersi dal conato e arriva la maglietta che invoca la libertà per l'assassino di un poliziotto. (condita da sparatorie, scontri e fischi all'inno nazionale in uno stadio)
Due botte così, a distanza ravvicinata, ti scuotono parecchio; viene da pensare che non ce la possiamo fare, che forse l'unico antidoto a questo delirio di violenza è inventare un nuovo Colosseo (il vecchio no, è prezioso), chiuderceli dentro e lasciare che si scannino tra loro.
Ma non si può. Dobbiamo reagire con misure severe e incruente, recuperarli alla società civile.
Dai gladiatori in poi, noi abbiamo alle spalle duemila e spiccioli anni di civiltà, di cultura. 
O no?

mercoledì 30 aprile 2014

Applausi

Questa è proprio una storiaccia.
Poliziotti che, all'assemblea sindacale del SAP, applaudono all'indirizzo dei loro colleghi, presenti in sala, giudicati responsabili della morte di un ragazzo, se ben ricordo, diciottenne.
Io ho sempre pensato che le mele marce esistessero in ogni tipo di aggregazione e che quattro assassini in divisa non mettessero in discussione il numero molto più alto di rappresentanti delle forze dell'ordine, caduti eroicamente nell'adempimento del loro dovere e oltre.
Per intenderci: non ho mai creduto all' "eroismo" del povero Carlo Giuliani, che ha pagato troppo cara una stupidaggine; nel caso specifico ho pensato che ci fossero responsabilità, caso mai, nella volontà politica di arrivare a uno scontro.
Arrivo perfino a concedere attenuanti, in genere, a chi, indossando una divisa, esagera, negli scontri di piazza ed è a sua volta reiterata vittima di vessazioni, paura, rabbia, adrenalina, aggressioni.
Ma Federico Aldrovandi era un ragazzo ed è stato ucciso da quattro poliziotti senza alcuna apparente provocazione (se pure può esistere una provocazione che trasformi un poliziotto o un carabiniere in un omicida).
E allora quegli applausi, a mente fredda, a sentenza espressa,  fanno vacillare le mie convinzioni.
Secondo la mia teoria, a questo punto, gli stessi colleghi avrebbero dovuto prendere le distanze da un pezzo da coloro che hanno danneggiato così pesantemente la dignità e l'immagine del loro Servizio, da coloro che rischiano, tra le altre cose, di esporli a ulteriori pericoli.
Invece no.
Il SAP sembra ritenere ingiusta la sentenza e chiede verità. Quella che conosco io è che un ragazzo è morto e che quattro poliziotti l'hanno ucciso. Se ce n'è un'altra, di verità, a cui, peraltro,  non sembrano credere neanche i giudici, che il SAP, o chi per esso, la tiri fuori.
Altrimenti si vergogni, e i poliziotti veri facciano qualcosa in fretta per non essere trascinati nella stessa vergogna.
Mi piacerebbe anche che qualcuno mi spiegasse perché poliziotti giudicati responsabili di un reato così grave e infamante non siano stati buttati fuori definitivamente dalla Polizia, ma forse un provvedimento del genere sembra eccessivo in un paese in cui un grande evasore e delinquente si permette di parlare di doveri morali trascurati a suo svantaggio e definisce ridicolo il suo affidamento ai servizi sociali per quattro ore la settimana.
E' vero, tuttavia, che, anche in questo caso, la pena è ridicola, e non mi consola nemmeno l'idea che possa venire inasprita solo a causa del becero atteggiamento di un reo che invece di ringraziare la sua fin troppo "buona stella" per essersela cavata con così poco, si permette ancora di pretendere ulteriori favori.
Ai parenti e agli amici di Fedrico Aldrovandi esprimo tutta la mia solidarietà, così come ai poliziotti, e spero che siano tanti, che si sentono offesi da quell'applauso. 

venerdì 25 aprile 2014

Fischia il vento

Fischia Il Vento è anche  il titolo dell'ultimo libro di Donatella Alfonso; un lungo racconto della breve vita dell'autore della celebre canzone: Felice Cascione, "Mego", il giovane medico e pallanuotista, comandante partigiano, ed eroe della Resistenza.
Fin dalle prime pagine del libro di Donatella, cronista abituata al rigore del saggio storico, si legge una partecipazione diversa e si respira un'emozione nuova e coinvolgente; questa volta, accanto alla storia c'è il dono prezioso e timido di un po' di poesia, filtrata pudicamente attraverso un modo diverso di raccontare. 
Niente di meglio, proprio oggi, che accogliere con gioia una memoria così importante, così vivida e piena di vita e libertà.
Spero che tanti  leggano il libro di Donatella, che ha, tra i molti meriti, quello di restituirci valori di cui abbiamo ancora bisogno, perché la Resistenza rimane importante, specialmente negli anni revisionisti in cui un prefetto ha tentato di impedire l'esecuzione pubblica di un'altra canzone partigiana, Bella Ciao, per non urtare "differenti sensibilità politiche". 
Io credo che Bella Ciao, Fischia il vento, la Resistenza, Felice Cascione, la Libertà urtino solo la sensibilità dei fascisti.
Buon venticinque Aprile.   

sabato 22 marzo 2014

Magari!

Ho parlato di recente di Moretti, il Signor Ferrovie, il manager superpagato per licenziare e dichiarare che sui treni, d'inverno, bisogna salire con una coperta e una bottiglia d'acqua di proprietà, per mitigare i rischi di un eventuale blocco che lui, per incarico, dovrebbe occuparsi di scongiurare preventivamente.
E non voglio discutere del disastro di Viareggio, né di tutte le magagne ben note di cui soffre il nostro trasporto su rotaia.
In un Paese in cui i pensionati vedono peggiorata notevolmente la qualità della loro vita per i tagli subiti direttamente e indirettamente; in cui il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti si è drasticamente ridotto; in cui la disoccupazione è sui massimi livelli; questo individuo, che sostiene di guadagnare meno di Santoro, (chissene)  si produce in dichiarazioni spregevoli e insultanti, appena viene ventilata l'ipotesi di una riduzione del suo sontuoso stipendio.
Sostiene Moretti che, nel caso si attuasse una decurtazione alle loro laute prebende, i manager italiani, tipo lui, emigrerebbero all'estero. ( Che paura!)
Mi piacerebbe che potessero dire la stessa cosa anche i nostri pensionati, che, se avessero da parte i soldi potenzialmente accantonati dai colleghi di Moretti per la vecchiaia, potrebbero permettersi più di un soggiorno dorato; ma, a parte questo: magari! Magari si levassero di torno quelli che hanno gestito il disastro di Alitalia, magari Moretti se ne andasse e portasse via con sé anche il suo collega Mastrapasqua, per esempio. Sono sicuro che non mi si spezzerebbe il cuore a vederli partire, preferibilmente in treno, con in mano le valigette di Vuitton. 
Il problema è che gente come loro non attua quasi mai la minaccia di emigrare; un po' perché questo, per loro, è il Paese di Bengodi. Un po' perché dovunque esista almeno un minimo di meritocrazia, dubito che qualcuno valuti positivamente la loro professionalità.
E così siamo costretti a tenerceli e a (stra)pagarli  per sentirli anche dire un mare di vergognose, spudorate e offensive idiozie.
Peccato, perché se assumessero incarichi in qualche altro Paese migliore del nostro, sono sicuro che potrebbero contribuire attivamente alla riduzione di qualsiasi spread tra lo stato scelto e l'Italia.

venerdì 14 marzo 2014

esodati e esodandi

Pare che l'ex ministra coccodrilla Fornero abbia dichiarato che, quando andrà in pensione, vuole dedicare molto del suo tempo alle donne dei paesi poveri.
Grazie alla sua riforma, che impedisce di abbandonare il lavoro se non con un piede nella fossa, non dovrebbe correre rischi (anche se temo che, come spesso accade ai politici, lei abbia fatto una riforma che si abbatte sulla schiena di altri).
In caso contrario, il rischio che corre, di dover dare seguito ai suoi propositi, è nulla confronto a quello ben più serio a carico delle donne dei paesi poveri: che la Coccofornero si occupi di loro. 

mercoledì 12 marzo 2014

E' la stampa, bellezza!

Ho visto stasera parte della conferenza stampa del Presidente Del Consiglio.
Sono sempre più convinto che l'Ego Della Bilancia a parlare sia un fenomeno; per di più, stasera, sembra abbia parlato anche di fatti concreti e, sebbene, io non sia un suo fan in assoluto, devo dire che, rispetto alle domande che gli ho sentito rivolgere dai giornalisti, Renzi è parso giganteggiare.
Vero è che, a volte, guardandolo si ha l'impressione di assistere alla performance di un imbonitore da fiera o a una televendita, ma le domande che ho ascoltato erano del tipo: "Perché Squinzi l'ha attaccata per aver destinato  i soldi alle buste paga dei lavoratori?" Indovinate che cosa ha risposto? "Chiedetelo a Squinzi." 
Complimenti al giornalista, dico io.
Un altro ha domandato se le riforme, specie la legge elettorale, non abbiano spinto i dissidenti del PD vicino al limite di sopportazione.
Risposta di Renzi: "Quelli che sono al limite di sopportazione sono i cittadini, è a loro che bisogna rendere conto." Appunto.
Ma la domanda più insulsa è stata quella ripresa anche da Chicco Mentina, nel tg de La7, sotto la voce "polemiche": "Quanto merito va ascritto al governo precedente per le coperture finanziarie?" 
Qui L'Ego Della Bilancia ha risposto correttamente e astutamente che i meriti vanno ripartiti con governi precedenti, e io mi sono domandato se, salvato da un incendio, chiunque di noi si preoccuperebbe per prima cosa di sapere se ha avuto più merito il pompiere all'idrante, quello alla scala, o quello che ha sfondato la porta con l'accetta.
Nel caso, basterebbe chiedere a un giornalista italiano.

domenica 23 febbraio 2014

avanti dritti fino al baratro

Ci sono tre notizie che mi hanno colpito in questi giorni.
Parto dalla più innocua: si vota la fiducia al governo Renzi. E mi domando: quanto è difficile dare fiducia a una persona che ha dimostrato così palesemente di tradire la fiducia di un compagno di partito?
Le altre due sono terribili, specialmente se messe una vicino all'altra.
Una ricerca inglese ha stabilito che in Grecia,  a seguito della crisi, oltre a una serie di problemi giganteschi, si è verificato un aumento nella mortalità infantile del 43%.
Nell'intervista a Jordan Belfort, ex finanziere d'assalto, ispiratore del film Wolf of  Wall Street, il tizio riconosce di aver guadagnato 28 milioni di dollari con una manovra illegale, in tre minuti.    
Serve ancora qualcosa a dimostrare che questo sistema  marcio è da modificare?

martedì 18 febbraio 2014

el rico unido jamas sera vencido

Questa è incredibile! (come tante altre)
Stasera ho visto Angelino Alfano emettere un proclama.
Non l'ho sentito tuonare contro la mancanza di lavoro, né contro la corruzione, né contro la criminalità organizzata o l'evasione fiscale o la mancanza di investimenti nell'istruzione e nella ricerca.
Come si vede, per le priorità da risolvere in questo povero Paese,  c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Niente di tutto questo, però. Forse si tratta di emergenze troppo sfruttate per lui, come dire; banali.
E così l'ho visto mentre proclamava alle telecamere, come prioritaria, la lotta del suo partito al''introduzione di qualsiasi forma di tassa patrimoniale (tassa sul patrimonio, per pagare la quale, in percentuale,  bisogna ovviamente possedere il medesimo).
Angelino, a muso duro, diceva che non si unirebbe mai a un governo che intendesse commettere quella che è, evidentemente, per lui, un'insopportabile iniquità.
Di tutto il resto sembra che niente altro lo scandalizzi a priori. 
Subito dopo, con perfetta scelta di tempo, affermava che ci sono le possibilità per imprimere alla politica dell'esecutivo prossimo venturo una svolta addirittura rivoluzionaria.
In effetti, nella storia, credo mancasse una rivoluzione a favore del patrimonio.
Sarà la prima fatta dai ricchi contro i poveri.
Mentre parlava era circondato dai volti fieri e decisi dei suoi colleghi Schifani e Sacconi, o, se preferite, dei suoi companeros: Schifanos e Sacconiz o, se ritenete, tovarisch Schifanotzki e Sakunin.
Caspita! Chi più rivoluzionario di così? Me li immagino già Robespierre e Spartaco e Mao e il Che e tutti gli altri che fanno a gara, nell'al di là, per tenere il posto caldo agli ultimi arrivati nella famiglia degli irriducibili ribelli pronti a morire sulle barricate per il loro ideale.
El Rico/ Unido/ Jamas Sera Vencido.  

Moretti no.

Che L'Ego Della Bilancia abbia fatto quel che ha fatto, ormai è, appunto, un dato di fatto.
Non vale tornare sopra a tutte le perplessità che ha sparso intorno la sua mossa, compresa l'inquietante sensazione che un atteggiamento del genere, poco comprensibile qui da noi, risulti oltre l'umana portata, varcate le frontiere.
Comunque, bambino e acqua sporca sono già giù per il tubo, facciamocene una ragione e andiamo oltre.
Oltre vuol dire guardare con fiducia alla nuova mirabile compagine di governo che, sicuramente, il nostro allestirà con effetti speciali.
Lo so che non bisogna farsi incantare dal toto-ministri, ma ho avuto un momento di gioia nell'ascoltare il nome di Epifani come accreditato al ministero del lavoro. Mi sono detto: -Vuoi vedere che, per la prima volta da che io ricordi,  deciderà sul lavoro una persona che mastica la materia da una vita e che è stato, fino ad ora, sempre dalla parte dei lavoratori?- Sarebbe il primo ministro a possedere queste caratteristiche, oltre a costituire un'inversione meravigliosa di tendenza, almeno sulla carta, rispetto agli improponibili Sacconi e Fornero che hanno addirittura proposto riforme contro ai lavoratori stessi.
Troppo bello per essere vero. Temo infatti che quel nome sia stato pescato dal mazzo degli imprevisti.
E chi salta fuori, invece, girata la carta delle probabilità? Moretti.
Quel Moretti che è un manager superpagato per licenziare in ferrovia; quel Moretti i cui risultati professionali sono sotto gli occhi di tutti; quel Moretti che, all'indomani di una vergognosa figura italiana, con i treni bloccati in mezzo paese da una nevicata, sostenne che, in carrozza, bisogna salire con una coperta e una bottiglia d'acqua di proprietà. 
No, per favore, quel Moretti no!

domenica 16 febbraio 2014

grazie

Non so se è perché invecchiando si diventa più sentimentali.
Comunque grazie alla mia famiglia e ai miei amici per una bella serata intorno al mio compleanno

sabato 15 febbraio 2014

Avanti tutta

Spero con tutto il cuore che L'Ego Della Bilancia ce la faccia, anche perché, in questo momento, rappresenta l'ultima risorsa di un politica ridotta ai minimi termini.
Intanto, però, registro che, negli ultimi tempi, ha dichiarato:
- mai più un governo di larghe intese
- non sarò mai presidente del consiglio senza vincere prima la competizione elettorale 
- Letta (Enrico) può stare sereno
Ora, se davvero riuscirà, magari perché dotato di superpoteri, a imprimere la famosa svolta al Paese, ne sarà valsa la pena, anche di sputtanarsi come un parolaio qualsiasi.
Io comunque sono preoccupato assai, perché  Renzi lo vedo costruito di materiale biologico non troppo dissimile a quello che ci accomuna, tutti noi umani, né eccessivamente diverso, nel caso di specie, rispetto all'involucro di cellule che contiene il pensiero del suo predecessore.
E sono anche profondamente disturbato dal fatto che, nel frattempo, anche grazie all'Ego Della Bilancia, per la prima volta nel corso della nostra storia, un pregiudicato capeggia una delegazione che si reca al Quirinale per le consultazioni con il Presidente Della Repubblica sulla formazione di un nuovo governo. 
E qui comincio a dubitare che il gioco di togliere la sedia a Enrico Letta per formare un nuovo governo con la destra, affidato a un altro Presidente non eletto dai cittadini,  valga davvero la candela.
D'altra parte, tutto è possibile in questo Paese, solitamente in ambito negativo, però.
Ne sono un esempio le recenti esternazioni del rampollo Elkann che attribuisce ai giovani senza lavoro la colpa di essere senza lavoro.
In tempi abbastanza recenti, questa convinzione è stata espressa dal altri campioni del Pensiero Fulgido, ricordate?
La coccodrilla Fornero, che sosteneva la schizzinosità (lei lo diceva in inglese, faceva più fine) dei giovani disoccupati in materia di lavoro;  il vice ministro spintarella Martone, che definì sfigati i ventottenni non ancora laureati; il ministro buonanima Padoa Schioppa che parlò di bamboccioni.
Trovo curioso che le biografie di questi fenomeni della sociologia moderna non siano ricche di competizioni all'ultimo sangue per salire sull'ascensore sociale partendo dai piani più bassi.
Conosco alcuni giovani che hanno probabilmente più talento di John e sicuramente più di Lapo (tanto per dire; ci vuole poco), ma sono partiti meno avvantaggiati di loro.
Penso che Elkann e i suoi sodali potrebbero rivendicare almeno un minimo di credibilità se provenissero da infanzie infelici e famiglie disagiate; invece, francamente, mi pare che parole del genere, dette da loro, rappresentino l'odioso equivalente sonoro al gesto dell'ombrello; la beffa insultante, dopo il danno, dei ricchi ai poveri. 

sabato 18 gennaio 2014

revisionismo etico

Ieri c'era L'Ego della bilancia dalla Bignardi.
Niente da dire: Renzi, a parlare, è un fenomeno, e le cose che dice sono condivisibili o, comunque, degne di approfondimento; in più, dalla parte attiva della telecamera, fa sfracelli.
L'astuto Matteo ha risposto a una domanda sull'opportunità di incontrare  Cialtron Escort, ricordando che il PD, tempo prima, era insorto contro le modalità di costruzione del  porcellum, varato dalla sola maggioranza senza la partecipazione dell'opposizione.
Peccato abbia dimenticato di notare che, all'epoca, il capo dell'opposizione non era stato condannato in via definitiva dalla magistratura.   
A quel punto, la conduttrice non gli ha rivolto le domanda che avrei voluto fargli io.
Non è  terribile per il PD accettare di discutere parte del destino di un Paese (il nostro) con un pregiudicato?
Non è un modo per riconoscergli, una volta volta di più, una dignità e un potere che in un Paese normale non dovrebbe avere?
Non è un modo, neanche tanto obliquo, di dichiarare ufficialmente che la legge non è uguale per tutti?

giovedì 16 gennaio 2014

quisquilie pinzillacchere

Non era Totò che si esprimeva così per farci ridere, qualche anno fa : "Quisquilie... pinzillacchere..."?
Ieri sera ho udito, nella realtà virtuale di uno studio televisivo, un esponente giovane della destra di cui non ricordo il nome (è possibile Cattaneo?) rispondere al governatore della Toscana, Rossi, che sottolineava l'inopportunità di affrontare un qualsiasi tipo di costruzione politica con un pregiudicato, insomma criticava l'apertura di Renzi a Cialtron Escort.
Bene, il politico rampante, esibendo un bel sorriso d'ordinanza, ha risposto che quella sottolineatura era l'esempio lampante della pratica di demonizzazione dell'avversario e che bisognava passare oltre.
Appunto, le condanne definitive diventano quisquilie e pinzillacchere; di più, a Al Cerone, ho letto da qualche parte,  bisogna riconoscere le attenuanti perché ha governato il Paese.
Oh bella! Ma queste non sono piuttosto aggravanti?
Quindi se un preside di scuola media fosse uno stupratore di bambini, il diritto dovrebbe prevedere che, governando una scuola, sia giudicato con più clemenza di un maniaco da strada?
Quisquilie pinzillacchere.
Queste, però, non mi fanno ridere.

Il razzista Salvini, quello che un po' di anni fa, durante le sagre paesane, cantava le canzoncine contro i Napoletani, ha fatto carriera.
Grazie al ministro Kyenge adesso sappiamo che il razzismo in Italia esiste ufficialmente e, fuor di ipocrisia, ne abbiamo anche una mappa un po' più precisa. 

La borsa è salita ai livelli massimi dal 2011, e l'occupazione è ai minimi; anche la gente comune è ai minimi.
In borsa investe chi ha soldi in più rispetto alle esigenze vitali.
Serve altro per capire che questo sistema nefando privilegia i pochi più ricchi a discapito dei molti più poveri?
Che cos'è un miglioramento nell'economia, oggi? Una percentuale aggiuntiva di benessere generalizzato? O un incremento delle possibilità finanziarie di un'elite volentieri disposta a divorare il presente e il futuro di chiunque non sia in condizione di difendersi?   
E allora, quando i governi ci dicono che l'economia è in ripresa, quanti di noi possono davvero gioire?
Sarà mica come per il terremoto dell'Aquila? Due che si parlano ridendo, contenti che insieme alle case si siano mosse anche le loro prospettive di guadagno? E quanto comincia a somigliare la speculazione finanziaria alle tangenti incassate sulla disperazione e la morte? 

domenica 5 gennaio 2014

Renzi quale?

Non stravedo per Renzi.
Non ho votato alle primarie del PD, partito da cui ho preso le distanze, almeno finché non salteranno fuori i nomi dei cento e spiccioli maramaldi che hanno detto una cosa e, nel "segreto dell'urna" ne hanno fatto un'altra, almeno finché questi traditori vigliacchi non usciranno da quel partito. A parte la vergognosa figura, non voglio rischiare che il mio voto sia utile alla carriera di uno di loro. 
Mi sento quindi sempre più distante da un partito e da un segretario che mi paiono sempre meno di sinistra.
E tuttavia ho sperato che l'elezione di un giovane  segretario (troppo) ambizioso e, sicuramente, molto mediatico, dote "politica" che pare essenziale per gli Italiani, forse oggi più contenti di farsi governare da un Alberto Sordi che da un Enrico Berlinguer, ho sperato che portasse un'aria nuova.
All'inizio, devo dire che Renzi mi è sembrato molto attivo e vigoroso con le sue proposte su legge elettorale e rimborsi ai partiti, rispetto ai quali ha anche cercato di strappare la maschera a quel bravissimo comico di Grillo (altro eroe mediatico, cvd).
Ma mi domando che senso abbia la battuta, se era una battuta, di pessimo gusto su Fassina.
"Fassina, chi?" Te lo dico io, Matteo: Fassina il viceministro dell'economia in un governo presieduto dal tuo compagno di partito Letta, egli stesso appartenente al PD, che sarebbe il tuo medesimo partito. 
E allora, vuoi ricominciare a fare del male ai tuoi alleati, a creare casini  a tutti in nome di una battuta o della tua sconfinata presunzione?
Facciamo che un po' di quel rispetto che un Renzi sostiene sempre di avere nei confronti degli avversari, l'altro Renzi lo deve anche ai suoi... come preferirebbe chiamarli? Alleati, amici, collaboratori, sudditi, o, se non risulta troppo arcaico e offensivo per il suo vocabolario, compagni?
In ogni caso, la battuta -Fassina chi?- porta di sicuro con sé la domanda -Renzi quale?-