da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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giovedì 19 aprile 2018

auguri Eraldo


Da quando eravamo bambini, a bagno nella vasca della piscina Mario Massa, e sognavamo imprese sportive, quel nome strano ci suonava familiare, faceva parte del nostro minuscolo pantheon: vicino a Goffredo, appena imparato l’inno nazionale; a Mina che cantava le bolle blu ; a Nembo Kid e alla Coca Cola.
Come tutte queste consapevolezze, Eraldo Pizzo c’era. Prima di noi.
Cresciuti un po’, l’abbiamo visto fin troppo frequentemente, dato che la Pro Recco per noi era una sventura, e anche se, tolto il costume da bagno e indossati pantaloncini e maglietta, ci trasformavamo da atleti in erba in supporter scatenati, piccoli  epigoni di Jekyll e Hyde, e gli gridavamo ogni sorta di improperi dalle gradinate; pure, ogni tanto, ci coglieva una confusa inquietudine quando avvertivamo che alcune sue azioni sfuggivano il collocamento nell’universo ottuso del tifoso.  Potevamo urlare a perdifiato che l’arbitro (uno, allora) era venduto e cornuto, se gli fischiava un rigore o un’espulsione a favore (magari sacrosanti), ma quando Eraldo infilava il “sette” con un tiro da dieci metri, o pescava il compagno giusto, con un lancio millimetrico, lungo mezza vasca, capace di scavalcare la controfuga resa illeggibile dagli spruzzi di cinque coppie di siluri turbolenti, ci prendeva il dubbio che la colpa di tutto ciò andasse ricercata in uno smisurato talento.
Ci sono stati altri nostri campioni, di caratura mondiale, che ne hanno attraversato la carriera: Gianni De Magistris, Sandro Ghibellini, i compianti Marco Galli e Vincenzo D’Angelo, per citarne solo alcuni in ordine sparso, ma Eraldo Pizzo è rimasto sempre lì, in vetta, capace addirittura di vincere un campionato nel 1982, a quarantaquattro anni.
E solo chi sa di pallanuoto comprende il significato di una longevità del genere ai massimi livelli, per un giocatore di movimento, uno dei sei, per intenderci, che, in campo, devono nuotare avanti e indietro più velocemente possibile, solitamente a contatto con un atleta di almeno ottanta chili che cerca il contrasto, scambiando colpi più o meno proibiti durante l’esecuzione di gesti atletici complicati e faticosi.
Tutto ciò condito dall’imprescindibile intensità dell’allenamento quotidiano.
Io non ho mai avuto l’onore di giocare con o contro Eraldo in una partita ufficiale e, tuttavia, nove anni fa, sono stato lieto di cogliere l’opportunità fornita dalla presentazione di un mio romanzo, ambientato nel mondo della pallanuoto, per approfittare della sua disponibilità e scendere in acqua con lui a disputare una partitella tra vecchi amici; appuntamento a cui si è presentato con un fisico ancora capace di incutere rispetto e, incidentalmente, un goal da lontano.
Eraldo Pizzo compie ottant’anni il 21 Aprile.
La sua deve essere stata una buona congiunzione astrale, considerando che Superman, altrimenti detto “l’uomo d’acciaio”, è più anziano di soli tre giorni. E io mi sono reso conto da un po’ di essere diventato suo tifoso, perfino a mio dispetto, nello sport, e di esserlo, in modo assolutamente consapevole, nella vita.
E quindi auguri, Eraldo, dal profondo del cuore.  

domenica 4 febbraio 2018

Che cosa non si fa per amore!

Perfino passare da a-social a social.
Il 2 Febbraio, alla libreria Coop del Porto Antico, Saffran è stata "presentata in società".
Mi pare che il debutto sia andato bene, anche grazie alla conversazione interessante propiziata dalle domande di Donatella Alfonso, alla location, e all'organizzazione del conforto predisposta da mia moglie, Emanuela, una delle streghe magnifiche che non ringrazierò mai abbastanza.
Dicevo quindi del mio approdo faticoso a facebook che mi è stato sollecitato per allargare la platea dei miei lettori oltre i confini famigliari.
Ho ritenuto che Saffran meritasse questo sacrificio, non è sempre detto che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli, neanche su quelli lettarari.   

lunedì 15 gennaio 2018

presentazione Saffran

Venerdì, 2 Febbraio, alle ore 18, alla Libreria di Porto Antico di Genova, presenterò il mio ultimo romanzo, Saffran, pubblicato da All Around di Roma, 
Sarò insieme alla mia amica Donatella Alfonso per chiacchierare di una storia, in parte vera, e appassionante, con chiunque vorrà esserci.
A presto!  

venerdì 22 dicembre 2017

un po' di rigore

Ci sono già milioni di commentatori, più o meno esperti, che si dedicano al calcio, e ho sempre pensato che fossero sufficienti.
La vicenda del rigore non concesso a Pepito Rossi nella partita di coppa Italia contro la Juve, tuttavia, mi pare emblematica di un modo di pensare  e gestire le regole, tipicamente italiano.
Premetto di essere moderato tifoso genoano, di apprezzare l'immagine pubblica di Ballardini e di Rossi, molto più bravo che fortunato, e di avere alle spalle una militanza nello sport agonistico.
Per questo, quando ho letto dell'uscita dell'allenatore che sosteneva la necessità di "chiudere un occhio", concedendo un rigore al Genoa (giudicato non assegnabile dalla VAR), ho pensato a una battuta.
Commenti e notizie successive mi hanno invece convinto del contrario.
E allora, accreditando questa interpretazione, dovremmo considerare che i risultati, anche nello sport, in Italia, andrebbero conseguiti per meriti speciali che esulano dalla prestazione; uno strano concetto di meritocrazia.
Sarebbe lecito quindi pretendere rigori concessi alla simpatia, sanzioni applicate per insopportabilità manifesta o divergenze di opinione, ammonizioni per chi commettesse falli ai danni di figli unici di madri vedove e via discorrendo.
Si tratterebbe, insomma, di trasferire ufficialmente anche nello sport quel concetto che ci è così caro e che ci fa guardare spesso con sospetto dal resto del mondo: le regole sono fatte per essere trasgredite.
Che cosa avrebbe detto Ballardini, se il rigore fosse stato concesso e lui fosse stato allenatore della Juve? 
E se il Genoa, alla fine, avesse pareggiato quella partita anche grazie a un rigore assegnato a compensazione della simpatia e della sfortuna di Pepito Rossi? Sarebbe stato giusto, sportivamente parlando?
Sono sempre stato contento del fatto che nel mio sport, al di là di comprensibili errori, chi era più forte o più bravo avesse l'occasione di dimostrare il proprio valore, e chi era più debole sulla carta avesse la sua opportunità di smentire i pronostici in campo, così, semplicemente affrontando la competizione in modo leale, secondo le regole; e mi sono sempre augurato che questa semplicità si potesse trasferire a molti altri settori della nostra società.
Pare invece che mi debba accontentare del fatto che quel rigore non sia stato assegnato, rintuzzando, per ora, un attacco della società "civile" alle regole sportive. 

martedì 5 dicembre 2017

Saffran in uscita

Evviva!
E' uscito Saffran, il mio sesto romanzo.
In attesa della prossima distribuzione in libreria, chi fosse interessato può acquistarlo sul sito dell'editore, All Around.
Il link è:  www. edizioniallaround. it

sabato 25 novembre 2017

con le donne

Oggi è la giornata dedicata al contrasto alla violenza sulle donne.
Mi pare già un'enormità.
Nessun giorno dell'anno dovrebbe vedere casi di violenza di genere. E invece. 
E' un po' come per la polemica sul termine "femminicidio" o sulle "quote rosa" o sull'otto Marzo. 
Non ci dovrebbe essere bisogno di tutto questo, nel migliore dei mondi possibili, ma viviamo in un  mondo maschile e maschilista, dove le nostre compagne sono spesso costrette a scavare trincee culturali e a difendersi.
E, probabilmente, è colpa del retaggio che ci portiamo dietro anche il polverone sollevato in tutto il mondo dalle accuse di violenza che, negli ultimi tempi, hanno colpito uomini, più o meno in vista in tutto il mondo, che ha portato a qualche esagerazione. 
Detesto alcuni atteggiamenti maschili, detesto ogni forma di prevaricazione e trovo inaccettabili, vili e spregevoli alcuni reati.
Per questo chiedo alle donne di adoperare, in situazioni così delicate e difficili, la loro intelligenza e la loro integrità.
Un uomo volgare, che formula richieste sconvenienti non esercita lo stesso tipo di violenza di uno stupratore, neanche uno che approfitta vergognosamente di una posizione di predominio, anche se la sua colpa è di sicuro più grave; se è vero che la donna (chiunque, in realtà) deve poter dire di no in qualsiasi momento a una richiesta sessuale, io ritengo che l'accettazione, più o meno elegante, di quel no costituisca una differenza non da poco nel giudizio sull'eventuale violenza subita.  
Ha ragione Michele Serra quando scrive che mischiare i burini e i cafoni e i molestatori piccoli e grandi a coloro che infliggono violenza rischia di portare acqua al mulino di chi vorrebbe minimizzare e sottrarre credibilità alle vittime. 
Per questo vorrei che ognuno fosse chiamato a pagare per i suoi errori in base alla reale entità delle sue colpe.

venerdì 24 novembre 2017

Saffran

Verso la fine del XVI secolo, nel corso di una scorreria sanguinosa sulle coste liguri, una bambina dai capelli color zafferano (safran, in molte lingue e dialetti), schiava dei saraceni, riesce a fuggire da una galea carica di merce viva. 
Approda su una terra sconosciuta, bellissima e aspra, e comincia un cammino che la condurrà, tra mille insidie, ad affiancare le protagoniste di uno dei più celebri processi alle streghe istruiti in Italia: quello che cominciò a Triora nell'estate del 1587
Secoli dopo, ai giorni nostri, l'ispettore capo Renzo Parodi, primo detective letterario afroitaliano, e il fido Marotta, già protagonisti di altri casi intricati, indagano su un efferato delitto commesso a San Martino Di Struppa, quartiere collinare di Genova.


Saffran racconta di donne perseguitate, torturate, umiliate; di alcuni retaggi maschili che ancora oggi agiscono in eventi criminosi, i cui tragici epiloghi sono così simili e frequenti da pretendere una definizione: femminicidi. 


Alcuni dei personaggi  ed eventi di questo libro appartengono alla storia. Oltre al famoso processo alle streghe di Triora, sono autentici i nomi delle bazure, sono autentici i nomi dei Dogi, dei Podestà e di alcuni inquirenti, sono autentici Luca e Franchetta Borelli. 
Il collegamento tra Triora e San Martino Di Struppa, all'epoca colonia penale di Genova, risiede nel fatto che, dal 1600 in poi, nei registri parrocchiali di San Martino Di Struppa compaiano i cognomi Bazoro e Bazora, che richiamano i termini bazora o bagiua, usati nel ponente ligure per indicare la strega.
Altra circostanza, purtroppo autentica, è una serie impressionante di delitti, più o meno efferati, perpetrati fino ai giorni nostri, da maschi contro le donne. 

Questo romanzo, ambientato in parte in secoli in cui la misoginia era codificata da leggi, in parte in anni in cui è stata coniata la parola femminicidio, è dedicato a tutte le donne e agli uomini di buona volontà, capaci di conoscenza e rispetto

martedì 12 settembre 2017

chi dice danno dice donna

Nel nostro Paese non è difficile assistere a danni più o meno gravi, basta guardarsi intorno.
Ma accade sovente che molti di questi danni, specie quelli ingiusti e provocati, colpiscano categorie di persone precise.
Nel caso specifico, oggi, se io fossi una donna, sarei incazzata nera.
Dal 2018, infatti, una nuova "grande conquista" avvicina le donne agli uomini sulla strada della parità: finalmente, tutte le donne e tutti gli uomini italiani potranno orgogliosamente fruire dell'età pensionabile più alta in Europa.
Tralascio commenti sulla portata comune della problematica sociale che ci troviamo ad affrontare, limitandomi a osservare ciò che è assolutamente evidente, e cioè che più viene procrastinata l'uscita dei lavoratori anziani, meno spazio ci sarà per i giovani nel mondo del lavoro, con esiti negativi sulla vita di tutti; tuttavia, anche se questa svolta epocale era già stata preannunciata fino dal 2011, anche se si tratta solo dell'ultima fase di un processo che ora riguarda anche le dipendenti private; in occasione del compimento del misfatto, mi pare opportuno sottolineare che la parità, in Italia, per le donne non c'è negli stipendi, perché solitamente si fermano ai livelli più bassi dei percorsi di carriera; non c'è nelle ore di lavoro che proseguono, a casa, ben oltre l'orario di ufficio e che permettono spesso alle famiglie italiane di mantenere quella caratteristica di primo nucleo sociale tante volte evocata. 
La parità non c'è nei crimini violenti perpetrati, nella grande maggioranza, da maschi contro le donne, e non c'è nella tutela di molti diritti.  
Nonostante la strada percorsa, soprattutto dal '68 in poi, la parità è insomma ancora di là da venire, per molte di quelle conquiste che i maschi danno per scontate. 
Adesso, però, tutte le donne, in Italia, potranno (dovranno) andare in pensione più tardi, uniformandosi all'età degli uomini.
Potrebbe perfino essere una buona cosa, se prima avessimo risolto tutte le altre discriminazioni di genere. Così, mi pare una vigliaccata.

martedì 16 maggio 2017

altre storie

Sono tornato.
Chi l'avrebbe detto?
Per ora solo per fare un annuncio (anche se ce ne sarebbero da dire!)
E' in produzione un nuovo romanzo che penso di dedicare alle donne.
Questa volta le indagini di Renzo Parodi partiranno da molto, molto lontano.
Il nuovo titolo dovrebbe uscire a dicembre.
Nient'altro, per adesso.
Al lavoro.

domenica 31 luglio 2016

a volte ritornano

Mi sembra passato un secolo dall'ultima volta che ho scritto sul mio blog.
Certo quello che è accaduto nel frattempo, e sta ancora accadendo, ha ritmi vertiginosi, tanto che risulta difficile focalizzarsi su un evento, un argomento. Ho la sensazione che la nostra attualità non lasci più alla Storia il tempo di sedimentare. 
Gli attentati dei tagliagole e dei loro emuli più o meno balordi sono aumentati; di pari passo cresce l'intolleranza e la paura dell'occidente, e il pericolo che altri paesi d'Europa, sotto la spinta di una immigrazione disperata e potente, seguano il nefasto esempio dell'Inghilterra, disgregando le forze e, in sostanza, decretando il successo politico dei terroristi. 
Intanto, in America, concorre alla presidenza Donald Trump, in Turchia Erdogan approfitta di un colpo di stato, che sembra capitato curiosamente a fagiolo, per varare liste di proscrizione che danno l'idea di essere pronte da un pezzo, utili a costituire il fondamento di un nuovo stato "un po' meno democratico".
Per la Turchia, davvero mi piange il cuore; non più tardi di quattro o cinque anni fa, di ritorno da un viaggio a Instanbul, ero rimasto affascinato dalla città e dai suoi abitanti, dalle ragazze in minigonna accanto a quelle con il burka, dai locali in cui non si serviva alcool vicini ai bar dove si preparavano i cocktail, dalla convivenza pacifica di etnie e religioni e costumi.
Tutto scomparso nel volgere di pochissimo tempo, sotto la spinta della stessa onda che percorre il mondo intero e non ci lascia più alcuna certezza a cui afferrarci per galleggiare più o meno tranquillamente, come abbiamo fatto fino a poche decine di anni fa. 
Di sicuro il mondo sta attraversando cambiamenti impensabili fino a qualche tempo fa, di sicuro ci vengono presentati conti fin troppo salati per gli sbagli commessi nel recente passato, di sicuro nessuno può obbligarci a rinunciare al pensiero e alla libertà.
Sembra persino stupido per quanto è scontato, ma credo che da lì si debba partire: dal pensiero e dalla sua umana peculiarità, trasversale a razze e religioni, e dalla libertà, quella che prevede più pluralismo rispetto e tolleranza, che integrazione.
L'applicazione pratica di questi concetti può suggerire le scelte giuste più dei muri, dei fili spinati, delle guerre.
L'onda, prima o poi, passerà; si lascerà dietro morte e distruzione, può darsi perfino che si porti via la spiaggia, ma passerà, e quelli rimasti in piedi dovranno essere pronti a ricostruire. 

sabato 27 febbraio 2016

La legge è uguale per chi?

Ho letto, qualche giorno fa, due articoli  pubblicati contemporaneamente su un sito che hanno generato un penoso cortocircuito: uno era dedicato all'arresto di un ottantenne, accusato di offesa a pubblico ufficiale per aver reagito a un multa, a sua opinione, ingiusta; l'altro raccontava dell'assoluzione di Aurelio De Laurentiis da accuse analoghe, "perché il fatto non sussiste", in relazione a una sua scomposta  e plateale reazione alla negazione di un "trattamento di favore" all'aeroporto di Capodichino.
Nell'occasione, un poliziotto riportò lesioni guaribili in cinque giorni.  
Ora, per carità, i giornali spesso travisano e a volte mentono, ma la verità processuale fa emergere accuse analoghe per i due imputati, salvo la mancanza di provocate lesioni a carico di Emanuele Rubino, l'ottantenne gravemente malato, condannato a 17 giorni di prigione per aver violato il provvedimento di libertà vigilata originato dalla multa.
E le accuse a De Laurentiis sono sostenute dai sindacati di polizia che un minimo di attendibilità lo dovranno pure avere.
Personalmente ritengo addirittura che Rubino abbia delle attenuanti e De Laurentiis numerose aggravanti, a partire dalla fedeltà all'odiosa setta dei "leinonsachisonoio".
La morale di questa storia è che io sono sicuramente un pessimo giudice, ma mi piacerebbe che qualcuno fosse in grado di spiegarmi come funziona questa giustizia.  

domenica 31 gennaio 2016

Family gay

Forse ho già scritto qualcosa del genere, ma, dati gli ultimi sviluppi della polemica intorno alla legge Cirinnà, sento il bisogno di ripetermi.
Intanto, mi sono convinto che sia meglio sgomberare il campo da ogni ipocrisia e comincio con la più piccola: le unioni civili servono alle coppie dello stesso sesso, le coppie eterosessuali, se vogliono essere riconosciute e tutelate giuridicamente hanno a disposizione matrimonio religioso e matrimonio civile, non vedo quindi la necessità di offrire loro la ridondanza di un altra forma di unione istituzionalizzata, né capisco quale possa essere la grande lesione dei loro diritti, vista la loro libera scelta di sposarsi o no.
Profondamente diversa è la situazione delle coppie "omo" o "arcobaleno" o comunque le si voglia chiamare, quelle formate da due esseri umani, non necessariamente di sesso opposto.
Loro non hanno accesso ai diritti sanciti da un matrimonio e quindi, posto che, per me, la famiglia è dovunque si vuole che sia con amore e rispetto e solidarietà, hanno assolutamente bisogno di accedere  a diritti e doveri paritetici a quelli delle coppie sposate.
E se trovo, tutto sommato, accettabile, la posizione della chiesa, che si sistemerà la questione con i propri fedeli e con la propria coscienza collettiva, trovo insostenibile la posizione conservatrice di uno stato laico che dovrebbe essere libero da qualsiasi condizionamento di carattere religioso.
Passiamo alle grandi ipocrisie, adesso.
A parte la più grossa di tutte, quella solita, che ci porta a ridurre una questione politica e sociale di grande respiro a una squallida battaglietta partitica, a parte che aumentare l'accesso a un diritto non trascina automaticamente alla sua obbligatoria fruizione, né a portare via diritti a quelli che già li hanno, è mai possibile che parecchi dei nostri politici difendano a spada tratta un tipo di famiglia che non esiste nemmeno più come monopolio, che magari nemmeno loro praticano; e che lo facciano solo in un'occasione come questa, infischiandosene, per esempio, delle famiglie, perfino eterosessuali,  dei lavoratori, di quelle dei disabili, di quelle dei poveri, dei rifugiati, in ogni altra occasione?
Altra bufala colossale del family day è quella che ho sentito risuonare come un tamburo: "i bambini vanno difesi. No alle adozioni per famiglie gay anche quando uno dei due è genitore biologico"
Intanto,a proposito di ipocrisie, ditemi quali bambini vanno difesi, perché anche su questa affermazione, la cronaca quotidiana illustra diverse correnti di pensiero, poi sarà bene che si sappia che la proposta di legge prevede che, in caso di richiesta di adozione del figlio del compagno/compagna, (possibilità peraltro già esistente per le coppie etero), il tribunale dei minori, prima di concedere parere favorevole, valuti l'impatto del provvedimento sul bambino, e quindi sia obbligato proprio a difendere per primi gli interessi del piccolo.
E allora di che cosa stiamo parlando?
Io, per esempio, in questo panorama di infanzia negata, violata, recisa, magari da genitori etero in pieno diritto di esercizio delle loro funzioni, trovo addirittura che sarebbe meglio dare un figlio, rifiutato o orfano, a due uomini o due donne che non hanno con lui alcun legame biologico, ma lo desiderano davvero, piuttosto che farlo crescere nella violenza, nella solitudine o nell'abbandono.
Viva il family gay      

martedì 5 gennaio 2016

la triade

Dini, Amato, Fornero.
Che cosa hanno in comune?
Già, sono gli autori di tre riforme delle pensioni che hanno sottratto diritti ai lavoratori, ai pensionandi e ai pensionati.
Certo, si dice che abbiano messo mano a un sistema che, nei momenti presi in esame, rischiava di collassare, in parte  anche per festose gestioni Mastrapasquali o a esse assimilabili..
In ogni caso, le riforme della triade hanno fronteggiato un'emergenza (perenne) e, immagino, siano state affrontate con la consapevolezza dolorosa della necessità di infliggere un rimedio poco migliore del male a molte persone che già non potevano permettersi di condurre una vita serena.
I tre personaggi hanno anche qualcosa d'altro in comune: sono tutti anziani e molto benestanti, anche in forza del loro cospicuo vitalizio.
Oggi ho colto un paio di risposte del vecchio e ricco Lamberto sulle riforme proposte dall'attuale presidente INPS, Boeri, che, forse in controtendenza rispetto al suo predecessore più interessato ai propri accumuli che a quelli dell'ente, si è permesso di proporre, per far fronte alla solita emergenza che stavolta riguarda anche una pletora di lavoratori lasciati senza pensione e senza stipendio dalla lacrimosa Elsa, la contrazione di pensioni e vitalizi eccessivamente cospicui, tra i quali spiccano quelli dei nostri tre riformatori.
Dini, in sostanza, ha mandato a dire a Boeri di farsi i fatti suoi (cosa che, forse per la prima volta sta facendo un presidente INPS occupandosi di pensioni) e ha aggiunto che lui non l'avrebbe mai scelto per quel ruolo (ma va?).
Mi pare di ricordare che la posizione del Dottor Sottile, titolare di pensione tutt'altro che sottile, sia poco differente. 
Della Fornero ignoro il parere sull'argomento specifico, ma non l'ho sentita esprimere dichiarazioni di appoggio alla proposta Boeri altrettanto accorate come quelle in difesa della sua "fabbrica degli esodati."
La triade riformatrice, quindi, in un contesto di crisi, ha gettato a mare i diritti di milioni di persone, spesso aggravando condizioni economiche già precarie; ma qualora una possibile riforma, in risposta a una crisi analoga, proponesse di intervenire sulle loro condizioni economiche di assoluto privilegio, non esiterebbe a scegliere di gettare a mare il riformatore.
Da ciò consegue che lo spirito riformatore che anima i nostri tre moschettieri attinge al principio del -Perbacco! C'è un limite a tutto!- ossia: i poveri possono diventare illimitatamente poveri, ma i ricchi non possono mai diventare meno ricchi, specie quando sono riformisti.

sabato 21 novembre 2015

Parigi- Europa

Ho aspettato un po' per raccogliere le idee.
Ne ho sentite tali e tante su questa banda di assassini che vorrei evitare retorica e impulsività dettati dall'orrore.
Vorrei poter fare qualcosa per contribuire a rendere migliore il nostro mondo, per la parte molto subatomica che mi compete.
E provo a mettere giù alcune riflessioni sparse.
La prima è che nessuno di noi è al sicuro, perché chi aspira alla morte, propria e altrui, sarà sempre facilitato in una sfida all'ultimo sangue; da ciò mi pare consegua che la strada della violenza, forse indispensabile a una difesa nell'immediato, non può essere una strategia vincente a lungo termine, come hanno abbondantemente dimostrato gli interventi occidentali in Iraq, Libia, Pakistan, Afghanistan eccetera, nonché l'abbandono colpevole di molti stati africani a un destino di atroci conflitti.    
Io nutro dubbi sul possibile recupero al dialogo di chi ha dimostrato di saper uccidere, in maniera più o meno efferata, decine di persone innocenti, e temo che saremo costretti per un po' di tempo a esercitare il diritto alla legittima difesa, anche perché costoro sembrano esseri alieni rispetto a noi e al nostro modo di pensare. D'altra parte, riflettendo sulle motivazioni di questi strumenti di morte e sui loro capi, non riesco a concepire che una mente non patologicamente deviata consideri davvero realizzabile l'ipotesi che tutto il mondo possa essere riportato indietro di secoli e che paesi in possesso di una tradizione di libertà e democrazia, stabilizzata nella cultura, possano essere governati da una dittatura spietata più o meno religiosa. 
E allora l'alternativa è quella di un disegno diverso, condotto da burattinai che tengono in mano i soliti fili: denaro, armi, potere.
E alcuni di questi fili sono addirittura mossi in occidente con la vendita delle armi, il commercio del petrolio  e l'utilizzo dei fanatici che combattono guerre non dichiarate per procura.
Mi pare anche che si cerchi, da parte dei terroristi, di farci cadere nella trappola della destabilizzazione, magari spingendo i meno intelligenti o più ingenui di noi a colpevolizzare tutti gli islamici (le vittime più numerose del terrorismo), aumentando così la frattura tra loro e l'occidente, facendo crescere il tasso di disperazione di chi, innocente, si vedrebbe respinto da noi per essere magari accolto da un gruppo di macellai criminali.
Vero è che, al di là dei proclami e delle manifestazioni, un grande aiuto ce lo potrebbero dare i nostri amici musulmani nel momento in cui, come dice Michele Serra, producessero il loro Guido Rossa, denunciassero con coraggio i crimini e i criminali di cui fossero a conoscenza.
Nessuno può pensare che sia facile stroncare il terrorismo dell' IS, soprattutto perché i loro serial killer hanno ampiamente dimostrato di non tenere in alcun conto il rispetto della vita e della cultura; credo tuttavia che la strada giusta per farlo sia la ricerca della composizione dei conflitti in corso, Siria prima di tutti, che dell'aggregazione del sedicente stato islamico è stata ingrediente fondamentale.  Solo una vera unità di intenti verso un'onesta politica di pacificazione, da parte dell'Europa e degli altri paesi civilizzati, può sperare di guarire i bubboni che continuano a spargere marciume in tutto il mondo.

sabato 10 ottobre 2015

exultate, jubilate

Marino se ne è andato.
E' scivolato su una buccia di banana che non avrei mai pensato potesse incontrare sul cammino. La vicenda degli scontrini mi lascia sbigottito, per l'opinione che avevo della persona.
Detto questo, tutto quello che ha fatto di buono, e sottolineo, di buono, è stato avversato da una campagna denigratoria montata contro di lui che non avevo mai visto costruire contro nessun altro.
Per carità, uno che si fa beccare con gli scontrini "sbagliati" in una situazione e in una posizione del genere è più pirla che martire, ma da quando è iniziato il suo mandato e ha cominciato a fare pulizia del marciume ignorato e, ultimamente, attirato dai suoi predecessori, contro di lui si sono scatenati attacchi a palle incatenate, da parte della politica e pure dei media, per una volta uniti nell'individuazione dell'obiettivo.   
Marino non ha governato cercando il consenso? Non ha saputo comunicare? Non è simpatico? Vero, probabilmente.
Ma forse il suo modo di operare non poteva essere diverso se si volevano davvero far scappare i sorci che si muovevano nei sotterranei della città.
E allora, dopo la Panda, i Casamonica, le vacanze, il papa, il giubileo, che hanno scatenato assalti ripetuti e non sempre giustificabili nelle motivazioni e nell'intensità, ieri sera ho sentito Chicco Mentina quasi dispiaciuto che l'assessore Sabella, magistrato di reputazione indiscussa, affermasse di essere stato chiamato alla carica da Marino. "Proprio solo da lui?" Ha cercato di insinuare prima di arrendersi, ricevendo in risposta un inconfondibile sì.  
Comunque sia, Marino ha fatto la sua stupidaggine e doveva immaginare che non gliene avrebbero perdonata una. Di più: posso anche essere d'accordo sul fatto che il suo comportamento nel caso specifico, qualora accertato, costituisca una colpa abbastanza grave per un amministratore pubblico.
Detto ciò, se penso a chi, in questo momento, potrebbe esultare più di tutti, a chi, uscito dalla porta, potrebbe rientrare dalla finestra, a chi potrebbe prendere il suo posto, peggio, molto peggio mi sento.

lunedì 17 agosto 2015

L'OPPORTUNISTA

Venerdì 4 Settembre alle 18, alla libreria Coop di Porto Antico, a Genova, ci sarà la presentazione de L'OPPORTUNISTA, il mio romanzo appena uscito per WLM EDIZIONI.
Sarò molto contento di incontrare i miei lettori.
Il libro è già disponibile su vari siti web e su quello del distributore: http://www.libroco.it/dl/barlocco-giovanni/wlm/9788897382263/l-opportunista/cw573783059884202.html

mercoledì 5 agosto 2015

L'Opportunista

Evviva! 
E' in uscita il mio quinto romanzo: L'OPPORTUNISTA, pubblicato da WLM EDIZIONI http://www.wlmedizioni.altervista.org/joomla/catalogo-libri/16-collana-amando-noir/85-l-opportunista-di-giovanni-barlocco.
Sono, ovviamente, contento. Se lo vorrete leggere potete ordinarlo sul sito dell'editore o in libreria o, prossimamente, nel corso di una presentazione che terrò a Genova.

lunedì 13 luglio 2015

accordo

Dopo questo "accordo" è sempre più difficile avere fiducia nell'Europa.
Intanto: se ancora avessimo dei dubbi, sembra che la Germania decida e gli altri debbano uniformarsi; nella migliore della ipotesi, le Europe sono già due, una dei paesi nordici e una dei paesi sudici o sudditi, del sud, insomma.
Quasi tutti i commentatori e perfino molti economisti hanno rimarcato l'assurdità della durezza delle condizioni imposte alla Grecia e della politica di austerità fin qui perseguita. 
Pur con tutte le loro colpe e le loro mancanze, mi immagino quanto si sentano Europeisti i Greci, in questo momento, ma non solo loro. Questa vicenda ha spazzato via la fiducia nell'unione di tutti quelli che pensano di correre, un giorno o l'altro, il rischio di avere bisogno di solidarietà.
E' un fatto innegabile che la Germania (e alcuni suoi esponenti politici) mal sopporti il governo di sinistra della Grecia e che stia facendo il possibile per eliminare ogni possibile focolaio di dissenso rispetto alla politica europea utile soprattutto ai Tedeschi.
Da adesso in poi, sappiamo tutti che l'Europa con le nazioni meno forti economicamente,(magari solo perché, a turno, più colpite dalla speculazione o dai giudizi negativi delle società di rating), è più matrigna che madre, più punitrice che solidale e, soprattutto, che l'unione non è irreversibile.
E la conoscenza di questa tendenza non può lasciare nessun paese davvero tranquillo.
E tutto ciò a seguito di un'intransigenza che ha portato e porta con sé svantaggi per tutti; alla lunga, perfino per chi l'ha fortemente voluta e messa in pratica.
Se l'Europa politica ha ancora un senso, almeno come traguardo a cui tendere, al di là dei calcoli finanziari che hanno prodotto la moneta unica, sarebbe bene che molti paesi si svegliassero e, davvero uniti, obbligassero gli egoisti arroganti a prendere maggiore coscienza del significato dell'Unione, prima che sia troppo tardi, prima che sparisca definitivamente dalle menti e dai cuori anche questo imperfetto inizio di Europa.

lunedì 6 luglio 2015

europa unita?

Sono sempre stato convinto della bontà della strategia dell'unione delle forze, del gioco di squadra, però, da parecchio tempo, nutro seri dubbi sul fatto che la politica europea sostenga gli stessi valori.
La Grecia è solo l'ultimo degli esempi.
Diamo pure per scontato che molte delle accuse che le rivolgono Junker e soci siano giuste: i conti truccati per entrare in Europa, le riforme di là da venire, l'evasione  (buono, Junker che stigmatizza l'evasione altrui, quando in Lussemburgo la agevolava), la corruzione.
Al netto di tutto questo, però, il problema rappresentato dalla Grecia era piccolo, all'inizio, ed è diventato sempre più grande con il proseguire degli irrigidimenti dei paesi ricchi.
Io non discuto nemmeno sulle colpe, (e la troika ne ha tante!) ma non c'è un motivo al mondo per lasciare quel Paese nella disperazione.
Non esiste che si perda la Grecia dal punto di vista storico, la parola democrazia è nata lì; non esiste che la si perda dal punto di vista sociale, non sono i bambini e i vecchi né, più genericamente, le fasce più deboli della società a dover pagare il prezzo di politiche sconsiderate e della mancanza di solidarietà europea; non esiste che si abbandoni la Grecia dal punto di vista della sicurezza: anche senza contare Alba Dorata, le meravigliose isole Greche, a un passo dalla Turchia, rischiano di diventare un altro "ventre molle" da cui potrebbero passare germi pericolosissimi per il mondo intero, che attecchiscono sempre dove c'è disperazione.
Tra l'altro, sono cinque anni che le ricette della troika spremono il limone greco; non hanno ottenuto risultati, e forse non c'è rimasto altro da spremere. 
Insomma, non c'è una ragione al mondo che non sia l'interesse finanziario dei ricchi, cinico, puro e semplice, che tanti danni ha già fatto e sta facendo nel mondo, per affamare un popolo europeo che si potrebbe e dovrebbe salvare. 
Io sono sempre stato europeista, ma la mia Europa è un'altra, è un'unione politica di Stati che collaborano per l'interesse comune dei Popoli.
Questa Europa del capitale e della finanza, fino ad ora, ha fallito in politica estera, ha fallito con i migranti, ha fallito con la Grecia.
Io resto dell'idea che l'Europa debba essere il nostro condominio, ma forse dovremmo cominciare a liberarci di amministratori troppo interessati ad accrescere il proprio potere e i privilegi dei privilegiati.