da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 23 dicembre 2014

facciamo gli Italiani (fatta l'Italia?)

Non c'è verso; per quanto si riformi, per quanto si possa essere animati da buone intenzioni, lo scarto culturale tra noi e i popoli che stanno meglio di noi continua a costituire un handicap.
Intendiamoci; io sono assolutamente convinto che l'Europa e perfino il mondo abbiano bisogno di una riforma radicale; il primato della finanza sull'economia, il capitalismo del profitto a ogni costo, la politica dell'egoismo e dell'avidità dei pochi a discapito dei molti non sono metastasi esclusive del nostro sistema.
E' vero però che la corruzione, l'odiosa furbizia, l'evasione fiscale, la delinquenza organizzata e infiltrata fino nelle istituzioni, la ricerca e la disponibilità all' "aiutino" che aggiri le regole  sono peculiarità che abbiamo saputo sviluppare meglio dell'occupazione, dell'istruzione e della ricerca scientifica.
Volete due esempi d'attualità?
Siamo stati tutti contenti dell'eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti: benissimo, finalmente è stato tracciato il solco per una politica sana e trasparente.
Dopo ciò, si sono organizzate le cene di finanziamento all'americana, tutto alla luce del sole.
Peccato che, da noi, a quelle cene partecipino i Buzzi e altri malviventi assortiti impegnati  a aggiudicarsi la loro fetta di potere.
Un altro esempio è quello delle preferenze, per cui gli elettori devono essere responsabili senza mediazioni dell'elezione dei loro rappresentanti; io ho sempre pensato che fossero un alto esempio di democrazia. Peccato che, con questi chiari di luna, esista un rischio più che fondato che i voti siano manovrati da personaggi dediti all'interesse privato più che a quello pubblico, magari con fedine penali non proprio candide.
La morale è che, purtroppo, la nostra democrazia, più di altre, deve essere costantemente aggiornata e sorvegliata perché, a quanto pare, noi Italiani possediamo in abbondanza anticorpi in grado di distruggerla. 

domenica 21 dicembre 2014

rottamazioni

Ieri sera, a cena con amici. Tutti con il certificato "sinistra doc", eppure mi sono trovato in minoranza.
Chi aveva la mia età, chi qualche anno di più, ma io ero il conservatore, il vecchio contrapposto al nuovo che avanza.
Ognuno di loro aveva una giustificazione all'eliminazione dell'articolo 18, ognuno di loro un buon motivo per condividere le opinioni dell'Ego Della Bilancia sul sindacato.
Eppure tutti si dicevano favorevoli alla tutela dei diritti dei più deboli, degli operai senza lavoro, dei cassintegrati, dei disoccupati giovani e vecchi, degli esodati. Qualcuno ha detto anche che, in realtà, il jobs act non sopprime affatto l'articolo in questione, qualcuno ha sostenuto che si tratta di una questione marginale confronto all'innovazione necessaria nel mondo del lavoro, e a nulla è valsa la mia obiezione: se si tratta di questione marginale, perché per il governo è risultata prioritaria rispetto, per esempio, al falso in bilancio e al conflitto di interessi?   
Oggi, sentendo Bersani auspicare la teoria della normale contrapposizione politica in un paese normale, che prevede una destra illuminata e liberale impegnata a portare avanti le proprie convinzioni su ciò che è utile per il bene della comunità, diverse da quelle della sinistra, impegnata a portare avanti le proprie convinzioni su ciò che è utile per il bene della comunità; ambedue capaci di identificare compromessi utili al bene della comunità; oggi mi pare di aver capito che quella destra, nel nostro paese, si sta già formando attraverso un'esperienza di governo. Adesso si tratta solo di trovare un leader altrettanto valido e capace per la sinistra.