da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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lunedì 19 dicembre 2011

Buon Natale.

Anche se è passata da un po' l'epoca in cui Babbo Natale mi stava simpatico e se comincio a propendere per il Grinch, capisco che, mai come oggi, sia opportuno e doveroso augurare ogni bene agli uomini di buona volontà.
Escludo gli evasori, i voltagabbana, i furbi, il precedente governo e una cospicua serie di categorie che ogni bene se lo sono già preso immeritatamente.

venerdì 16 dicembre 2011

resistenza e resistenze

Il ministro Passera afferma che il governo ha trovato incredibili resistenze sul cammino delle liberalizzazioni.
Farmacisti e taxisti non ne vogliono sapere e, almeno per ora, non se ne fa nulla.
Mi domando se questo è un Paese formato più da taxisti e farmacisti che da pensionati, e mi domando anche se, facendo un raffronto tra i redditi più bassi delle rispettive categorie, taxisti e farmacisti siano più poveri dei pensionati. Mi sembrano inverosimili ambedue le ipotesi.
Allora: perché, in una situazione di emergenza estrema, alcune resistenze, non dettate da un criterio di equità, né da un criterio numerico, sono più insormontabili di altre?
L'unica risposta possibile è quella dei santi in paradiso, o, se preferite, degli Scilipoti in parlamento.
Vale a dire che alcune categorie, al di fuori di ogni criterio socialmente condivisibile, sono evidentemente meglio rappresentate e tutelate di altre, forse perché pagano meno ma "meglio."
E le frequenze televisive?
Chissà perché non si possono mettere all'asta. Il nano dice che non conviene. A lui no di sicuro, ma di solito le sue convenienze e quelle del Paese divergono.
In ultimo: li avete visti i legaioli con i cartelli, in parlamento?
Meno tasse, recitavano, come se loro fossero toccati nella qualità della vita quanto un operaio fincantieri.
Lasciatemelo dire: ci vuole una bella faccia come il culo!
Fino a un mese fa le tasse le mettevano loro, adesso che siamo sull'orlo del baratro per quello che hanno fatto male o non hanno fatto del tutto, pretendono di capeggiare la rivoluzione.
E tutto ciò in parlamento, dove si decide che le pensioni si toccano da subito, ma delle prebende dei parlamentari (sì, anche di quelli che reggevano i cartelli), se ne parlerà più avanti.
Come se non bastasse, la reazione più comune a questa tragedia politica ed economica, da parte di coloro che qualche soldino ce l'hanno, sembra la ricerca affannosa di un modo per sottrarsi all'aumento dei bolli su conti e titoli.
Ci deve pur essere un sistema per farla franca, che diamine!
Sembra che, oltre confine, non si trovi più una cassetta di sicurezza libera.

venerdì 2 dicembre 2011

DIAD'EMI


Emanuela ha molte qualità.
Non ultima quella della sopportazione, dato che stiamo passando la vita insieme.
Poi c'è il buon gusto.
No, non mi riferisco alle scelte sentimentali, ma agli oggetti che costruisce con passione e bellezza perché restituiscano l'una e l'altra.
Tanto che le hanno proposto di esporre le sue collane fatte a mano.
Questo è il risultato.
Cliccate e passate a dare un'occhiata, non ve ne pentirete.

giovedì 1 dicembre 2011

cambiare il mondo parte seconda

Ci ho riflettuto.
Ho partorito un'idea formidabile, di cui sono orgoglioso perché non era facile arrivarci.
Capisco che possa sembrare sconvolgente; alcuni la prenderanno come una provocazione, perfino come una teoria rivoluzionaria e sovversiva, ma io ve la propongo lo stesso, così come mi è venuta in mente. Attenti, eh!
L'idea è questa: "E se subordinassimo un po' di più il profitto all'equità?"
Scommetto che non ci ha pensato mai nessuno.
Vado a dimostrare con un esempio.
Quando si decide di riformare le pensioni per almeno tre volte negli ultimi anni, e di tassare il lavoro dipendente lasciando sostanzialmente immutati i privilegi di una infinità di soggetti di cui è più difficile quantificare le risorse, si fa un ragionamento "squisitamente" utilitaristico.
Una pensione da mille euro è più facilmente attaccabile di un panfilo battente bandiera panamense.
Tanto per dire, i parlamentari hanno sempre difeso i loro vantaggi economici sostenendo che influiscono in parte minima sul dissesto dello Stato.
Secondo questo ragionamento, è più produttivo pagare tre stipendi da 10.000 euro piuttosto che quaranta pensioni da 1.000.
La matematica non è un'opinione, e così, pure quando si tassa, chissenefrega se settemila euro (10.000-30%) bastano abbondantemente per il pane e il salame, mentre con settecento euro (1.000-30%) è praticamente impossibile arrivare alla fine del mese; per non parlare poi dei redditi occulti che, se tassati, potrebbero rendere infinitamente di più di quelli noti, ma chi te lo fa fare? Quelli noti sono lì, a portata di artiglio.
Però, matematica o non matematica, a questo punto se si volesse davvero invertire la tendenza per ripulire un po' il mondo e le coscienze, basterebbe già ragionare su quante famiglie di operai camperebbero con uno stipendio Marchionnico, o di impiegati con un reddito Berlusconico o con un vitalizio Amatesco.
Cominciamo dalla vetta, una volta tanto, giusto per provare l'effetto che fa, e può darsi perfino che, una volta tanto, non ci sia bisogno di arrivare alla solita base della piramide, costantemente raschiata.
Ora si dice che non c'è crescita anche a causa della contrazione dei consumi. Che ridere! (anzi, che piangere)
Dopo averli ridotti sul lastrico, si addossano ai poveracci le colpe di non avere più soldi da spendere.
Per tornare alla rivoluzione; io non dico di assegnare a Brunetta uno stipendio da travet (anche se se lo meriterebbe, non fosse altro per la inesistente produttività); né di mettere Silvio in condizioni di indigenza.
Ma se anche a questa bella gente toccasse rinunciare a qualcosa in proporzione ai sacrifici chiesti alla signora Cesira, o a Cipputi, non solo avremmo una società più giusta ma, sospetto, infinitamente meno povera.
Chiediamo, finalmente, dieci a un bidello solo dopo aver preteso mille dai Luchi Corderi o dai Marcegagli o da Le Russe.
Dice: ma perché tutta questa profumata elite dovrebbe tirare fuori soldi legittimamente guadagnati?
O bella! E Cipputi, allora? Che non ha rubato (nemmeno) lui?
E' l'emergenza, bellezza.
A noi lo dicono tutte le volte che ci spennano.