da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 25 gennaio 2011

furioso rabbioso

Ascoltando l'ultima indegna gazzarra televisiva provocata dal nostro ineffabile (caro Cetto Laqualunque, mi dispiace per te, ma sei stato superato), mi sono venuti in mente i versi del poeta Lodovico "Dirò D'Orlando in un medesmo tratto/ cosa non detta in prosa mai né in rima/ che per amor venne in furore e matto/ d'uom che sì saggio era stimato prima".
Vuoi vedere che l'Orlando Furioso costituisce un precedente letterario insigne al Silvio rabbioso?
No. La differenza sta enunciata negli ultimi versi trascritti; Orlando era stimato saggio, prima.
E, a ben vedere, il paladino perse la testa per una sola Angelica e non fu sorpreso mai a grufolare nel brago di molteplici tette e culi, cristiani e non.
In ogni modo ci sono le parole e i fatti, e qui il governo dell'insultare e del mentire cozza bruscamente contro il buon senso e le prove e le sue stesse azioni.
Non bastasse il problema giudiziario, ci sarebbe poi quello, enorme, etico, se qualcuno ancora afferra e digerisce questo vocabolo.
Come ha detto Zucconi, per esempio, con felice rappresentazione, chiunque si fosse presentato alla Casa Bianca accompagnato da Lelemora, probabilmente sarebbe finito a Guantanamo.
E che dire di un'altra a caso, la Santanche?
Una vera signora, con incarichi di governo, che deve aver frainteso il senso del motto in medio stat virtus.
Il paese, intanto, non migliora.
E a ogni secondo che passa con questi smandrappati al timone, mi brucia sempre di più la domanda: non è che, se non ce li scrolliamo di dosso, sarà perché ce li meritiamo?

martedì 18 gennaio 2011

La fidanzata

Gli operai della FIAT hanno accettato un accordo che li farà lavorare in condizioni peggiori.
L'hanno fatto perché l'alternativa era perderlo, il lavoro.
L'hanno fatto perché tutti; governo che faceva il tifo per la controparte, opposizione che si affannava a cercare giustificazioni, intellettuali e associazioni padronali, li hanno messi con le spalle al muro.
Soli.
Abbiamo un Paese senza pianificazione del lavoro, dell'istruzione, del welfare; senza futuro.
Navighiamo in balìa di una tempesta che sta cambiando il mondo intero, senza rotta, alla deriva.
E, in tutto questo, chi si dovrebbe occupare di progettare soluzioni; chi ci ricorda, ogni momento, di "rappresentare il popolo", che fa?
In tutto questo, chi dovrebbe governare, lancia un messaggio a reti unificate per dirci che ha la fidanzata.
In tutto questo, il Paese si interroga sulla identità della favorita.
Cercate dove volete: Benigni, Woody Allen, Albanese, non c' è satira o sarcasmo sufficiente a immaginare questa realtà, condita di Lelemora e Emiliofede.
Che cosa serve ancora perché un vecchio satiro straricco che si è comprato il potere e bevuto il cervello, circondato dall'interessato sostegno di persone che andrebbero subito a fondo se dovessero contare sulle proprie capacità e non sui suoi milioni, finalmente abbandoni la barra di questa bagnarola?
Sul serio la maggioranza degli Italiani pensa che le colpe siano di chi persegue i reati e non di chi li commette?
Sul serio questo paese è marcito così tanto in questi anni, da non saper più fare di meglio?
Un'ultima notazione per gli agnostici, quelli che alzano le spalle, scettici, forti della consueta minchiata: "Tanto sono tutti così".
Non è più possibile credere a una scusa tanto idiota.
Soltanto un cieco, un folle, potrebbe oggi ignorare il fatto che non sono mai stati tutti così.
Anzi, mai nessuno è stato così.
Ciampi non pagava minorenni, Prodi non faceva il bunga bunga, D'Alema non offriva case a una scuderia di puttane.
E se vogliamo andare più indietro, accomodatevi pure.
Non ne troverete uno che somigli a questi, che governano adesso solo un immenso postribolo.

domenica 16 gennaio 2011

comunicazione di servizio

Venerdì 4 Febbraio, al Teatro Hops di piazzetta Cambiaso, alle ore 18,30 ci saremo io, il mio romanzo DI SOLITO I PESCI NON MUOIONO ANNEGATI e alcuni amici sportivi illustri.
Chiunque fosse interessato è invitato e può documentarsi qui: http://www.liberodiscrivere.it/easyNews/NewsLeggi.asp?NewsID=811

credibilità

Marchionne ha vinto il referendum FIAT.
Tanto di cappello agli operai coraggiosi che hanno votato no per non cedere a un ricatto; nessuno avrebbe scommesso che fossero così numerosi.
Adesso possiamo tutti immaginare che le regole cambieranno anche per noi.
E' la prima volta che in Italia si accetta che un contratto esca dalle norme fino ad oggi condivise dalle parti sociali. Non sarà l'ultima, temo.
Non dovevano essere gli operai a rifiutare il nuovo sistema imposto; doveva essere la politica, governo ed opposizione, a prendere in mano una trattativa che vedeva le pretese di un padrone contrapposte non solo alla necessità di molte famiglie, ma anche a disposizioni che la politica aveva fin qui riconosciute come giuste e universali.
Invece sappiamo tutti come è andata. Gli operai (i più deboli) sono stati lasciati soli e chi doveva istituzionalmente fungere da arbitro ha fatto addirittura il tifo per il padrone.
Ora, la giustificazione alle pretese di Marchionne è che non si poteva fare altrimenti.
Forse è così.
Ma era lo stesso Marchionne, pochi anni fa, a dire che era inutile prendersela con gli operai perché il loro costo incideva sulla produzione solo per un 6/7 per cento (saranno così decisivi dieci minuti di pausa in meno?); era lo stesso Marchionne a sostenere che la ripresa dell'azienda doveva puntare su una serie di nuovi prodotti di cui non si è ancora vista l'ombra; è lo stesso Marchionne, soprattutto, a guadagnare cifre iperboliche anche in forza delle stock options, le azioni FIAT che detiene e che variano di prezzo indipendentemente dall'occupazione che FIAT garantisce, anzi, certe dichiarazioni e anche i licenziamenti, possono contribuire a far salire il titolo e, di conseguenza, a far guadagnare in un attimo a Marchionne milioni aggiuntivi.
Allora la questione è, ancora una volta, quella della credibilità.
Quel valore dimenticato per cui una persona è tanto più corretta e onorevole (so di adoperare termini arcaici) quanto più fa coincidere le sue parole alle sue opere; quel valore che rifugge come la peste i vari conflitti di interessi.
Marchionne non è credibile, ed è addirittura insultante, quando dichiara spudoratamente: "Io sono un metalmeccanico", dall'alto dei suoi milioni guadagnati a prescindere dai risultati aziendali.
Non è credibile la Gelmini, ministro della pubblica (per ora) istruzione, che parla di meritocrazia, esibendo tutta la sua arroganza, ed ha un curriculum di studi molto inferiore a quello di uno studente decente.
Non sono credibili i ministri legaioli che vorrebbero appartenere ad un'altra nazione.
Non è credibile il presidente del consiglio che spara, tra altre, la balla della nipote di Mubarak per obbligare la polizia a rilasciare una sua amica minorenne.
Ci sono purtroppo moltissimi altri esempi di come gli Italiani (la maggioranza di essi) sembrino vogliosi di vivere in un paese incredibile per tutti gli altri.
Incredibile nel senso di cui stavo dicendo: del tutto e colpevolmente mancante di credibilità.