da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 30 settembre 2014

Dov'eri? Quanto guadagni? Capra!

Renzi ha trovato il suo tormentone.
Non c'è microfono, negli ultimi tempi, a cui non affidi la sua domanda retorica rivolta ai sindacati, perfino (fa ridere) "col massimo rispetto".
La domanda è; quando si compiva ogni nefandezza sociale, tipo precariato, disoccupazione, abbassamento delle pensioni eccetera, tu, o sindacato, dove eri?
Sarebbe perfino facile rispondere: in piazza, o magari: a cercare di contrastare l'azione di un governo più o meno di destra, o ancora: a tentare di trattare piattaforme plausibili.
CGIL CISL E UIL, hanno tutte e tre la L di Lavoro nell'acronimo, sono associazioni di lavoratori e hanno quindi come ragione sociale la tutela dei diritti dei lavoratori. E quindi di che cosa si devono vergognare se trattano regole per una platea che la politica dovrebbe provare a incrementare?
Renzi queste cose le sa benissimo, come sa benissimo che gli errori (molti) del sindacato sono stati, generalmente, errori di difesa, visto che il sindacato non ha il potere di assumere l'iniziativa che compete alla politica e al governo.
E anche sulla tanto decantata "discriminazione" nel mondo del lavoro che tutela legalmente (orrore!) i lavoratori, c'è da dire che si può far meglio della parificazione togliendo tutele a chi le ha, semplicemente aumentando il numero dei lavoratori, mansione più politica che sindacale.
Del resto, a proposito di sindacato, ho visto il nostro Presidente del Consiglio molto più amichevole con Marchionne che con la Camusso, e questo con buona pace della sinistra mortammazzata.  
Tocca rassegnarci.
La sinistra di governo, oggi, non esiste, Renzi è, a voler essere ottimisti, un democristiano illuminato, ma è vero che non abbiamo di meglio, per ora.
Certo, mi piacerebbe che non abbracciasse Marchionne, che, evidentemente, sul sindacato la pensa come lui, ma non mi sembra abbia migliorato qualitativamente o quantitativamente la condizione del lavoro in FIAT, né che sia così impegnato nella ripresa economica del nostro Paese.
Certo, vorrei evitasse di assomigliare al Brunetta del leiquantoguadagna-leiquantoguadagna-lei quantoguadagna, o allo Sgarbi del capra-capra-capra.
Ma, evidentemente, voidoveravate-voidoveravate-voidoveravate, ha la stessa funzione di mantra diversivo, non significa niente, non chiede risposta, serve a eludere il problema della domanda vera.
A chi e a che cosa serve davvero, adesso, l'eliminazione di tutele per i lavoratori?   

lunedì 22 settembre 2014

brutti segni

Stavolta non mi ha convinto.
Renzi dice che l'articolo 18 si può superare e che il mondo del lavoro, in Italia, è rovinato da una sorta di apartheid e si scaglia contro i sindacati (CGIL) che, secondo lui, hanno sempre difeso i diritti di pochi lasciando i molti al loro destino.
Poi sembra che il tanto decantato job act dovrebbe prevedere di mantenere in vigore il diritto al reintegro per licenziamenti ingiusti per i lavoratori in servizio, e cancellare tale diritto, sostituito da un indennizzo, per i nuovi assunti.
Non mi pare un bel modo di eliminare l'apartheid.
E, per dirla tutta, il sindacato avrà senz'altro le sue colpe, ma non sono mai state le sigle sindacali a decidere le politiche del lavoro, quel potere l'hanno sempre avuto i politici, quindi, semmai, è più alla categoria dei Renzi che a quella delle Camusso che si può chiedere: "Dove eri quando si fabbricavano i precari?"
Renzi dice che non bisogna focalizzarsi solo sull'articolo 18, e Sacconi ci spiega che ci sono anche, nella riforma, il via libera al controllo a distanza dei lavoratori e all'obbligo di accettare mansioni  di livello ridotto. Peggio mi sento.
Forse il sindacato è rimasto indietro, ma raggiungere una parità di diritti, eliminando i diritti stessi non mi pare buona politica.
Lascio stare la bufala colossale che viene da Squinzi:"Colleghi imprenditori dicono che, dall'estero, non investono in Italia perché c'è l'articolo 18."
Mi pare invece interessante quello che Landini è riuscito a far dire a Ichino: "In caso di licenziamento è meglio che sia l'imprenditore, che conosce il suo settore, a giudicare se esso sia opportuno o no, più che un giudice esterno."
E certo, Ichino, chi meglio di Marchionne per giudicare se sono giusti i licenziamenti alla FIAT?
Come a dire, chi meglio di un ladro può stabilire se ha rubato? Nessuno conosce il suo mestiere meglio di lui.   
In realtà tutto questo odio verso un diritto dei lavoratori, di matrice destrorso-sacconiana, non ha ragion d'essere in una riforma che vuole tendere alla ripresa e all'occupazione.
Il nocciolo è che tutte le modifiche potenzialmente buone o accettabili, ventilate da Renzi sulla sua riforma, tipo la sistemazione degli ammortizzatori sociali o le tutele crescenti, non mi sembra abbiano bisogno del sacrificio dell'art. 18 per essere attuate.
E allora, dato che non da ieri e non da solo, sono convinto che questo diritto, se abolito, non porterà a un posto di lavoro in più, anzi, caso mai il contrario, a prezzo di un'altra serie di tensioni sociali di cui il Paese potrebbe fare sicuramente a meno, qualcuno mi può spiegare a chi deve pagare pegno il premier? Di nuovo all'Europa? O alle fetide alleanze nostrane? O è proprio che la sinistra, in Italia, per vincere deve farsi destra?