da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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giovedì 19 aprile 2018

auguri Eraldo


Da quando eravamo bambini, a bagno nella vasca della piscina Mario Massa, e sognavamo imprese sportive, quel nome strano ci suonava familiare, faceva parte del nostro minuscolo pantheon: vicino a Goffredo, appena imparato l’inno nazionale; a Mina che cantava le bolle blu ; a Nembo Kid e alla Coca Cola.
Come tutte queste consapevolezze, Eraldo Pizzo c’era. Prima di noi.
Cresciuti un po’, l’abbiamo visto fin troppo frequentemente, dato che la Pro Recco per noi era una sventura, e anche se, tolto il costume da bagno e indossati pantaloncini e maglietta, ci trasformavamo da atleti in erba in supporter scatenati, piccoli  epigoni di Jekyll e Hyde, e gli gridavamo ogni sorta di improperi dalle gradinate; pure, ogni tanto, ci coglieva una confusa inquietudine quando avvertivamo che alcune sue azioni sfuggivano il collocamento nell’universo ottuso del tifoso.  Potevamo urlare a perdifiato che l’arbitro (uno, allora) era venduto e cornuto, se gli fischiava un rigore o un’espulsione a favore (magari sacrosanti), ma quando Eraldo infilava il “sette” con un tiro da dieci metri, o pescava il compagno giusto, con un lancio millimetrico, lungo mezza vasca, capace di scavalcare la controfuga resa illeggibile dagli spruzzi di cinque coppie di siluri turbolenti, ci prendeva il dubbio che la colpa di tutto ciò andasse ricercata in uno smisurato talento.
Ci sono stati altri nostri campioni, di caratura mondiale, che ne hanno attraversato la carriera: Gianni De Magistris, Sandro Ghibellini, i compianti Marco Galli e Vincenzo D’Angelo, per citarne solo alcuni in ordine sparso, ma Eraldo Pizzo è rimasto sempre lì, in vetta, capace addirittura di vincere un campionato nel 1982, a quarantaquattro anni.
E solo chi sa di pallanuoto comprende il significato di una longevità del genere ai massimi livelli, per un giocatore di movimento, uno dei sei, per intenderci, che, in campo, devono nuotare avanti e indietro più velocemente possibile, solitamente a contatto con un atleta di almeno ottanta chili che cerca il contrasto, scambiando colpi più o meno proibiti durante l’esecuzione di gesti atletici complicati e faticosi.
Tutto ciò condito dall’imprescindibile intensità dell’allenamento quotidiano.
Io non ho mai avuto l’onore di giocare con o contro Eraldo in una partita ufficiale e, tuttavia, nove anni fa, sono stato lieto di cogliere l’opportunità fornita dalla presentazione di un mio romanzo, ambientato nel mondo della pallanuoto, per approfittare della sua disponibilità e scendere in acqua con lui a disputare una partitella tra vecchi amici; appuntamento a cui si è presentato con un fisico ancora capace di incutere rispetto e, incidentalmente, un goal da lontano.
Eraldo Pizzo compie ottant’anni il 21 Aprile.
La sua deve essere stata una buona congiunzione astrale, considerando che Superman, altrimenti detto “l’uomo d’acciaio”, è più anziano di soli tre giorni. E io mi sono reso conto da un po’ di essere diventato suo tifoso, perfino a mio dispetto, nello sport, e di esserlo, in modo assolutamente consapevole, nella vita.
E quindi auguri, Eraldo, dal profondo del cuore.