da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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mercoledì 28 luglio 2010

Profitto, profittatori e profittati

Marchionne ha ottenuto accordi peggiorativi per i lavoratori di Pomigliano.
Come era prevedibile, l'escalation (o de-escalation, a seconda dell'angolo visuale) non si ferma.
Il capofiat trasferisce importanti produzioni in Serbia, senza dire ne a ne ba preventivi a nessuno.
E, certamente, la "libertà d'impresa" significa anche questo: libertà di perseguire il massimo profitto possibile.
Dice Sergiocachemire che, se si vuole stare sul mercato, bisogna operare scelte dolorose.
Dolorose per chi?
Salta agli occhi di tutti che l'uomo dal maglione d'oro non avrà mai problemi di sopravvivenza, qualunque cosa accada. La stessa cosa non si può dire per i suoi operai.
Facciamo a capirci: da molto tempo ci siamo assuefatti al concetto che questa sia l'unica società possibile; una società dove è il profitto e non la politica a decidere le sorti della maggioranza degli individui.
Se il dio del capitale resta legittimamente il profitto ad ogni costo, è del tutto evidente che si allargherà sempre di più la forbice tra coloro che il profitto lo ottengono e coloro che, nel nome del profitto, vengono sacrificati.
Mi spiego meglio: il problema non è un Marchionne qualunque; il problema sono i Marchionne mondiali che, per tanti che siano, sono infinitamente meno dei Cipputi e di coloro che almeno Cipputi vorrebbero essere.
Se il Capitale, ispirato dalla ricerca del Profitto, dice che non si può far altro che limitare i diritti di una certa classe, che non c'è soluzione differente, ricordiamoci che lo schiavo è, per esso, la soluzione ideale; la meta a cui tendere.
Insomma, il Capitale, quando affama migliaia di lavoratori, non lo fa perché lui deve mangiare; ci dice che non c'è altra soluzione perché lui deve fare profitto.
C'è una bella differenza.
Un'altra cosa: se la tendenza rimane quella per cui ogni imprenditore è assolutamente libero di andare dietro al profitto dovunque, si produrrà, tra non molto, un' èlite di imprenditori che guadagneranno sempre di più in paesi magari diversi dai loro, impoverendo di più e in maggior numero le categorie più deboli nei paesi di origine.
Per fare un esempio pratico, se ogni imprenditore seguisse l'esempio di Marchionne, l'Italia sarebbe un paese di disoccupati, oppure di lavoratori al ribasso, con imprenditori sempre più ricchi.
Un cinico direbbe che così va il mondo, che bisogna adeguarsi.
I0 (e, per fortuna, anche qualcun altro, più in gamba di me) dico che dovrebbe essere la politica a bilanciare situazioni così evidentemente inique, a governare il sistema producendo regole che tengano sempre conto della necessità di difendere i più deboli.

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