da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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mercoledì 30 novembre 2011

cambiare il mondo

Mica roba da ridere.
Eppure mi pare che così non si vada da nessuna parte.
Sento che, tra i tanti sacrifici che ci toccherà sopportare, per l'ennesima volta, avremo un ritocco al nostro sistema pensionistico.
Premetto che conta, e parecchio, chi viene a chiederti i soldi.
Dieci euro sono sempre dieci euro, ma un conto è darli a un vecchio satiro che corre dietro alle ragazzine, un altro è affidarli a un rispettabile signore che li chiede per salvare la baracca di tutti noi.
Certo che ognuno può mentire ma, in questi casi, la parola chiave diventa "credibilità".
Detto questo, faccio mente locale.
Intanto qui non si tratta di dieci euro, ma di contrarre ulteriormente spazi vitali.
Ridurre ancora le pensioni, innalzare l'età pensionabile in nome di un preteso "patto tra generazioni" porterà di sicuro a un livellamento verso il basso, dove gli anziani rischiano letteralmente di vedere ridotta la loro aspettativa di vita, anche perché la sanità e il welfare in generale si assottigliano sempre più, e i giovani non avranno nemmeno il sostegno di quel poco che i loro padri riescono a utilizzare per aiutarli.
E così, se non cambia profondamente la nostra società (e non vedo come possa), il futuro ci consegnerà generazioni anziane e indigenti e giovani disoccupati e privi di punti di riferimento.
Lo so che in altra Europa le pensioni sono meno vantaggiose che da noi, ma in altri Paesi esiste una serie di correttivi sociali (sussidi di disoccupazione, aiuti alle famiglie, assistenza, salari mediamente più alti o minore disoccupazione giovanile) che sopperisce alle differenze pensionistiche.
Noi invece rischiamo di tenerci il peggio di tutto.
Come se ne esce?
Certo non da soli.
E' vero che, in Italia, malavita organizzata, fisco iniquo ed evasione fiscale, corruzione, consumano molte più risorse che altrove, ma è il sistema capitalistico che non funziona più; per lo meno, non per l'occidente.
Il libero mercato allarga sempre di più la forbice tra pochi ricchi e molti poveri e la depravazione del sistema fa sì che, da qualche anno, le agenzie di rating o i grandi investitori possano, con una parola in più o in meno, non sempre imparziale (sospetto quasi mai), decidere della sorte di milioni di persone, addirittura di porzioni di mondo.
Questa cosa va cambiata. Non so come, ma così non va.
E però è sempre più difficile intervenire sulle culture e sulle coscienze.
Esempio pratico: pochi giorni fa, nell'azienda in cui lavoro, si è scioperato. Si è scioperato perché cinquantadue lavoratori su cinquantacinque sono stati destinati ad un'altra società e ad un altro contratto, ambedue molto più incerti di quelli che hanno ora.
La nostra azienda sostiene che si tratti di un risparmio di costi. Peccato che i tre lavoratori salvati siano un dirigente e due direttivi, cioè quelli con lo stipendio più alto, e peccato che le attività curate dai cinquantadue lavoratori andranno appaltate, pagando ditte esterne.
Prima dello sciopero abbiamo fatto un'assemblea; francamente pensavo che non ci fosse molto da discutere sull'opportunità della lotta, vuoi per una questione etica, vuoi per una questione pratica; quello che accade oggi a cinquantadue persone, domani può capitare a ciascuno di noi.
Bene. Al momento di votare, una che non oso chiamare collega, una di quelle con un ruolo e uno stipendio un po' più alti, ha cercato di scappare.
Su precisa richiesta di espressione di voto ha detto che -ci doveva pensare.- Secondo voi, dopo averci pensato che cosa ha fatto?
Un altro, sempre di quelli che si sentono un po' più importanti, individuo di sani principi cristiani, determinati da lunga consuetudine con turiboli e tonache, ha fatto un sacco di domande intelligenti nell'ansiosa ricerca di una scusa "per non", poi ha votato a favore dello sciopero e non l'ha fatto.
Ma il terzo è stato il peggiore.
Un ragazzo giovane con cui ho spesso chiacchierato di solidarietà e di politica, trovandolo sempre sintonizzato sulla mia lunghezza d'onda.
Non è venuto all'assemblea e non ha scioperato né per i colleghi né per se stesso.
Mi domando che tipo di coscienza abbia questa gente, che tipo di uomini e di donne siano; quello che so è che non si faranno scrupolo di chiedere un aiuto quando ne avranno bisogno.
Mi domando se, finché esistono questi modi di pensare e di vivere, possiamo davvero sperare di cambiare qualche cosa per rendere il mondo migliore.
Credo che certi individui non lo meritino nemmeno, un mondo migliore, ma sono tenacemente e vergognosamente aggrappati alla nostra stessa barca e ci tocca remare anche per loro.


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