da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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giovedì 23 febbraio 2012

l'alfabeto del pirla

Sono io.
Il pirla.
Faccio la solita doverosa premessa: tra questo governo e il precedente ci sono distanze siderali; c'è intelligenza dove non ce n'era; serietà e credibilità dove mancavano; capacità di analisi e sintesi prima sconosciute.
Ciò detto, vado a fare i miei compiti.

F come Fornero.
La ministra mi fa venire in mente quella filastrocca per bambini "il coccodrillo come fa? Ta ta ta ta..."
Fa come lei. Piange appena mangiate in un rapidissimo boccone le pensioni dei pensionati e le speranze dei pensionandi.
E io, da buon pirla, ho creduto al suo dolore sincero, senza capire che lei, da buon coccodrillo, ha avuto soltanto una digestione difficile.
Tant'è che il ricordo dell'imbarazzo non le ha tuttavia impedito di accingersi a divorare l'articolo 18 e le tutele dei lavoratori, con o senza la loro disponibilità.
C'è da capirla, con tutta la buona volontà, è difficile che una gazzella sia disponibile all'invito a pranzo di un cocco.

S come Severino.
Sarà anche vero che con le sue tasse ci si paga un ospedale, ma se andiamo a prendere i suoi sette milioni lordi e li dividiamo tra duecentocinquanta operai, otterremmo un reddito annuo pro-capite di poco meno di trentamila euro lordi. Pagate le tasse, l'ospedale ci esce lo stesso con il contributo di tutti.
D'altra parte che cosa aveva detto quell'antico comunista, a proposito di ricchi, cammelli, e aghi?
Ma io sono un pirla, è solo demagogia di sinistra.

M come Monti.
Lo so, non rispetto l'ordine alfabetico, ma questo è l'alfabeto del pirla.
Il boss, dunque, è stato velocissimo a correre ai ripari scaricando il peso delle prime riforme emergenziali su lavoratori dipendenti e pensionati.
Il resto, diceva, verrà dopo, nel segno dell'equità.
Ci ho creduto, indovinate perché.
Ebbene, il dopo è arrivato e, mentre per le pensioni è bastato un batter d'occhio, le liberalizzazioni e l'ICI ecclesiastica (tanto per dirne due), paiono incontrare difficoltà molto difficili da superare.
Stavolta però non ho sentito nessuno dichiarare che il governo andrà avanti con o senza il consenso delle controparti.

V come Veltroni.
Date queste premesse, se è vero che Walter ha dichiarato che non si può lasciare il governo Monti alla destra, soltanto un pirla come me può aver creduto al suo discorso pre-elettorale di qualche secolo fa, quando lui era il candidato premier della sinistra.
Ma per la miseria, Walter! Ma questi, per bellini e presentabili che siano, ti pare che siano recuperabili alla causa della sinistra? A meno che tu non voglia cambiare causa...
Provo con una metafora.
Noi stiamo nuotando da decenni in un'acqua sozza e agitata (il sistema governato dall'amorale mercato), e questi ci danno una possibilità di rimanere a galla perché quest'acqua, lurida e tumultuosa, la conoscono benissimo e ci si sanno muovere in mezzo meglio di chiunque.
Quelli di prima, invece, indipendentemente dalle loro conoscenze fecali, ci avrebbero affogati volentieri per salvare solo se stessi.
Nè gli uni né gli altri, però, hanno in mente il barlume dell'idea di ripulire l'acqua e di costruire porti sicuri per piccole barche.
Per fare questo ci vorrebbe un po' di politica nobile e innovativa, che, per ora, pare un ossimoro.
E allora, cosa ne diresti, Walter, se ti dessimo retta e organizzassimo uno scambio: il governo Monti passa alla sinistra e tu ti accasi a destra.
Tutto sommato, forse, aiuterebbe, e il tuo sacrificio sarebbe meno pesante del loro.

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