da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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giovedì 26 marzo 2015

l'aria che tira

L'aria che tira è pessima.
Dappertutto, ma soprattutto nei posti di lavoro.
C'è un effetto collaterale della crisi che ci sta avvelenando la vita; con l'aiuto di una propaganda più o meno esplicita, quelli che fino a ieri erano considerati diritti inalienabili passano nella categoria dei privilegi.
Facciamo un esempio: uno stipendio da millecinquecento euro, con contributi regolarmente versati, che arriva puntualmente ogni mese, non è certo un reato, eppure quando  la maggior parte del paese vive nella precarietà, chi ha un trattamento del genere viene guardato con invidia, a volte con sospetto; non si dovrebbe lamentare, quasi che il livellamento verso il basso sia il traguardo da perseguire.
Quanti di noi si sono sentiti ripetere ultimamente dal capetto di turno di essere fortunati perché almeno possiedono un lavoro?
E' un'affermazione condivisibile solo perché nella società attuale qualcosa non funziona; nessuno che presta diligentemente  la sua opera a fronte di uno stipendio ruba.
Ma sull'allevamento di  questo complesso di colpa molte aziende basano la loro politica sindacale.
E così, sono troppi tre mesi di vacanze estive per gli studenti, quasi che i ragazzi fossero colpevoli di averle sempre fatte (magari lavorando per qualche periodo), è vergognoso desiderare di andare in pensione da vivi per godersi in pace gli ultimi anni dopo una vita di lavoro, le ferie andrebbero ridotte se i lavoratori avessero un po' di coscienza. Siamo tutti nella stessa barca, no?
No. Niente affatto. Anche se oggi è ritenuto un'eresia lo slogan che si scandiva non troppi anni fa: "lavorare meno per lavorare tutti", tuttavia ricordiamoci sempre che nella crisi molti si sono impoveriti e pochi si sono arricchiti.
I cavalieri della crisi sono quelli che godono i frutti della loro propaganda, quelli per cui noi dovremmo lavorare e produrre ancora di più ed essere tutelati ancora di meno, quelli che hanno tutto l'interesse a farci sentire inadeguati con le nostre pretese di vivere una vita serena e normale; aiutati dalla loro stampa, dalla loro politica, dal loro potere, sempre attenti a fomentare divisioni tra lavoratori e disoccupati, poveri e poverissimi, che si guardano in cagnesco per un tozzo di pane mentre loro stappano bottiglie di champagne. 
Sono quelli che, puntando a far crescere una maggioranza di disperati,  sperano di ottenere sempre più consenso popolare per togliere a tutti i componenti delle classi medie e basse i fastidiosi diritti residui, presentati come "privilegi" dai veri, spregevoli privilegiati.   

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