da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 13 marzo 2012

si chiude

Lavoro, dieci giorni e si chiude.
Mi piacerebbe essere Vauro o Ellekappa o un altro grande disegnatore perché il titolo di oggi di Repubblica è una magnifica didascalia.
Provo a descrivervi quello che disegnerei, e conto sull'immaginazione.
Una fabbrica. Con una saracinesca che la Fornero sta cercando di tirare giù oltre la metà, mentre la Camusso, vestita in tuta blu, cerca di infilarsi nel varco.
Nel frattempo, Angeletti e Bonanni fronteggiano una schiera di operai, allargando le braccia in un gesto di impotenza, e, dall'alto, su un monte, Bersani osserva da lontano.
La realtà è che la Fornero, in prossimità di una riforma che riguarderà soprattutto i lavoratori dipendenti che hanno i salari più bassi di Europa e sono stati velocemente già vessati da una riforma che ci porta a un'età di pensione tra le più alte d'Europa, si permette di parlare di privilegi da togliere.
Ora, capirei se stesse trattando di pensioni d'oro, di stipendi dei politici, di corporazioni, ma no; il nostro coccodrillo dalla lacrima digestiva si riferisce proprio agli ammortizzatori sociali, all'articolo 18, alle tutele rimaste ai soliti noti, insomma.
I quali soliti noti si dovrebbero pure sentire in colpa per la loro "fortuna".
E qual è dunque il sistema più rapido e redditizio per unificare? Non certo estendere i diritti a chi non li ha, ma toglierli a quelli che se li sono conquistati.
Sospetto che la Fornero, privilegiando un punto di vista strettamente mercantile, teorizzi che un ritorno alla schiavitù migliorerebbe di molto la crescita del Paese.
E allora l'equità è sempre più lontana, l'amoralità del mercato e l'impotenza della politica sono sempre più evidenti.
A questo punto, gettassero la maschera.
Governo tecnico di destra, spiccatamente orientato al mercato, con buona pace delle famiglie dei poveracci che si dovrebbero vergognare dell'anacronistico privilegio della sopravvivenza.
E buona notte all'equità.

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