da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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venerdì 22 luglio 2011

decennale del G8

Sono convinto che il G8 di Genova abbia rappresentato una bruttissima pagina per lo Stato e per alcuni componenti delle forze dell'ordine.
Sono sicuro, e la storia recente lo sta dimostrando, che la maggior parte delle istanze di quelli che, dieci anni fa, si chiamavano No Global, fosse sacrosanta; che il sistema sociale basato sul liberismo sia una bufala vergognosa e funzioni allargando continuamente la forbice tra i pochi, ricchi in maniera così smodata che la loro ricchezza diventa una colpa, e i tanti poveri che aumentano sempre più.
Ed è un fatto che le risorse del pianeta vadano tutelate e divise quanto più equamente possibile.
Ed è un fatto che ci vogliano regole per tutti.
Questi fatti corrispondevano alle richieste dei tanto vituperati No Global.
Ricordo che, in alcuni casi, erano state accolte con disprezzo o con irrisione.
Oggi il mondo, di fronte a numerosi fallimenti del sistema economico/sociale, si interroga sulle stesse questioni
Genova, durante il G8, non ha patito le conseguenze di giuste rivendicazioni; ha sofferto la violenza di gruppi estremisti al soldo di chissà quale bandiera, e la violenza di una repressione vigliacca.
La repressione, in particolare, è stata governata da una catena di comando di cui sarebbe interessante conoscere gli scopi.
Il fatto peggiore di tutti, però, la morte di un ragazzo di venti anni o giù di lì, meriterebbe almeno, a mio avviso, il rispetto di non essere strumentalizzato.
Di Carlo Giuliani ho molta compassione e, per la sua morte, il dispiacere che si può provare per un ragazzo che aveva poco più dell'età delle mie figlie allora; ma, detto questo, anch'io credo che non si debba farne un eroe né un martire.
Non si dovrebbe morire a vent'anni, mai; né per un incidente stradale, né per una malattia, né per uno sballo; nemmeno per un estintore brandito di fronte a un altro ragazzo che, probabilmente, non aveva l'addestramento sufficiente per essere spedito in quella piazza, dove ha ucciso, forse per la paura di essere colpito.
Credo che sia giustissimo accertare ogni responsabilità, a partire dalle più alte, capisco e condivido ogni reazione di due genitori che hanno perso un figlio in quell'inferno, ma, se davvero vogliamo lavorare contro ogni violenza non possiamo avere come simbolo un povero ragazzo che stava per lanciare un estintore a un poliziotto.
Carlo Giuliani possiamo amarlo, rispettarlo, possiamo essere addolorati per lui, perché c'è un'enorme differenza tra quel ragazzo morto e i poliziotti vivi della Diaz o quelli di Bolzaneto, a cui non va nessun rispetto né comprensione.
Ma forse dovremmo considerare l'ipotesi che la vicenda di Giuliani sia la storia tragica di un ragazzo che ha commesso uno sbaglio costato sicuramente molto di più di quel che avrebbe meritato di pagare.

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