da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

Translate

sabato 13 agosto 2011

Non siamo un Paese

La crisi che non c'era riesplode più forte e cattiva di prima.
E' vero che si tratta di un problema mondiale.
E io sono sempre più convinto che questo sistema vada cambiato, in qualche modo.
Il sistema, per intenderci, dove le società di rating, quelle stesse mischiate nel fallimento di alcune grandi società e nel tracollo di milioni di risparmiatori, decidono le sorti delle nazioni e dei popoli.
Noi, come ho già detto, nella tempesta abbiamo al comando capitani folli e inetti.
Sacconi (un nome che evoca grandi contenitori ed io so benissimo di che cosa) per risollevare le sorti del bene primario di ogni democrazia, la libertà, che si ottiene attraverso l'indipendenza data dal lavoro, pensa bene di allentare ancora un po' le tutele dei lavoratori, facilitandone il licenziamento.
Bella mossa per migliorare la situazione dei padroni!
Forse il nostro ministro ha un debole per il caporalato.
Lupi di fronte alla parola "patrimoniale" (leggasi: tassa applicata sui patrimoni, si immagina cospicui) reagisce come Dracula davanti al crocefisso e invece sostiene la necessità di "riformare" le pensioni e il welfare (leggasi: ulteriori tagli e riduzioni)
L'ineffabile Rutelli, invece, sembra più possibilista, a patto di non dirlo troppo in giro, perché altrimenti "i patrimoni scappano".
E noi? Noi senza patrimonio dove possiamo scappare?
Oppure, meglio, dove e come potremmo far scappare questa banda di farabutti che ci ha aperto falle enormi nello scafo e ora danza sul nostro naufragio, immaginando che non li toccherà?
Pensioni e lavoro: lì faranno man bassa.
L'Italia non è un Paese per vecchi, neanche per giovani.
E' un Paese per ricchi arroganti e mascalzoni, convinti di potersela cavare sempre e comunque, e di non sporcarsi nemmeno un po' con il loro fango, in piedi sulle nostre teste.

Nessun commento:

Posta un commento