da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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sabato 7 febbraio 2009

Facciamo qualcosa

L'ho sentito oggi.
Di solito cerco di evitare la sua faccia, ma mi è arrivata addosso dalla tv accesa.
Parlando di quello che sta accadendo a Udine, ha detto che sono in contrapposizione due culture: da una parte quella della libertà e della vita, e dall'altra quella dello statalismo e della morte.
Lui non ha vergogna né speranza di provarla, ma quelli che lo hanno votato? Quelli che ne condividono le imprese?
Ci sarà qualcuno ammorbato finalmente dalla puzza che emana questo ennesimo tentativo di politicizzare, per fini infinitamente più bassi, una vicenda umana?
Che cosa c'entra lo statalismo con una povera ragazza che sta morendo da anni e con i suoi poveri genitori?
Lui non sa cosa sia il rispetto, l'altruismo, la dignità, ma c'è qualcuno tra quelli che l'hanno votato, che prova un pochino di vergogna anche per lui?
Subito dopo, il Riccone, ha fatto la faccia seria e ha detto che non capisce come i medici, che devono salvare le vite, possano comportarsi così.
Peccato che tanto accorato richiamo alla deontologia professionale, sia stato completamente ribaltato e ridicolizzato dall' invito rivolto anch 'esso ai medici, dal suo governo, perché si trasformino in delatori dei loro pazienti.
Anonimi, niente paura...
Tra l'altro, questa bella pensata della denuncia dei clandestini malati, la dice lunga anche sull'intelligenza di chi l'ha proposta.
Perfino a voler essere cinici e incuranti dei fantasmi evocati da un governo che esorta a simili comportamenti, non si può non rimarcare che i malati eviterebbero le cure, e le malattie infettive (che non fanno distinzioni di razza e religione) sentitamente ringrazierebbero.
Si vede che il concetto di sicurezza, non comprende, per la nostra "elite", il concetto di sicurezza sanitaria.
Ma queste cose, è possibile che siano notate solo dalla minoranza degli elettori di questo paese?
E se la maggioranza è davvero ben contenta di tutto quello che è accaduto e sta accadendo all'etica e alla morale, convinta che vada bene essere comandati anche dal peggiore dei malandrini, basta che ci dia la sua ricetta per il successo, qual'è il futuro dei nostri figli? E cosa è, infine, "il successo"?
Rubare e farla franca? Diventare smodatamente ricco a prezzo di azioni illegali?
Dimenarsi davanti a una telecamera, più o meno vestiti? Evadere il fisco per comprarsi la barca?
Insomma, il successo per cui si deve lottare è quello che ti mette in cima alla piramide e che giustifica ogni azione compiuta per arrivarci?
Ma questo successo, compresi quelli che ne condividono le regole, somiglia a qualcosa di tristemente noto.
Si chiami mafia, o camorra.
Quella che ti fa dire che Don Ciccio è una brava persona perché ti dà lavoro, ti dà benessere, e chi se ne frega se ha delle bare seppellite in giardino.
Io spero vivamente che la minoranza di questo paese riesca ad aprire gli occhi o il cuore di almeno una parte di maggioranza e che riesca a farlo in tempo per cambiare strada.
Ma mi preoccupa un fatto: tra i tanti vilipendi alla democrazia, usciti da quella bocca, ho sentito, con le mie orecchie, difendere un mafioso, condannato per omicidio, l'ho sentito chiamare addirittura "eroe" perché non aveva parlato.
Questa enormità, ho pensato, in ogni Paese civile sarebbe sufficiente a squalificare a vita chi la pronunciasse pubblicamente, anche se fosse contrapposto al più inetto degli oppositori.
Pochi giorni dopo, invece, quella bocca, è diventata la bocca del nuovo presidente del consiglio.
Ma la speranza, è l'ultima a morire...

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