da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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martedì 19 febbraio 2013

Elezioni

Siamo alla vigilia del voto. E anche se non va di moda, io sono elettrizzato. E ottimista.
Elettrizzato perché forse abbiamo l'occasione di cominciare davvero a cambiare questo paese o, almeno, di eliminare alcune scorie; ottimista perché credo che sia difficile peggiorare la situazione presente.
Per sgomberare il campo da equivoci: sono uno di quelli che nella politca ci credono, e faccio distinzioni, prima,  tra politica e politici, e poi, tra politici e politici. -Sono tutti uguali- per me non esiste. Nessuno di noi è uguale a un altro e tanti di quelli che vorrebbero i politici indistintamente al rogo, li ho sentiti dire e li ho visti fare cose che mi fanno pensare solo all'invidia.
Detto questo vado a esaminare le coalizioni, dal peggio al meglio, secondo le mie valutazioni personali.
Peggio di tutte, a molte lunghezze dalle altre, Cialtron Escort e Bobo,
Dell'uno, non si sa più che dire in negativo. Zotico, contrario alle regole, arrogante, falso, l'unica sua caratteristica posseduta in quantità inimmaginabili su cui campa, politicamente parlando, è la faccia di bronzo.
Mente con una spudoratezza forse possibile solo nel nostro paese e con questo pubblico.
Maroni si dovrebbe vergognare di riflesso. Se non bastano le quote latte, il razzismo più o meno latente, la sciocchezza della voglia di uscire dall'euro, se non basta l'intercettazione di Orsi che dice, più o meno, che se non era per la Lega, col cavolo che stava lì dove sembra abbia distribuito tangenti prontamente giustificate  da Al Cerone, se non bastano gli scandali da cui Bobo sostiene di essere uscito a colpi di ramazza, c'è l'inganno evidente di chi si presenta con una coalizione guidata da un candidato fantasma e dice, dopo mesi di proclami contro il PDL, terminati, appunto, nella cialtronesca alleanza: "Berlusconi è il mio presidente preferito."
Bobo è sulle orme del suo mentore.   
Secondo, a partire dal basso, Beppe Grillo. Antidemocratico, settario, ricordo bene le arrabbiature del paladino della trasparenza, quando venne pubblicata la sua dichiarazione dei redditi sul tanto amato web; ricordo la sua posizione sullo ius soli, sui  fascisti, sulla mafia. Le spara grosse, e tutte sulla croce rossa. La sua è la politica-Pampero, quella che si può ascoltare nei peggiori bar di Caracas.
I grillini, per ora, sembrerebbero meglio. Ma non mi fido troppo.
Terzo Giannino. Ma sarà che gli economisti spocchiosi mi stanno antipatici e i giornalisti economici  che vogliono insegnare le regole del mercato, dando per scontato che si tratti di un gioco pulito,  ancora di più.
Quarto Ingroia. Non lo capisco. Non mi sembra abbia una gran preparazione politica, è piovuto nell'agone dall'oggi al domani, se non diventa parlamentare può tornare a fare il giudice, e questa non è una bella cosa.
Quinto Monti con il suo contorno di paraculi, di cui Casini è l'espressione principale.
Gli riconosco il merito di averci tirato fuori dai guai, e ancora un po' di onestà intellettuale, nel senso che forse crede davvero in quello che dice. Ma la sua ricetta per salvare il mondo se ne infischia degli effetti collaterali, rappresentati da operai, pensionati, lavoratori. Marchionne docet. 
Bersani uber alles. L'unico che non perda occasione per sostenere che la ricetta per uscire dalla crisi è il lavoro. L'unico che sembra avere i piedi per terra  e dosi massicce di buonsenso. L'unico che mi dà l'idea di pensare all'equità sociale.
Se devo dirla tutta, poi, io mi sento molto vicino a Nichi Vendola e spero che serva a sorvegliare e pungolare il nuovo governo senza cascare nei tragici errori della sinistra radicale del passato.
Speriamo di vincere e di vincere senza discussioni. 
Chissà che con Hollande in Francia e Bersani in Italia anche l'Europa non possa migliorare.

Se interessa: il mio nuovo romanzo è in dirittura d'arrivo. Si tratta della seconda avventura di Renzo Parodi e del fido Marotta. Sono a buon punto.

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