da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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sabato 14 gennaio 2012

Discesa ripida

Eccoci qui.
Standard & Poor's ha pronunciato la sua sentenza, manovrato la ghigliottina, e qualche milione di euro è rotolato nella polvere.
Ci giurerei che qualcuno è pronto a raccattarlo.
Mentre noi, come brave formichine, dovremo ricominciare da capo la fatica di Sisifo.
Sempre più stanchi e sempre più poveri.
Proprio questo è uno dei problemi del nostro sistema malato; lo penso da un po', ma oggi, purtroppo, l'evidenza balza agli occhi.
L'opinione di un pugno di persone decide la sorte di milioni di altre, addirittura la sorte delle Nazioni.
Ma non era, casualmente, Standard & Poor's che certificava la bontà di Lehman pochi giorni prima che andasse a gambe all'aria generando un disastro finanziario?
E le agenzie di rating americane non erano coinvolte negli scandali di qualche anno fa, conniventi con grandi crack come quello di Enron?
E Fitch? Agenzia francese che, poco tempo fa, riteneva la Francia indenne da un possibile ribasso della valutazione?
E' sano tutto questo? E' democratico?
E' il mercato.
Bé, allora, forse dobbiamo decidere, una vota per tutte, che il mercato non è una cosa buona, né pulita.
Andatevi a rileggere il celebre discorso sul PIL che fece Bob Kennedy, tre mesi prima di essere ucciso.
Era il 1968.
Da allora, quelle riflessioni, quelle teorie, hanno perso a vantaggio di altre, molto più radicali, che ci hanno portato fin qui, a un passo dall'abisso, e forse oltre.
Il libero mercato si è talmente "evoluto" che oggi bastano poche parole a movimentare molti miliardi in poche tasche.
Non facciamoci ingannare, il "sentiment" non ha proprio niente a che fare con i sentimenti.
Bisogna cambiare tutto questo, se vogliamo che i nostri figli abbiano un futuro che non sia di selvaggia prevaricazione del più ricco, del più furbo, del più potente.
Non so come si possa fare, ma temo che senza un'alternativa, i padroni dei mercati continueranno a disporre delle nostre vite, senza dover giustificare le loro scelte, né convincerci della loro onestà.

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