da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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lunedì 13 ottobre 2014

alluvione

Genova è di nuovo immersa nel fango.
Le persone colpite che riusciranno a risollevarsi, forse saranno meno della volta scorsa; perdere tutto per due volte in tre anni è una prova davvero al limite della resistenza umana, forse oltre.
Dopo il fango, sale, inevitabile, un'altra alluvione di rabbia.
Ho letto un bellissimo pezzo di Maggiani, autore che non sempre condivido, e che, secondo me, questa volta ci ha preso in pieno.
Lui dice che siamo tutti responsabili, perché siamo stati tutti zitti quando, anni, e forse decenni or sono, si preparavano le condizioni per i disastri di oggi.
Io me le ricordo le previsioni di scienziati che, trent'anni fa, cercavano di indurre i governi a prendere misure opportune prima che si verificassero condizioni climatiche estreme quali piogge torrenziali accompagnate da desertificazioni e una generalizzata mutazione meteorologica provocata dalla sconsideratezza dell'uomo. 
Alcuni altri scienziati contestarono quelle teorie, ma adesso, mi pare che i fatti dimostrino tragicamente dove stava la ragione.
Ora bisognerebbe quindi riflettere con una freddezza che certamente non si può pretendere dalle persone più direttamente coinvolte, e, fronteggiata l'emergenza, assegnati i risarcimenti,  avviare un processo serio di prevenzione che non si attuerà dall'oggi al domani, ma dovrà durare anni, tenendo conto, soprattutto, del fatto che le condizioni del territorio di oggi non sono più quelle di trenta o cinquanta anni fa, e intervenire con vista lunga, cercando di prevedere quel che potrà ancora accadere da qui ad altri cinquanta anni.
Ma su questo processo dovremmo vigilare tutti, evitando, se possibile, l'atteggiamento rivelato da quel che ho sentito dire in una discussione sull'opportunità delle procedure di allerta,  non più tardi di giovedì scorso, in ufficio:"Eh, adesso, bastano due gocce d'acqua per chiudere tutto. In Comune lo fanno solo per pararsi il culo." 
Così come bisognerebbe evitare la vera paraculaggine alla Renzi, che oggi tuona contro la burocrazia, ma risulterebbe avvertito a Marzo da una lettera di Burlando sulla necessità impellente di sbloccare i fondi destinati ai lavori di messa in sicurezza di Bisagno e Fereggiano.
Bisogna stare attenti tutti e sorvegliare, rassegnandosi al fatto che le condizioni di insicurezza ormai esistono endemiche in una città che ha coperto il suo torrente negli anni trenta, quando pioveva in maniera molto diversa da adesso, e da allora ha costruito in modo disordinato, cementificando le sue alture, appena a ridosso del mare, da dove l'acqua precipita in un attimo con forza dirompente.
Il sindaco Doria era a teatro quando l'acqua è uscita dagli argini, ma nessuno aveva previsto per tempo quel che sarebbe successo, e se qualcuno l'avesse previsto, chissà quanti Genovesi avrebbero accolto i suoi provvedimenti restrittivi con il commento "Belìn! Bastano due gocce d'acqua e il sindaco si para il culo..."
Al di là di ogni polemica, credo che sia ancora difficile prevedere se le gocce d'acqua saranno due o duemila miliardi di miliardi, su duecento metri o due chilometri quadrati, in dieci minuti o in una nottata, e allora, meglio sempre non rischiare. Meglio sempre prepararsi al peggio e, nel frattempo, collaborare affinché il peggio non abbia a ripetersi. 

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