da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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mercoledì 7 maggio 2014

meritocrazia

Ci sono parole che diventano di moda, o che usiamo così tanto da credere di conoscere bene ogni implicazione di ciò che descrivono.
Meritocrazia sembrerebbe un termine positivo. Ci manca, e la invochiamo spesso a far da opposto a un sistema che privilegia clientelismi e raccomandazioni.
Però.
Però se io fossi titolare di una ditta di pompe funebri e avessi alle mie dipendenze un pluriomicida, dovrei di sicuro fargli fare carriera per gli indubbi meriti vantabili nei confronti dell'azienda.
Certo, è un paradosso.
E allora, un consulente finanziario in grado di far guadagnare milioni alla sua società vendendo titoli spazzatura forse non potrebbe vantare meriti nei confronti di quest'ultima?
E un manager che licenzia facendo salire le quotazioni dell'azienda committente i tagli, non opera in maniera meritevole ai suoi occhi?
Potremmo continuare all'infinito, scoprendo che certe parole non vanno gridate come proclami perché non sono, da sole, il simbolo di alcunché; esse hanno bisogno di descrivere sostanza e appoggiarsi a valori.
"Meritocrazia" è perfino una parola negativa se non si definisce prima e senza equivoci o infingimenti il concetto di "merito", se non si appoggia a un'etica condivisa e favorevole all'essere piuttosto che all'avere. 

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