da ognuno secondo le sue possibilità, a ognuno secondo i suoi bisogni (Karl Marx)

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venerdì 19 giugno 2009

odio è una parola grossa

va bene che viviamo in un periodo culturalmente pessimo e inzeppato di disvalori, ma le parole dovrebbero mantenere un significato e chi ha incarichi istituzionali dovrebbe conoscerlo e rispettarlo.
Bondi, purtroppo ministro, purtroppo della cultura (prova vivente di quanto affermo nella prima riga), scrive una lettera a Repubblica, in cui parla di -odio nei suoi confronti-
Ora: io detesto Bondi, disprezzo Gasparri, trovo riprovevole Castelli, sgradevole Brunetta, presuntuoso e arrogante Tremonti, biasimo Berlusconi, mal sopporto Calderoli, e via discorrendo.
Ma l'odio no.
L'odio è una cosa troppo grossa che molti di noi, grazie al cielo, non hanno mai sperimentato e non sperimenteranno mai nella loro vita.
L'odio è un' emozione che forse si può provare in guerra, per uno stupro, per una violenza gratuita e reiterata, per una spaventosa ingiustizia.
L'odio sconvolge, consuma. Per odio si uccide.
Io non riesco a immaginare il direttore di Repubblica che infierisce con una mazza sulla zucca pelata del cucciolo di Berlusca o sullo stesso Napoleone Bausciaparte.
Forse quello sarebbe odio.
Ma questi quattro o cinque o cinquanta meschini, messi lì a catalizzare la meschinità di tanti che vorrebbero emularli, evidentemente l'odio non sanno neanche cosa sia.
Buon per loro.
Ma allora che non ne parlino o che ne parlino a ragion veduta, perché altrimenti, a forza di livellare e uniformare e appiattire e rimestare tutto nel minestrone di insulti e chiappe e tette e televisione e furfanterie varie, finisce che anche l'odio lo fanno diventare moneta corrente, lo sdoganano, lo legittimano.
Prima che ciò accada, io vorrei chiarire la mia posizione: non odio, fortunatamente, nessuno e credo che poche disgraziate persone conoscano davvero un sentimento del genere.
Vorrei solo che tutta questa razzaccia incolta e volgare si levasse dai piedi, anzi, meglio, vorrei che il mio Paese se li levasse dai piedi e facesse quel passo avanti che lo renderebbe migliore di loro.
Di mio, mi sento migliore dei citati e anche dei Ghedini, dei Borghezio, dei Capezzone e dei loro sodali e conosco un sacco di gente meglio di loro e di me.
Mi sento anche uno dei più intransigenti oppositori di questa gentucola. Eppure non li odio. Neanche la Brambilla. Neanche Sgarbi. Neanche Taormina o Previti, pensa un po'!
E se non li odio io, che pure li vedo come il fumo negli occhi, non li odia certo la Repubblica, l'Unità, il PD o Tonino Dipietro.
Voliamo più bassi.
Non si tratta di odio, solo di una comprensibile irritazione nel verificare che non siamo riusciti ad affidare i nostri destini a politici migliori di loro, nonostante il fatto che ad essere migliori di loro ci voglia così poco.

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